Siamo in un ristorante di Barcellona, nella primavera del 1928. Seduti a un tavolo ci sono Jules Rimet, avvocato francese amante del calcio e altri dirigenti.
Rimet, contemporaneo del barone De Coubertin, e da poco presidente della Fifa ha un’idea e la vuole discutere con altri colleghi. La sua idea, visionaria e allo stesso tempo romantica, cambierà per sempre la storia dello sport più seguito al mondo: in quel ristorante lungo la Rambla nascono i Mondiali di Calcio.
Qualche mese dopo, il 29 maggio, al congresso di Amsterdam, città che quell’anno ospiterà i Giochi Olimpici, il progetto verrà ufficializzato. L’anno è il 1930, il paese organizzatore sarà l’Uruguay, in quegli anni dominatore del calcio e campione olimpico nel 1924 e nel 1928.
L’orafo Abel Lafleur sarà l’incaricato a realizzare il trofeo e la vittoria alata sarà il simbolo del vincitore.
Ha inizio così la grande storia di quell’evento che ogni 4 anni tiene il mondo con il fiato sospeso, quell’evento che in quasi 90 anni di storia ha raccontato le gesta di campioni senza tempo.
Un racconto iniziato in un ristorante di Barcellona e per sempre legato al nome di Jules Rimet.