È durante le Olimpiadi di Berlino del 1936 ( quelle di Hitler e di Jessie Owens) che viene decisa la sede della terza edizione dei campionati mondiali di calcio: sarà la Francia nel Giugno del 1938 ad ospitare la manifestazione.
Il clima teso che si respira nel mondo coinvolge anche la corsa al mondiale: non partecipano l’Austria con il suo Wunderteam, che con l’Anschluss è stata annessa alla Germania, e la Spagna in cui è in corso una sanguinosa guerra civile.
Al mondiale partecipano 16 nazioni che arrivano da un percorso di qualificazioni al quale non partecipano, in quanto ammesse di diritto, la Francia, paese organizzatore e l’Italia campione in carica.
Per i curiosi delle statistiche segnaliamo la partecipazione delle Indie Olandesi, l’attuale Indonesia che si qualifica al mondiale senza giocare: dapprima si ritira il Giappone, in seguito, prima dello spareggio di Rotterdam con gli Stati Uniti, sono gli statunitensi a ritirarsi per motivi economici. E così gli ottavi mondiali propongono Ungheria-Indie Olandesi che finirà 6-0.
il clima attorno alla nazionale è rovente perché gli azzurri sono visti come una squadra che fa propaganda al Regime fascista. E l’esordio a Marsiglia dimostra tutto ciò: diecimila italiani antifascisti gremiscono lo stadio per tifare contro la propria nazionale e il saluto romano degli uomini di Vittorio Pozzo esaspera i toni ancora di più. Gianni Brera racconta così:
“fu una figuraccia. Dagli spalti di Marsiglia, non meno di diecimila antifascisti fischiavano spietatamente gli azzurri, colpevoli di vincere – male – per un regime antidemocratico…».
Gianni Brera
Tra gli altri ottavi va segnalata una delle partite più clamorose della storia dei mondiali: Brasile-Polonia. Finisce 6-5 per i carioca con tre gol di Leonidas e quattro di Wilimowski, altro calcio, altra epoca.
Ai quarti si preannuncia Francia-Italia e l’Italia si presenta in maglia nera. L’aspetto sportivo dice una cosa sola: l’Italia è più forte, in campo c’e un monumentale Silvio Piola e il risultato finale è 3-1. Alle semifinali si presentano Svezia, Ungheria, Brasile e Italia. E mentre l’Ungheria distrugge la Svezia con un roboante 5-1, i brasiliani, già all’epoca sicuri di essere i più forti, prenotano il viaggio per Parigi convinti che con l’Italia sarà una passeggiata. Il “Diamante Nero” Leônidas, uno dei più forti brasiliani di ogni tempo, viene lasciato a riposo per preservarlo per la finale di Parigi. Sappiamo come andrà a finire: segna Colaussi e raddoppia Meazza su rigore (calciato tenendosi i pantaloncini nei quali l’elastico si era rotto). L’Italia vince 2-1, la supponenza brasiliana viene eliminata e i biglietti del treno per Parigi già acquistati dai brasiliani vengono regalati agli azzurri.
E vince anche la finale contro l’Ungheria di Sárosi. L’Italia vince 4-2: segnano due volte Colaussi e due volte Piola. Il gol del 2-1 è un’azione spettacolare con tanti passaggi prima del siluro di Silvio Piola. E questa volta, nonostante il clima attorno all’Italia sia rovente, nonostante i venti di guerra siano sempre più forti, tutto lo stadio applaude questa magnifica nazionale che per la seconda volta consecutiva vince il campionato del mondo. Gli undici nomi sul tetto del mondo fanno parte della cultura calcistica italiana e fanno parte della storia di questo sport così bello e così popolare: OLIVIERI, FONI, RAVA, SERANTONI, ANDREOLO, LOCATELLI, BIAVATI, MEAZZA, PIOLA, FERRARI, COLAUSSI. E l’allenatore quel VITTORIO POZZO, torinese, amante del calcio che ha saputo tenere alto il nome dello sport anche in anni in cui le propagande politiche dominavano l’Europa.
Giampaolo Ormezzano lo descrive così:
“Vittorio Pozzo era riuscito a gestire la nazionale, che pure il regime voleva usare come strumento di propaganda, tenendola abbastanza lontano dalle pressioni e dalle tresche dei gerarchi. […] Pozzo non fu antifascista, né mai pretese di esserlo, ma non fu nemmeno banditore troppo strumentalizzato da parte del potere. […] Forse quello fu l’unico modo per evitare che la sua squadra diventasse la Nazionale di Mussolini”.
Giampaolo Ormezzano
Quel ciclo magico del calcio italiano ha un nome e quel nome è Vittorio Pozzo.
non è una storia propriamente del mondiale ma rappresenta il calcio in quegli anni che portano alla guerra.
Con Sindelar nasce il Wunderteam, ovvero la squadra delle meraviglie, quell’Austria capace di dominare in Europa agli inizi degli anni 30. Il 3 Aprile 1938 a Vienna si gioca Austria-Germania, ma non un‘Austria-Germania qualsiasi: è l’ultima partita della nazionale biancorossa e quel giorno si festeggia l’annessione alla Germania. Quel giorno Sindelar gioca una partita eccezionale e segna il gol del 2-1 che decreta la vittoria austriaca. Sfida la Germania in campo e poi la sfida fuori: a fine partita è previsto il saluto nazista. Ma quel braccio Sindelar non lo alza. Rifiuta di partecipare al mondiale con la maglia tedesca per un problema al ginocchio, ma probabilmente, anzi sicuramente, rifiuta perché non riconosce quella Germania. E sarà un rifiuto al calcio, ma anche alla vita: viene trovato suicida il 23 Gennaio del 1939 e il caso viene archiviato in pochi giorni.
Passerà poco più di un anno e la Germania invaderà la Polonia. Il calcio chiude, lo sport chiude. Lo spettacolo dello sport ripartirà in una Londra distrutta con i giochi Olimpici del 1948.
Per 10 anni non si parlerà più di imprese sportive, ma solo di morte e guerra.