Nel 1958 il campionato del mondo sbarca in Svezia. La sede viene decisa a Berna durante il mondiale del 1954. È fin da subito il mondiale delle grandi assenze: non si sono qualificate l’Italia, in un periodo di forte crisi calcistica, eliminata dall’Irlanda del Nord e l’Uruguay eliminato dal Paraguay. Quattro titoli del mondo su cinque sono fuori dalla massima competizione calcistica.
Si qualifica tra mille difficoltà la grande Ungheria che sta pagando la rivoluzione del 1956. È alla prima partecipazione l’URSS reduce dall’oro olimpico di Melbourne di cui racconteremo nelle righe successive una drammatica storia. Partecipa al gran completo il blocco britannico: Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord. E c’è il Brasile che con Vicente Feola pare aver trovato una squadra che dopo il dramma di 8 anni prima può competere per il titolo.
E così, l’8 giugno alle ore 14:00 al nuovo Råsundastadion di Stoccolma il mondiale ha il suo inizio: la Svezia guidata da Simonsson e Liedholm sconfigge 3-0 il Messico e fa capire al mondo che quella generazione è forte e può arrivare fino in fondo: è la Svezia di Simonsson e Liedholm, ma anche di Gren, Hamrin e Skoglund.
16 squadre divise in 4 gironi si giocano l’accesso ai quarti. Chi si fa notare per un gioco spettacolare è la Francia: 11 gol in tre partite e un attaccante, Just Fontaine che quando la tocca segna. Chiuderà con 13 gol, ancor oggi record durante un mondiale. Ai gironi vengono eliminate Ungheria e Inghilterra. Vince il girone invece il Brasile. Il 15 giugno a Göteborg si gioca Brasile e Russia: in questa partita forse nasce il Brasile del sogno collettivo. La nazionale verde oro viene da un pareggio 0-0 con l’Inghilterra che non è piaciuto a Feola e all’opinione pubblica e così in questa partita si cambia: fuori Altafini e Joel, dentro il 17enne Edson Arantes do Nascimento detto Pelè e Manoel Francisco Dos Santos detto Garrincha.
La storia racconta che il Brasile colpisce due pali e segna un gol con Vavá e in questi tre minuti i russi non la toccano mai. Inizia il calcio samba, inizia una nuova storia del calcio.
Ai quarti il Brasile elimina il Galles mentre la Svezia padrona di casa elimina la Russia. Passano alle semifinali anche Francia (con altra goleada) e Germania. Si preannunciano così due grandi semifinali: Svezia – Germania e Brasile -Francia. La Svezia va sotto con la Germania, ma ci pensano Skoglund, Gren e Hamrin a regalare un sogno al popolo gialloblù. E sarà il Brasile l’avversaria di Stoccolma, quel Brasile che a Göteborg ne rifila 5 alla Francia: segnano Pelè, Didi e Vavà nomi che stanno iniziando ad entrare nel mito del calcio.
Il 28 giugno il Råsundastadion è pieno, non entra più neppure uno spillo: la solidità svedese sfida l’estro e la magia brasiliana che sente finalmente vicino quel sogno che si è drammaticamente spento in una notte ormai lontana 8 anni al Maracanã.
Passano tre minuti e Liedholm fa esplodere un intero paese. Ma lo show sta solo per iniziare: Garrincha dribbla e crossa, Vavá segna, 1-1 al minuto 9. Garrincha dribbla e crossa, Vavá segna, 2-1 al minuto 32. E poi tocca a Pelè con uno dei gol più famosi della storia mondiale: stop di petto, pallonetto e tiro al volo, 3-1. Il mondo si inchina a questo nuovo fenomeno. C’è ancora spazio per Zagalo, Simonsson è ancora Pelè. Finisce 5-2.
Il popolo dove il calcio è religione può finalmente gridarlo: Campeao do mundo!
Grottesca e drammatica è la storia di Eduard Streltsov, un fenomeno che a metà degli anni 50 gioca con la Torpedo Mosca, la squadra della forza proletaria russa, squadra minore di Mosca che non può competere con CSKA (la squadra dell’esercito) e con la Dinamo (la squadra del KGB). Streltsov alle Olimpiadi di Melbourne del 1956 è assoluto protagonista: segna con la Germania e segna con la Bulgaria. Il suo tacco magico fa innamorare il mondo. Non gioca la finale perché tra gli infortunati c’é un giocatore della Torpedo e si gioca solo se tutti i compagni di reparto sono dello stesso club. E non giocando la finale non riceve la medaglia d’oro. Ma oltre al portiere Jascin, è Streltsov che con i suoi colpi di tacco e la sua classe sopraffina fa impazzire i russi.
Vuole accoppiare Streltsov con la figlia ma lui forse sotto effetto della vodka, dice che “ non avrebbe mai sposato quella scimmia”. E forse questa frase la pagherà per sempre.
La sua nazionale è in partenza per la Svezia, lui partecipa a una festa in una dacia di Mosca. È una notte di festa, di vodka, di fumo e di belle ragazze. Il giorno dopo viene arrestato per violenza sessuale. Gli viene chiesto di firmare un documento che gli permetterebbe di partecipare al mondiale: ma è un tranello. Streltsov ci casca e firma. Non andrà in Svezia, andrà in un gulag ai lavori forzati.
Finisce così la carriera ed anche la vita di Strelstov, tradito dalla vodka e da una frase di troppo. O forse tradito da quei segreti di quei regimi sovietici. E il calcio perde la grande occasione di vedere all’opera un talento di cui mai sapremo la reale grandezza.
7 anni dopo con Breznev riceve la grazia e torna a Mosca. E torna a giocare a calcio con la Torpedo, la squadra che l’ha lanciato e non l’ha dimenticato, ma il suo fisico ormai è debilitato e a 33 anni si ritira. Muore poi per un tumore nel 1990. Una storia triste, grottesca e maledetta.
Si chiude così il mondiale del 1958, inizia l’epopea di una squadra e di un popolo che vive di calcio. Da quel momento il Brasile sarà sempre per tutti la terra del calcio, la terra di una squadra meravigliosa.
E quella squadra sarà per tutto il popolo brasiliano sinonimo di gioia, di vittoria e sarà la rinascita dopo l’indimenticabile è drammatico choc del 1950.
Per tutti gli appassionati di calcio del mondo invece quella squadra sarà una poesia da imparare a memoria, una poesia che fa più o meno così…GILMAR DJALMA SANTOS NILTON SANTOS ZITO BELLINI ORLANDO GARRINCHA DIDI VAVÁ PELÈ ZAGALO