È il Messico ad ospitare la nona edizione dei mondiali, un’edizione che si preannuncia storica per tanti motivi: è la prima trasmessa con televisioni a colori, è la prima che vedrà l’uso dei cartellini gialli e rossi (l’idea venne ad Aston, l’arbitro di Cile-Italia, davanti a un semaforo) ed è la prima dopo quel 1968 che cambiò il mondo e in cui anche lo sport fu protagonista: Indimenticabile fu quel pugno nero alzato nel cielo di Città del Messico durante i giochi del 1968 da Tommie Smith e John Carlos, un messaggio al mondo di una drammatica forza.
Tutte le squadra che hanno già vinto un mondiale sono presenti e le grandi scuole europee e sudamericane portano il loro calcio: il Brasile parte favorito e attende la consacrazione finale di Pelè, maltrattato nel mondiale inglese. L’Italia dopo la vergogna Corea è ripartita da zero vincendo l’Europeo del 1968: l’estro di Rivera e Mazzola e l’eccezionale dote realizzativa di Gigi Riva, che in quell’anno ha fatto un miracolo col Cagliari campione d’Italia, sono il fiore all’occhiello di una squadra giovane ma con già tanti successi internazionali nei club.
Il 31 maggio davanti ai 107 mila dello Stadio Azteca il mondiale ha inizio con Messico e Urss, brutta partita, brutto 0-0. Entrambe le squadre però non avranno problemi a superare il turno nel girone che vede anche il Belgio e la debuttante El Salvador.
Nel gruppo 2 invece l’Italia con il più che minimo sforzo vince il girone: 1-0 con la Svezia con gol di Domenghini e poi due 0-0 con Uruguay e Israele. Brutte partite, ma massimo risultato ottenuto.
Tutto facile anche per Brasile e Inghilterra nel gruppo 3 ed è proprio nella partita tra le due squadre giocata a Guadalajara che il mondo assiste a quella che è la parata più bella della storia del calcio: Jairzinho vola sulla destra e crossa, Pelè colpisce di testa con molta violenza. Sembra gol, ma Gordon Banks vola da un palo all’altro e con il pugno alza il pallone sopra la traversa, la parata impossibile.
Alla fine il Brasile vince 1-0 e con Pelè, Gerson, Tostao e Rivelino mostra sprazzi di calcio spettacolo. Tutto da pronostico anche nel gruppo D dove Germania e Perù raggiungono senza problemi i quarti di finale.
Se i gironi eliminatori hanno mostrato un calcio poco spettacolare, dovuto anche alla fatica dell’altura, dai quarti in poi la musica cambia. Mentre l’Uruguay elimina l’URSS solo a pochi minuti dal termine, il Brasile effettua il suo primo show contro il Perù: 4-2 con reti di Rivelino, Tostao e Jairzinho. A Leon va in scena la vendetta tedesca contro i campioni in carica inglesi: l’Inghilterra va avanti 2-0, ma la Germania che quattro anni prima ha iniziato la sua storia di piazzamenti tra le prime quattro, prima pareggia, poi vince ai supplementari vendicando quel gol – non gol di Hurst. All’Italia toccano i padroni di casa nella bollente e alta Toluca. Il Messico va in vantaggio, ma poi gli azzurri prima con Domenghini, poi con Riva e Rivera chiudono 4-1 finendo con più ossigeno dei padroni di casa. Rivera in questa partita entra al 46° minuto posto di Mazzola, una staffetta che farà parte della storia del calcio italiano. Alle semifinali ci sono quindi le migliori quattro e tre di loro hanno già due mondiali alle spalle: il regolamento dice che la prima squadra che vincerà tre edizioni si porterà a casa la Coppa Rimet, quella coppa ideata nel lontano 1928 da un fabbro parigino.
Clodoaldo, Jairzinho e Rivelino si prendono la rivincita su quel Maracanazo che ancora ricorda momenti tragici del calcio brasiliano: dal 1958 il Brasile domina il calcio mondiale ma forse quella del 1970 è la squadra più forte, più completa e più imbattibile della storia della Seleçao. Italia-Germania a Città del Messico, non è una partita, è una storia, un‘epopea, un racconto di vita della nostra nazione, una leggenda irripetibile per questo unica. La racconteremo dopo. Qui vi diciamo solo che finisce col seguente punteggio: Italia 4 – Germania Ovest 3 e che la FIFA ha definito questa come “la partita del secolo”. Brasile-Italia si contendono quindi non solo il mondiale, ma anche la definitiva consegna della Coppa Rimet. Vince il Brasile, più forte, più compatto e con una fantasia senza eguali.
La finale vede comunque un’Italia indomita, forse stanca dalla semifinale storica con la Germania ma che comunque rimane in partita fino a metà del secondo tempo. Al gol di Pelè, risponde Boninsegna; poi nel secondo tempo si scatena la fantasia brasiliana e Gerson, Jairzinho e Carlos Alberto portano la Rimet a Rio de Janeiro. Finisce 4-1. Sarebbe stata un’altra partita senza quella semifinale leggendaria con la Germania? Forse, non ne abbiamo le prove ma quel Brasile era davvero forte
Il 17 giugno 1970 è uno di quei giorni che lo sport non dimentica. A Città del Messico, in un caldo pomeriggio, Italia e Germania Ovest si giocano la semifinale dei Campionati del Mondo. In Italia è tarda sera e tutti sono davanti alla televisione perché 32 anni dopo l’Italia si gioca il sogno di una finale mondiale. Vale la pena ricordare i 22 che quel giorno scrivono la storia. Per l’Italia Albertosi, Burgnich, Facchetti, Cera, Rosato, Bertini, Mazzola, De Sisti, Domenghini, Boninsegna, Riva; per la Germania Maier, Vogts, Paske, Schulz, Schnellinger, Beckenbauer, Overath, Grabowski, Seeler, Muller, Löhr.
Passano 8 minuti e l’Italia segna, 1-0. La partita è brutta, ma va bene così. Le testate giornalistiche sono pronte a celebrare l’accesso in finale e la forza difensiva di questa squadra; gli italiani sono pronti ad esultare ed ad andare a letto visto che ormai è mezzanotte e il giorno dopo si lavora. Non è una partita da ricordare, o meglio non sembra lo sia. A pochi secondi dalla fine succede l’impensabile: Schnellinger che ormai si sta avviando verso gli spogliatoi trova la deviazione vincente, 1-1 e primo e unico gol del terzino tedesco.
E qui gli dei del calcio decidono che da questo momento in poi Italia-Germania non sarà più la stessa cosa, qui gli dei del calcio decidono che questa notte deve fare la storia di questo sport.
Supplementari. E dopo 4 minuti con una difesa azzurra ancora sotto shock ne approfitta Gerd Muller, Italia-Germania 1-2. Passano 4 minuti, e Tarcisio Burgnich, non proprio un terzino col vizio del gol, trova la conclusione vincente: Italia-Germania 2-2. Manca un minuto alla conclusione del primo tempo supplementare ed è il momento di Rombo di Tuono, Gigi Riva, azione straordinaria e gol: Italia-Germania 3-2. Secondo tempo supplementare con un eroico Beckenbauer in campo con la spalla lussata. Dopo cinque minuti da un calcio d’angolo tedesco nasce il gol di Muller con errore difensivo di quel Rivera troppo fermo al palo. Ricky Albertosi si avvicina a Rivera e sicuramente non gli dice cose piacevoli: Italia-Germania 3-3.
Finisce così, l’Italia è in finale, la leggenda è stata scritta, per sempre. In Italia ormai è l’una di notte, il giorno dopo si lavora, ma non ha importanza, questa è una notte in cui essere orgogliosi di essere italiani. E gli Italiani escono: clacson, bandiere, gioia, lacrime.
E mentre il mondo saluta il Messico, il Brasile si porta a casa la Rimet e Pelè viene consacrato a giocatore più forte del mondo, il testimone passa alla Germania che ospiterà l’edizione del 1974, tutta l’Italia sportiva non dimenticherà mai quella pagina scritta la notte del 17 giugno 1970