Di assegnare il mondiale all’Argentina se ne parla dalla fine degli anni 50, quando a sorpresa il torneo venne affidato al Cile. Nel 1964 poi Messico e Argentina si candidarono per l’edizione del 1970: vinse il Messico ma si decise con largo anticipo che l’Argentina avrebbe ospitato il Mundial 1978. Tanti anni tra la decisione e la data dell’evento, anni che cambiarono per sempre la storia dell’Argentina e portarono a una delle edizioni più discusse della storia del mondiale.
Milioni di argentini nel 1973 attesero il ritorno dell’esilio di Juan Domingo Perón all’aeroporto di Buenos Aires e milioni piansero alla sua morte l’anno successivo.
Il potere fu così preso da Isabelita che era anche a capo dell’organizzazione mondiale con forti investimenti. Fu il 1976 l’anno che cambiò la storia: il colpo di stato di Jorge Varela portò alla dittatura Varelista, fatta di persecuzioni, repressioni e terrore.
In questo clima nasce il Mondiale di calcio, un eccezionale strumento di propaganda per il potere di Varela, la rappresentazione di un popolo felice, l’esaltazione di una dittatura.

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Il regime repressivo non si fermò con i mondiali, anzi aumentò: c’era solo un momento nel quale le torture avevano una pausa e i voli della morte non partivano per lanciare nell’oceano giovani desaparecidos e quei momenti erano le partite della nazionale, quando trenta milioni di cuori si fermavano. E forse nell’ESMA, il principale centro di detenzione e di morte, a poche centinaia di metri dallo Stadio Monumental, potevano sentire in diretta i boati del popolo argentino ai gol di Kempes e Bertoni. C’erano poi le madri de Plaza De Mayo, mamme di quei giovani spariti nel nulla e anche per loro il mondiale fu uno strumento per comunicare al mondo cosa stava succedendo. Una testimonianza che racconta tanto di quel mondiale in quell’Argentina è di Marco Tardelli:
“noi vivevamo in una bolla, in una gabbia dorata ben separata dalla realtà. […] Poi, un giorno, mentre andavo all’allenamento, ho incrociato lo sguardo di un uomo con un bambino sulle spalle, forse erano padre e figlio: la folla intorno a loro si sbracciava per salutarci, per avere un autografo. Loro, invece, erano fermi, composti. Non ho mai dimenticato la tristezza di quegli occhi. È stata quella l’unica volta che in Argentina ho percepito il dolore della gente.»
Marco Tardelli
In questo contesto storico ecco il mondiale. Il formato è quello di quattro anni prima e tra le favorite ci sono senza dubbio, il Brasile, la splendida Olanda e l’Argentina padrona di casa. Il mondiale inizia l’1 Giugno e come tradizione, Germania Ovest e Polonia chiudono sullo 0-0. Germania e Polonia passeranno il turno senza particolari problemi. C’è grande attesa nel girone 1 con i padroni di casa dell’Argentina e l’Italia: entrambe vincono le sfide iniziali con Francia e Ungheria e si giocano il primo posto nell’ultima giornata. L’Italia segna con Bettega, vince e convince e manda l’Argentina nel girone di Rosario con il Brasile.

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Intanto nel girone 3 lo stesso Brasile e l’Austria di Schachner e Krankl eliminano Spagna e Svezia mentre nel girone 4 il più bel Perù di sempre, guidato dal fenomenale Teófilo Cubillas, vince davanti all’Olanda.
L’Olanda, una delle grandi favorite del Mondiale, non presenta Johann Crujff, forse per un infortunio, forse per la sua avversione al regime che regnava in Argentina.
Chi ha sorpreso nel primo girone è l’Italia, da tutti vista ora come una possibile favorita. Il CT Enzo Bearzot aveva puntato su un gruppo di giovani e su due solidi blocchi: il blocco Juve con Zoff, Gentile, Scirea, Tardelli e Bettega e il blocco Torino con Zaccarelli, Pulici, Pecci e Graziani. Tra gli altri non si può non citare Paolo Rossi, eroe di Spagna 82.
Il torneo ora prevede due gironi da 4 con vincente in finale. Nel girone tutto Europeo Olanda e Italia arrivano al terzo e decisivo match a pari punti con una vittoria e un pareggio, la differenza reti però premia gli Orange che hanno sconfitto l’Austria 5-1, mentre l’Italia con l’Austria ha vinto solo 1-0. All’Olanda basta un punto per andar in finale a meno che non arrivi una goleada tedesca (che non arriva). L’autorete di Brandts fa sognare gli italiani che a fine primo tempo sono in finale; ma nella ripresa due conclusioni da fuori area dello stesso Brandts e di Haan portano gli Orange al Monumental.
Il girone di Rosario invece è quello più discusso della storia mondiale. Nelle prime due giornate Brasile e Argentina vincono le loro partite con Polonia e Perù mentre tra loro ne esce un brutto e rissoso pareggio 0-0. L’ultima giornata non si gioca in contemporanea e gioca prima il Brasile, aspetto che favorisce clamorosamente i bianco celesti. Il Brasile a Mendoza vince una partita vera è combattuta contro la Polonia di Lato. Ora l’Argentina sa quanti gol deve fare per superare il Brasile in differenza reti. Ma di fronte c’è il bellissimo Perù che in questi anni sta sorprendendo il mondo. Il risultato di questa partita è noto, Argentina-Perù 6-0, ma ne parleremo dopo.
Argentina e Olanda si giocano quindi il mondiale, per l’Olanda la seconda volta consecutiva e la seconda volta contro i padroni di casa che mai come in questa edizione non possono perdere.
L’Argentina è una squadra solida allenata da Luis Cesar Menotti, El Flaco, che nel 1973 ha portato il piccolo Huracan sul tetto d’Argentina. La sua ideologia politica non rispecchia il regime ma Varela lo tiene saldo al suo posto. La nazionale si presenta con rinunce importanti, in primis quella di Jorge Carrascosa in pieno contrasto con il regime, poi quella di un certo Diego Armando Maradona, una grande speranza del Boca e del calcio Argentino.
Ma campioni ce ne sono, tre nomi su tutti: Daniel Passerella, El Caudillo leader in campo e forse uno dei più forti liberi della storia, Osvaldo Ardiles e Mario Kempes, unico a giocare in Europa.

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Le pressioni su questa squadra sono tante, devono vincere, anche se tutti sono all’oscuro di ciò che sta accadendo nel proprio paese. E la vittoria di questa nazionale darebbe lustro alla dittatura e gioia a un popolo che vive di calcio. Al Monumental di Buenos Aires quella notte la Junta è presente al gran completo, con Videla in prima fila pronto a consegnare la coppa. E in tutto il paese c’è il popolo argentino che quella notte vuole festeggiare.
Davanti alla tv vittime e carnefici, nessun aereo della morte vola sopra l’oceano quella notte, anche le madri di Plaza de Mayo sognano il titolo di quella nazione che ha fatto sparire i propri figli, i poteri assoluti e a volte incomprensibili del calcio.
La partita è vibrante, rissosa e l’arbitro italiano Gonnella non la sa tenere in pugno. Dopo 38 minuti segna Kempes, ma a dieci minuti dal termine Nanninga pareggia e fa calare il silenzio in tutta l’Argentina. Al minuto 90 l’episodio che può cambiare la storia del mondiale, ma forse anche dei calciatori e della dittatura argentina: Rensembrink ha il pallone della vittoria ma il suo tiro finisce clamorosamente sul palo e si va ai supplementari.
E qui il sogno argentino prende forma: Mario Kempes e Daniel Bertoni segnano quei gol che portano l’Albiceleste sul tetto del mondo.

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Per l’Olanda la seconda beffa consecutiva: una squadra così bella che rimane senza mondiale. Per una notte intanto il popolo Argentina festeggia con orgoglio l’Argentinidad. Per una notte dal cielo volano coriandoli biancazzurri e non giovani uccisi e da dimenticare. Il calcio racconta una pagina bella e drammatica, forse la pagina sportiva più legata alla storia di una nazione
LA STORIA DEL MONDIALE: LA MARMELADA PERUANA
È stata la partita più discussa della storia dei mondiali. Argentina-Perù a Rosario, la marmelada Peruana. Il Brasile nel pomeriggio aveva vinto 3-1 con la Polonia, l’Argentina doveva vincere con quattro reti di scarto. Di fronte il Perù di Teófilo Cubillas.
In porta con il Perù c’è un peruviano nato in Argentina, nato a Rosario, Ramón Quiroga con un passato come portiere del Rosario Central.
La notte precedente la sorveglianza presso l’hotel dove alloggiavano i peruviani fu allentata e tifosi argentini disturbarono tutta la notte il sonno peruviano. Il giorno della partita il tragitto tra hotel e stadio dalla normale durata di dieci minuti, durò due ore e fu circondato da urla e lanci di ogni tipo. Ma non finisce qui.
Negli spogliatoi entrambe le formazioni ricevettero due visite importanti: Jorge Videla e il segretario di stato americano Henry Kissinger.
E poi la partita in un clima incandescente e con 25 milioni di argentini che spingono la loro squadra. Il Perù parte all’attacco e ha due occasioni per portarsi in vantaggio, ma iniziano presto i macroscopici errori difensivi di Quiroga e compagni: il primo tempo finisce 2-0 con reti di Kempes e Tarantini. Il secondo tempo il Perù sparisce dal campo e l’Argentina dilaga: ancora Kempes, due volte Luque e Houseman portano l’Argentina in finale.
Anni dopo Quiroga conferma la combinesi parla anche di un regalo di un milione di tonnellate di grano al Perù, si parla di un credito di cinquanta mila dollari, si parla di soldi che arrivano dai Narco colombiani.
Per chi ama il calcio rimane solo il ricordo di una delle partite più discusse della storia Mundial, Argentina-Perù 6-0, la Marmelada Peruana
Si chiude così uno dei mondiali più discussi, il mondiale che forse più di altri si è intersecato con la politica e la storia.
È il mondiale che l’Argentina doveva vincere e ha vinto, ma questo non deve cancellare la forza di una squadra piena di campioni e con un genio in panchina.
Per un mese il calcio allontana un popolo da quel dramma silenzioso che sta vivendo e forse indirettamente il calcio denuncia al mondo cosa sta accadendo in quella terra lontana. E un nuovo fenomeno intanto si sta affacciando nel calcio argentino e il suo nome è Diego Armando Maradona, un nome che otto anni dopo farà nuovamente sognare un popolo. 1978, Argentina Campeon