Se c’è un mondiale a cui viene associato un nome e uno solo è sicuramente Messico 1986 e il nome è quello di Diego Armando Maradona.
Il mondiale viene inizialmente affidato alla Colombia che però, in un momento di forte crisi economica, deve rinunciare. Nel 1983 è quindi il Messico, che ha già ospitato i mondiali del 1970, a prendere in mano l’organizzazione dell’evento. Le difficoltà sono tante, ma il governo e tutto il popolo messicano vogliono farsi trovare pronti. Il 19 settembre 1985 una tragedia sconvolge il Messico: la terra trema e causa morte e distruzione. Migliaia di morti, trecentomila senzatetto, un milione senza lavoro, ma gli stadi costruiti nel 1970 resistono e l’organizzazione dell’evento può continuare.
Partecipano 24 squadre, cambia ancora il regolamento: dopo il primo turno a gironi si passa direttamente agli ottavi di finale con il passaggio anche delle 4 migliori terze. Due novità assolute: l’Iraq e il Canada che non lasceranno il segno nella manifestazione.
Il 31 maggio 1986 nel mitico Stadio Azteca inizia la corsa al titolo ottenuto 4 anni prima dall’Italia. Per l’Italia sono stati anni difficili: la nazionale ha fallito la qualificazione a Euro 1984 con sconfitte umilianti con Svezia e Cecoslovacchia e pareggio con Cipro. Sul CT mondiale Bearzot piovono critiche per un ricambio generazionale che non c’è. E in Messico l’Italia ci va da campione in carica, ma non da favorita.
La partita inaugurale è tra Italia e Bulgaria: l’Italia gioca bene soprattutto grazie a Di Gennaro, Galderisi e De Napoli. Segna Altobelli ma a cinque minuti dalla fine pareggia Sirakov. La maledizione della partita inaugurale colpisce anche l’Italia: 1-1. Con l’Argentina sarà un brutto 1-1 con il famoso errore di Giovanni Galli su tiro di Maradona; il 3-2 con la Corea del Sud qualifica l’Italia agli ottavi. Si qualificano Argentina come prima, Italia come seconda e Bulgaria come terza.
Il Messico sospinto dai centomila dell’Azteca vince il girone B; non hanno problemi Brasile e Spagna nel gruppo D. Tre squadre sorprendono in questa fase a gironi. Il Marocco, vincitore del gruppo F grazie a un 3-1 sul Portogallo e a due pareggi con Polonia e Inghilterra; l’URSS guidata dal trio Protassov, Belanov e Zavarov che distrugge l’Ungheria di Detari 6-0 e vince il girone a punteggio pieno davanti alla Francia; e infine una splendida Danimarca che vince il Gruppo E sconfiggendo Scozia, Uruguay per 6-1 (la più bella partita della storia danese) e la Germania 2-0.
Si chiude agli ottavi la storia dell’Italia di Bearzot: troppa Francia per questa piccola Italia. Platini, Stopyra, Fernández, Tigana sono solo alcuni di quella nazionale francese campione a Euro 84 e che in Messico vuole arrivare sul tetto del mondo: a Città del Messico non c’è partita, 2-0 Francia.
Passano il turno senza problemi Brasile e Inghilterra con una doppietta di Gary Lineker; serve invece un gol di Matthäus al l’ultimo minuto alla Germania per eliminare il Marocco. L’Argentina, con gol del leccese Pasculli (cos’era il campionato italiano in quegli anni), sconfigge l’Uruguay in un nervosissimo derby del Mar de la Plata. Escono le rivelazioni dei gironi: la Danimarca va in vantaggio con la Spagna ma poi si scatena Butragueno e finisce 5-1; all’Urss invece non basta una tripletta di Belanov contro il Belgio che grazie a Scifo e Ceulemans vince 4-3 ai supplementari. Una nota a parte la merita l’ottavo disputato all’Azteca tra Messico e Bulgaria.
Si diceva che il mondiale del Messico è legato al nome di Maradona: dai quarti in poi sarà Maradona show. All’Azteca si gioca Argentina-Inghilterra, una storia nella storia, una pagina che intreccia calcio, storia, rivalità, mano e magia: è la storia di questo mondiale che racconteremo poi. Finisce 2-1, doppietta di Maradona.
Gli altri tre quarti finiscono tutti ai rigori. In Francia-Brasile sbagliano gli dei: sbaglia Zico a pochi minuti dalla fine, sbagliano Platini e Sócrates ai rigori, ma infine sbaglia Julio César e segna Fernández e la Francia vola in semifinale dopo una bellissima partita. Finisce 0-0 invece il quarto tra Messico e Germania ma ai rigori i messicani sbagliano troppo forse bloccati dalla tensione di un appuntamento con la storia. E’ 1-1 tra Belgio e Spagna ma l’errore di Eloi e la parata del mito Pfaff condannano la Spagna: il brutto Belgio del girone è in semifinale.
Germania e Francia si ritrovano in semifinale 4 anni dopo e questa volta la Germania vince senza discussioni: Brehme e Voeller per un 2-0 che porta i tedeschi ancora in finale. Non è spettacolare la Germania, ma è solida e forte e ha giocatori come Littbarski, Allofs e Matthäus che possono decidere le partite. La seconda semifinale è equilibrata nel primo tempo con l’Argentina che fa gioco e il Belgio catenacciaro di Guy Thys ad attendere, ma quando Maradona decide che è la sua ora, la partita cambia: altra doppietta, altri due gol da fantacalcio, 2-0 Argentina.
Il 29 giugno a Città del Messico sono quindi Argentina e Germania Ovest a contendersi il mondiale davanti a 114 mila spettatori. Albiceleste contro i panzer bianchi (per l’occasione in verde). Beckenbauer mette Matthäus su Maradona, mossa vincente perché Diego non trova spazi. L’Argentina è una squadra senza campioni, ma con un collettivo collaudato a supporto di un fenomeno e un allenatore, Carlos Bilardo, dalla gran intelligenza tattica.
In una partita bloccata è un colpo di testa di Brown a sbloccare il match verso la fine del primo tempo. A inizio ripresa una grande azione argentina è chiusa da un diagonale a giro chirurgico di Jorge Valdano: 2-0 e partita finita, se non ci fossero i tedeschi. Mentre i messicani stanno festeggiando la vittoria argentina in soli cinque minuti la Germania pareggia: Voeller e Rummenigge su due calci d’angolo portano il risultato sul 2-2 a dieci minuti dalla fine.
L’Argentina è campione del mondo, a Buenos Aires e in tutto il paese si scatena la festa, Diego Armando Maradona alza la coppa più bella.
Argentina-Inghilterra non sarà mai una partita come le altre, non lo sarà mai dopo il quarto del 1966, l’espulsione di Rattin, l’arbitraggio a senso unico pro Inghilterra, non lo sarà mai dopo l’appellativo “Animals“ dato dagli Inglesi.
Nel 1982 l’Argentina è in piena crisi economica e in un forte clima di contestazione civile: invadere e riconquistare le Falklands può aiutare la rinascita di un sentimento nazionalista. La guerra dura pochi mesi e la vince l’Inghilterra e la rivalità tra i due paesi cresce.
In questo contesto il quarto di finale di Città del Messico è una partita di calcio, ma è anche storia del mondo e storia di due popoli legati in modo indissolubile al calcio: gli inglesi sono i maestri, in Argentina il calcio è religione ed anche fuga dalla povertà. Per gli Argentini è la rivincita delle Falklands, una partita che non possono perdere.
E in una partita così storica, dai forti significati, il genio del calcio Diego Armando Maradona decide di scrivere una pagina indimenticabile di sport.
Il primo tempo si chiude 0-0, la partita non è bella, molto tattica, molto nervosa. L’Argentina fa la partita, l’Inghilterra attende. Ma a inizio secondo tempo i tre minuti che segnano la storia e il confine tra il Maradona umano e il Maradona divino. Al minuto 51 su cross dopo una tentata triangolazione Maradona-Valdano, la palla si alza a campanile verso Shilton. Maradona si getta sulla palla e con la mano supera il portiere inglese tra le polemiche rabbiose dei bianchi.
È un gol magico, unico, irripetibile in una partita così importante: Argentina – Inghilterra 2-0. Segnerà poi Lineker, ma non basta, le isole Falklands sono vendicate, il sogno argentino può continuare, Maradona può entrare per sempre a sedersi tra gli dei del calcio.
Il calcio saluta il Messico e da l’appuntamento ai mondiali del 1990. Sarà un’Italia in pieno boom economico a organizzarli, sará il mondiale delle notti magiche. E l’ultima immagine messicana è con lui, Diego Armando Maradona, che alza la Coppa del Mondo sotto il cielo di Città del Messico