Italia 90 è un racconto forte ed emozionante perché rappresenta il primo mondiale vissuto interamente dalla nostra generazione. Il mondiale viene assegnato nel 1984 e l’Italia lo ospita nel pieno di un boom economico forse unico.
È un inizio estate in cui l’Italia si ferma, in cui i tricolori sventolano ovunque, in cui la mascotte CIAO è presente in ogni angolo. La gente è felice, è ricca, l’Italia è il centro del mondo.
E lo è anche calcisticamente parlando: nel mese di Maggio il Milan ha vinto la Coppa Campioni, la Sampdoria la Coppa delle Coppe e la Juventus la Coppa Uefa. I migliori calciatori del mondo sono in Italia e l’Italia è l’ovvia favorita del mondiale. Dodici città ospitano il mondiale, da nord a sud: tutto il paese abbraccia il mondo in quest’estate unica per il nostro paese. Sono Roma, Firenze, Napoli, Bari, Torino, Genova, Milano, Bologna, Verona, Udine, Cagliari e Palermo. E la sigla mondiale della Rai ripercorre questo viaggio attraverso il bel paese, tra le bellezze artistiche che tutto il mondo ci invidia.
Partecipano 24 squadre: all’esordio la Costarica di Medford e gli Emirati Arabi Uniti. E anche in quest’edizione il calcio intreccia la storia che in questi anni sta cambiando il mondo per sempre. È la prima volta della Germania dopo la caduta del muro di Berlino del novembre 1989: la Germania Ovest si è qualificata, la Germania Est no, ma ha una storia da raccontare. La DDR con Sammer, Doll e Kirsten è squadra forte e il 15 novembre va in Austria, con un pareggio è mondiale. Il 09 novembre il muro cade: la squadra va lo stesso a Vienna, ma la testa è altrove e finisce 3-0. È la prima volta della Romania del dopo Ceasescu, in quella che è l’inizio di una generazione di fenomeni rumena con Hagi, Lacatus, Dumitrescu e Popescu. È l’ultima volta della grande Jugoslavia, una squadra ricca di campioni quali Stojkovic, Savicevic e Susic: chissà quante storie avrebbe potuto scrivere
L’8 giugno gli occhi del mondo sono a San Siro: inizia il mondiale italiano tra l’emozione di noi ragazzini. E inizia con quella canzone diventata l’emblema di quelle notti e di forse tutte quelle notti estive che ogni quattro anni segnano la storia dello sport ma anche la storia personale.
Si, anche personali, perché c’è il mondiale durante gli esami di quinta elementare, c’è il mondiale durante la maturità, c’è il mondiale del primo amore e del primo figlio: il mondiale racconta le nostre vite. Gianna Nannini ed Edoardo Bennato ci raccontano quel sogno che comincia da bambini e che ci porta sempre più lontano.
È il mondiale inizia con il botto: il Camerun di Nkono, Oman Biyik e Roger Milla sconfigge 1-0 l’Argentina, inizia il mito dei leoni indomabili a Italia 90. L’Argentina si qualifica lo stesso come terza, dietro Camerun e Romania. Il 9 giugno è il giorno dell’esordio dell’Italia: quando la Rai si collega con l’Olimpico di Roma finalmente capiamo cosa significa il mondiale in Italia. Lo stadio è pieno, il numero di tricolori è impressionante, il tifo è indimenticabile. L’Italia attacca, ma non segna: Vicini toglie Carnevale e inserisce Schillaci e dopo due minuti Totò fa 1-0: l’Olimpico esplode, la passione contagia tutti.
L’Italia vince anche con USA e Cecoslovacchia e vince il girone. Il gruppo C lo vince il Brasile davanti alla sorpresa Costarica che elimina Scozia e Svezia; passano Germania, Jugoslavia e Colombia nel gruppo D, Spagna, Belgio e Uruguay nel gruppo E. Il gruppo F è quello della paura: Inghilterra, Olanda ed Irlanda portano con se il timore di hooligans e violenze. Si gioca nelle isole, Cagliari e Palermo e lo spettacolo è davvero di basso livello: 5 pareggi su 6 partite, passano tutte e tre le favorite.
Negli ottavi l’Italia rimane a Roma, vince e convince. La difesa con Bergomi, Baresi, Ferri, Maldini e De Agostini è insuperabile, il centrocampo con Giannini, De Napoli e Donadoni unisce solidità e fantasia e l’attacco con Baggio al posto di Vialli infortunato e Schillaci in stato di grazia promette gol e vittorie. Finisce 2-0 con l’Uruguay con reti di Schillaci e Aldo Serena.
Si gioca a San Siro un ottavo affascinante: da una parte la Germania degli interisti Klinsmann, Matthäus e Brehme, dall’altra l’Olanda dei milanisti Gullit, Rjikaard e Van Basten, un derby nel derby. Lo vince la Germania al termine di una partita maschia e fallosa. A Torino si gioca Brasile -Argentina, il Brasile domina, l’Argentina vince con Maradona che pesca Caniggia: sono ancora lacrime brasiliane mentre la brutta Argentina di Bilardo continua la sua corsa. Passano anche Inghilterra con Belgio e Cecoslovacchia con Costarica; l’Eire supera ai rigori la Romania in una delle partite più brutte del mondiale. A Verona è un super gol di Stojkovic a portare la Jugoslavia ai quarti, mentre la rivelazione Camerun supera la Colombia con doppietta di Nonno Milla e papera di Higuita.
Non è un mondiale spettacolare, ma è il nostro mondiale, il mondiale italiano. Nei quarti troviamo l’Eire: la sblocca Schillaci, altro 1-0 e l’Italia è in semifinale con un paese intero che impazzisce davanti agli occhi spiritati di Totò Schillaci e all’eleganza in panchina di Azeglio Vicini. Totò Schillaci partito per essere la riserva di Vialli sta diventando l’eroe di una nazione che nei suoi occhi intravede il sogno mondiale: sarà capocannoniere ma forse sognava altro.
La Jugoslavia domina l’Argentina ma la partita va ai rigori e qui l’Argentina scopre che il portiere di riserva Goicoechea, subentrato al posto di Pumpido, para i rigori e ne para tanti. Mentre la Germania supera la Cecoslovacchia, il più bel quarto di finale si gioca a Napoli tra Camerun e Inghilterra: gli inglesi chiudono il primo tempo 1-0 ma uno spettacolare uno-due di Ekeke e Kunde porta il Camerun a un passo dalle semifinali. Sarà poi una doppietta di Lineker a portare i leoni in semifinale.
Per la semifinale l’Italia abbandona Roma, il magico calore di una capitale che si è stretta attorno agli azzurri: si va a Napoli, contro l’Argentina e contro quel Maradona che in quella città ha fatto sognare la gente. Gli azzurri non hanno l’accoglienza di Roma, ma poi quando la partita inizia tutta Napoli è con gli azzurri.
Schillaci segna quasi subito, sembra fatta, ma a metà secondo tempo Olarticoechea pesca Caniggia, Zenga esce a vuoto, 1-1. L’Italia si spegne, impaurita e forse un po’ stanca e i rigori sono la conseguenza. Tutti sappiamo come va a finire, Goicoechea para, Donadoni e Serena sbagliano: il sogno è finito.
Il mondiale continua, la Germania supera l’Inghilterra ai rigori e la finale è la stessa di quattro anni prima. Germania-Argentina è forse la finale più brutta della storia: inizia con i fischi verso Maradona, continua con una partita fallosa e senza emozioni, finisce con un rigore inesistente a cinque minuti dalla fine che regala alla Germania il terzo Mondiale e lascia un popolo intero tra tristezza e rimpianti
La storia di questo mondiale, sicuramente non spettacolare, è uno striscione, uno striscione che si legge allo stadio San Nicola la sera della finale per il terzo posto tra Italia e Inghilterra. È una frase che racconta in poche parole il sogno di una nazione che ama il calcio e di quei ragazzini che quell’anno hanno avuto la fortuna di vivere un mondiale in casa.
Tutti i mondiali all’inizio rappresentano un sogno, ogni paese sogna di essere un mese dopo sul tetto del mondo e se quel mondiale lo giochi in casa, allora quel desiderio è ancora più grande.
Per noi è stato così, per noi che in quell’anno facevamo gli esami di quinta elementare, quel mese rimarrà sempre Italia 90 e il ricordo delle bandiere in ogni strada e in ogni angolo resteranno nel nostro cuore. E il grazie va a quella squadra ma anche alla fortuna di aver vissuto quel mese. Lo sguardo severo e orgoglioso di Vicini, gli occhi sbarrati di Schillaci, le giocate di Baggio, l’eleganza di Giannini, le folate di Donadoni, la regia difensiva di Baresi, la tuta della Diadora che forse tanti di noi custodiscono ancora nelle case, la sigla della Rai e il programma Notti Mondiali, le bandiere dell’Olimpico, le piazze in festa ad ogni vittoria, i discorsi al mercato o al bar tutti sul mondiale e le lacrime di quel 3 luglio, lacrime tristi per un sogno finito.
1 Comment
Un articolo stupendo, che sicuramente commuove 🙂