La ginnastica ritmica, sport di eleganza, leggiadria, bellezza, emozione, ma anche di sudore, sacrifici, allenamenti, pianti. Le ore in palestra non si contano, gli esercizi non finiscono mai perchè con i nastri, con i cerchi e con le palle devi essere semplicemente perfetto.
Ed è la storia della prima medaglia olimpica della storia italiana di questo sport.
Sei ragazze giovani, belle e con costumi luccicanti iniziano la finale con l’esercizio con i cinque nastri rossi: l’esercizio è perfetto e il secondo posto dietro alla Russia è ipotecato. Ma c’è spazio per un secondo esercizio che emoziona e commuove il pubblico del Galatsi Hall:
Per l’Italia è la prima medaglia olimpica, per queste sei ragazze un sogno che diventa realtá. E sono i sogni di sei ragazze giovani partite da diverse parti d’Italia per raggiungere Desio e lì allenarsi lontano da casa, lontano dalle famiglie. Sono partite da Chieti, da Velletri, da Trescore Balneario, da Como, da Roma e da Giovinazzo per rincorrere i propri sogni ed ora quel sogno lo stanno vivendo. E lo stanno vivendo le loro famiglie che ora possono piangere di gioia per vedere le figlie lì, sul podio, con la corona d’alloro.
Il giorno dopo Giovanni Arpino, giornalista del Secolo XIX, le definisce “Farfalle” ed il mito può aver inizio.
Guardare la ritmica è sempre una sorpresa perché ci si chiede: ma come fanno a fare quelle coreografie con nastri, con palle, con cerchi?
Ma non solo: è anche la sintonia che nasce nel gruppo, il vivere assieme, il sentirsi ognuna come elemento unico di una squadra. È lo stare assieme sette giorni su sette, diventare compagne e poi amiche. C’è anche questo in questa splendida storia italiana
È la storia di Elisa Blanchi, Fabrizia D’Ottavio, Marinella Falca, Daniela Masseroni, Elisa Santoni e Laura Vernizzi. Ed è la storia di chi ha allenato le nostre farfalle in quell’Olimpiade, Emanuela Maccarani.
Per continuare a sognare i giochi si deve sottoporre a un intervento chirurgico: lei ci crede, non molla vince la sua partita e la sua Olimpiade.