In questi ultimi anni, a farla da padrone nei grandi schermi di tutto il mondo ci sono gli eroi Marvel. Tra tutti, quello senza dubbio più carismatico e dai poteri più grandi è Thor. Liberamente riadattato dalle tradizioni mitologiche nordeuropee, il Thor cinematografico è alto, biondo, muscoloso e dotato di una forza sovrumana alla quale nessuno riesce a tenere testa.
Tuttavia, qualche decennio fa, anche lo sport – precisamente il rugby –
Come l’eroe dei fumetti, il giovane rugbista neozelandese era alto, biondo, muscoloso e dotato di forza e di una velocità alle quali nessun avversario riesce a tenere testa.
Nel rugby, fin dagli anni 80, le nazioni dell’emisfero australe avevano proposto all’International Board di organizzare la Rugby World Cup; ma l’opposizione delle Home Union britanniche aveva sempre posticipato la nascita dell’evento. Finalmente, nel 1987, tutto ha inizio.
La Nuova Zelanda è, allora come adesso, universalmente riconosciuta come un paese dove il rugby raggiunge vette di eccellenza. Non a caso, è proprio la terra degli All Blacks – assieme alla vicina Australia – ad ospitare questa prima edizione della Rugby World Cup.
Le due nazioni ospitanti – anche a causa del divieto imposto al Sudafrica per i tristi motivi legati all’Apartheid – sono tra l’altro anche le due favorite per la vittoria finale. L’Australia concede però punti importanti nei momenti finali dei match cruciali e non mantiene le aspettative, mentre la Nuova Zelanda dimostra invece appieno tutto il suo valore.
Il risultato tuttavia non stupisce affatto, i neozelandesi sono una squadra formata da moltissimi campioni e, quasi a dimostrare ancor di più la loro supremazia, da quel momento inanellano una serie di 23 partite consecutive senza sconfitte. In pratica, dominano le scena mondiale dal 87 al 90.
Il nativo di Auckland è una vera e propria macchina da punti. Nel Mondiale che l’ha visto trionfare è – assieme al compagno Craig Green – top try scorer con 6 mete. Inoltre, volendo limitarci alla sola nazionale, grazie alle 63 presenze riesce a realizzare 35 mete (che diventano 67 se si considerano anche le partite non ufficiali).
Sarà per il suo ruolo di ala che lo obbliga a correre, o perché di fatto spetta principalmente a lui realizzare le mete, o perché è velocissimo e biondo: in ogni caso, non si può fare a meno di notarlo.
Per i suoi meriti sportivi viene anche nominato Member of the British Empire.
Tuttavia, esattamente come ogni eroe dei fumetti che si rispetti, anche John Kirwan deve costantemente affrontare un terribile e spaventoso nemico. Per ironia della sorte, così come il forzuto Thor si trova spesso a dover fronteggiare come avversario niente meno che suo fratello Loki, anche il nemico di John è qualcuno di molto vicino a lui: è lui stesso!!!
Proprio mentre è all’apice della carriera, nel fiore degli anni e sta ottenendo i risultati che ogni sportivo sogna, sta contemporaneamente conducendo una battaglia estenuante contro i suoi stessi pensieri e le sue paure, dei demoni che ogni giorno lo tormentano. E purtroppo, di questo, non riesce a parlarne con chi gli è accanto e potrebbe aiutarlo.
Sì perché il vero problema è che nessuno si aspetta che persino l’All Black più famoso al mondo possa avere incubi che lo tormentano di notte,
Ma il ragazzo di Auckland, nonostante non sia nato dalla matita di Stan Lee, è un eroe a tutti gli effetti e trova perciò la forza di parlarne. Capisce che da solo non può andare avanti e chiede aiuto: lo sportivo dal fisico incredibile, l’ala più veloce e forte di tutti chiede aiuto. Ed è proprio questa la sua grandezza, da questo momento in poi
E siccome Kirwan ha la stoffa del vero campione, oltre che gli avversari, sconfigge anche la sua malattia. Dopo aver evitato i placcaggi di centinaia di difensori in gara, riesce a “sfuggire” anche alla depressione e si invola inarrestabile oltre la linea di meta. Ha vinto, ed è come se fosse di nuovo campione del mondo. Proprio come in una scena finale di un film Marvel, ha sconfitto una volta per tutte il suo acerrimo nemico.
Poco dopo esserci riuscito John Kirwan va oltre, capisce che può essere d’esempio. Non si limita infatti a vincere la sua battaglia personale. Diventa anche, grazie alla sua autobiografia e alle numerose interviste e conferenze, testimonial e punto di riferimento della lotta alla depressione.
Così come accade all’indomani della vittoria della Coppa del Mondo, a sancire questo suo ulteriore trionfo e a decretare l’importanza del fatto che si sia messo a nudo ed abbia raccontato a cuore aperto le sue esperienze, arrivano anche delle onorificenze. Nel 2007 è dapprima nominato Officer of the New Zealand Order of Merit per l’impegno profuso nelle campagne di lotta alla depressione. Poi, nel 2012, viene nominato ufficialmente Cavaliere dello stesso Ordine e può perciò fregiarsi del titolo di Sir.
Sir John Kirwan, il supereroe in carne ed ossa che ha saputo evitare il placcaggio più duro di tutti ed andare, ancora una volta, in meta.
Foto copertina: https://newsroom.mastercard.com/eu/photos/john-kirwans-try-for-new-zealand-v-italy-in-1987/
1 Comment
Ti ho conosciuto personalmente quando giocavi a Treviso. Siamo diventati amici come ti erano amici tutti i trevigiani. Eri un grandissimo giocatore, un grande uomo ma ora lo sei ancora di più !!!! Ti ricordo sempre con tanto tanto affetto e stima. Che Dio ti accompagni in questo nuovo cammino.