Il Taekwondo è un’arte marziale nata negli anni ‘40 nella lontana Corea del Sud. Per lungo tempo non venne annoverato tra gli sport olimpici. Fu nel 1988 con le Olimpiadi di Seul che il taekwondo venne inserito come sport dimostrativo. Ma solo a Sydney questo sport così affascinante ed anche così lontano dalla cultura italiana entrò a far parte ufficiale del programma olimpico.
Nel 2008 a Pechino arriva la prima medaglia olimpica grazie all’argento di Mauro Sarmiento, ma è a Londra nell’edizione olimpica del 2012 che
E il protagonista viene da Mesagne, vicino a Brindisi e di nome fa Carlo Molfetta.
È una carriera importante la sua con un oro mondiale Juniores a 16 anni e un argento mondiale assoluto a 17 anni. Ma è una carriera costellata dagli infortuni ed anche dalla sfortuna. Una sconfitta al primo incontro ad Atene 2004, poi cinque operazioni che non permettono la partecipazione a Pechino 2008. Nel frattempo arrivano medaglie, europee e mondiali, ma Carlo vuole quel trono di Olimpia.
Ed è una rincorsa particolare quella di Carlo, perché negli sport in cui si lotta con il peso solitamente gli atleti tendono a dimagrire per gareggiare nella categoria a minor peso. Carlo invece no, si presenta a Londra nella categoria oltre gli 80 kg, quando fino a pochi anni prima gareggiava con i 68kg. Una scelta azzardata ma che si rivelerà il capolavoro sportivo di Molfetta.
Un primo incontro dominato contro il tagiko Gulov e poi tre sfide appassionanti ed epiche per il racconto olimpico di Carlo. Prima il cinese Liu con cui l’incontro finisce in pareggio ma che Carlo si aggiudica al supplementare. E poi la semifinale che racconta forse la grande impresa di Carlo Molfetta. Perché contro di lui c’è il maliano Keita, un gigante di 2m06 dal peso oltre i 100kg. Fa paura il gigante Keita perché è una montagna di muscoli. Ed era l’avversario più temuto dal nostro campione di Mesagne. Ma a volte sono solo paure che si hanno dentro perché sul tatami Molfetta è una furia, aggredisce Keita e va sul 3-0. Il maliano recupera con un calcio fino al 3-3 ma Molfetta continua ad attaccare con forza e intelligenza. Finisce 6-4, l’avversario più temuto è spazzato via, Carlo può sognare in grande.
Ma c’è un altro ostacolo prima della gloria eterna e viene da un paese poco noto al medagliere olimpico ed ancor meno al Taekwondo: si chiama Anthony Obame e viene dal Gabon che fino a quella sera non ha mai vinto una medaglia a cinque cerchi. E l’inizio di questa finale è choc: Obame vola sul 6-1, Molfetta sembra essere rimasto con la mente alla semifinale. Carlo recupera ma Obame non molla e a un minuto dalla fine l’uomo del Gabon è in vantaggio 9-6.
Un minuto in cui Molfetta deve attaccare a testa bassa, ma lui studia ogni mossa, studia ogni momento per sferrare il colpo decisivo.
Ed ecco a pochi secondi dalla fine il calcio al volto che chiude il cerchio iniziato 8 anni prima ad Atene. Siamo pari, si va supplementare. Altri due minuti thrilling, di passione e pathos sportivo. Ma lì il verdetto è netto: Carlo Molfetta è medaglia d’oro, il taekwondo italiano è medaglia d’oro. E Carlo può esultare ed esulta, in stile Bolt.
Quel ragazzo portato in palestra dal padre, che non amava gli sport di squadra perché altri potevano rovinare il suo lavoro, che in casa era chiamato “scimmietta” perché non stava mai fermo,
Una gioia ancora più grande in questi sport dove la ribalta ce l’hai ogni quattro anni. Ed una gioia raggiunta in un bel sabato sera, a coronare il sogno di una notte di mezza estate di Carlo Molfetta.
Londra 2012, il taekwondo italiano è oro olimpico, Carlo Molfetta scrive una pagina unica dello sport italiano
Ph copertina: Brindisioggi.it