Siamo agli albori dello sport dell’era moderna: il Barone de Coubertin, colui che ha riportato in vita i giochi olimpici, per la seconda edizione dei Giochi ha scelto Parigi, la sua città. I giochi si disputano in concomitanza con l‘Esposizione Universale e hanno la durata di quattro mesi.
Per la gara di equitazione di salto in alto per l’Italia parteciperà il capitano Federico Caprilli, militare livornese.
Ma poco prima della partenza per i giochi, il governo cade e il militare Caprilli riceve un telegramma che gli chiede di tornare a Roma per far fronte alla crisi e così la strada per Parigi la prende il conte Gian Giorgio Trissino dal Vello D’oro. Trissino nella prova olimpica parigina cavalcherà Oreste, il cavallo destinato a Caprilli.
Il 31 maggio Trissino, vicentino e omonimo del mecenate del Palladio, conquista la medaglia d’argento nel salto in lungo con la misura di 5m80.
Il 02 giugno è il giorno del salto in alto. C’è il pienone a Place de Breteuil
perché tutti attendono la prestazione di Caprilli, considerato uno dei grandissimi dell’equitazione. Si, attendono proprio quel Caprilli che è rimasto a casa ma l’organizzazione dell’evento fa un po’ di confusione con i nomi e non comunica che in gara c’è il Conte Trissino. Non è ancora giorno di festa in Italia il 02 Giugno, lo diventerà 46 anni dopo con la nascita della Repubblica.
Ma quel giorno è destinato ad entrare nella storia Olimpica Italiana. Trissino, a cavallo di Oreste, salterà 1m80 e sarà la prima medaglia d’oro della storia Olimpica azzurra.

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E non sarà solo la misura a venire ricordata, sarà lo stile, nuovo e rivoluzionario nel mondo dell’equitazione: uno stacco da terra elegante che mette in mostra le doti naturali dell’animale in un perfetto binomio uomo-cavallo. Per la cronaca quel giorno Trissino cavalca anche Melopo e arriva quarto rischiando di diventare l’unico a prendere due medaglie nella stessa gara, altri tempi. Trissino scrive la storia e diventa
il primo racconto di un libro che racconta 247 pagine di ori azzurri.
C‘è una leggenda attorno a questo racconto di 118 anni fa, una leggenda che rende ancor più mitologico il primo oro della storia italiana.
E la leggenda fantasiosa dice che in quel cavallo non c’era Trissino,
ma c’era quel Caprilli che in incognito sarebbe fuggito dall’Italia nonostante la missiva ricevuta per vincere quella medaglia olimpica.
Un alone di leggenda che però non potrà mai far dimenticare quell’oro, lontano nel tempo, ma che è il primo di una lunga e bellissima storia. Una pagina di sport, una pagina di leggenda, lui è il CONTE GIÀN GIORGIO TRISSINO DAL VELLO D’ORO, il primo oro olimpico italiano
Foto di copertina: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Gian_Giorgio_Trissino_(cavaliere)#/media/File%3AGG_Trissino_a_cavallo.jpg. Raffigurato in stampa dell’epoca