È l’ottobre 2007 ed in Francia, con qualche irruzione oltre Manica, si sta svolgendo la Rugby World Cup. Il XV inglese si presenta da campione del mondo in carica e fresco vincitore del Six Nations.
Ciò nonostante, tutto il mondo è in attesa di vedere i grandi favoriti: gli All Blacks!!!
Dall’arrivo di coach Graham Henry nel 2004, infatti, la Nuova Zelanda si è aggiudicata il Tri Nations per tre anni consecutivi ed è stata premiata come squadra dell’anno sia nel 2005 che nel 2006. Per di più, nel loro tour in Nuova Zelanda del 2005, persino i British and Irish Lions sono stati rasi al suolo.
I giocatori più rappresentativi non possono che essere l’apertura Dan Carter e il capitano Richie McCaw, che tra l’altro sono stati i migliori giocatori al mondo nei due anni precedenti.
Accanto al capitano, a chiudere il pacchetto di mischia neozelandese, in terza linea, giocano ormai da qualche anno stabilmente due ragazzotti dalle acconciature improbabili. Col numero 8 sfoggia le sue treccine Rodney So’oialo, mentre dentro alla maglia numero 6
Il ragazzo risponde al nome di Jerry Collins e, nel campo di rugby, è una vera e propria ira di Dio. È alto oltre 1 e 90, sfiora i 110 kg, ha una circonferenza di bicipiti di 50 cm, quando porta avanti la palla ci vogliono almeno un paio di avversari per fermarlo, ma soprattutto… placca con una forza ed una durezza che poche volte si sono viste.
Secondo il Telegraph è uno dei più duri placcatori della storia dello sport; mentre secondo il sito ufficiale allblacks.com, se ci fosse un’ipotetica squadra all-time neozelandese selezionata in base alla durezza fisica, sicuramente il nome di Jerry Collins sarebbe tra quelli.
Tuttavia il 6 ottobre 2007, a Cardiff, succede quello che nessuno aveva previsto e la Nuova Zelanda esce sconfitta dal match contro i “padroni di casa” della Francia. I grandi favoriti, i migliori al mondo, vengono rispediti a casa.
Ed è così che, nonostante due campionati del mondo disputati, migliaia di placcaggi e altrettante cicatrici lasciate addosso agli avversari, si conclude la carriera internazionale di Jerry Collins. Lascia senza essere riuscito a vincere il trofeo più ambito: la World Cup.
Jerry, a quel punto, decide di “restituire” la maglia con la felce argentata. Ha 27 anni ed è libero di andare via anche lui, come fanno praticamente tutti, dall’amata terra per firmare contratti a grandi cifre con le squadre ricche dell’emisfero nord.
Collins accetta dapprima il sontuoso contatto del ricchissimo Tolone, allenato dal cugino ed ex capitano degli All Blacks Tana Umaga, e poi gioca per due anni con gli Ospreys così finalmente anche noi appassionati italiani abbiamo la possibilità di vederlo giocare dal vivo.
La squadra gallese beneficia subito del suo arrivo, visto che nel 2010 vince la Celtic League e lui è premiato come miglior giocatore del club.
Poi continua a giocare in Giappone, ma il suo fisico non è più quello di una volta. Sì proprio quel fisico straordinario che madre natura gli ha donato, comincia a reclamare un po’ di riposo dopo le innumerevoli battaglie.
Dopo essersi riposato per tutto il 2014 però, l’anno successivo, l’ex All Black accetta l’invito a gettone del Narbonne, per sostituire l’infortunato Rocky Elsom. Non riesce a dire di no, si sente ancora in grado di giocare, almeno per qualche partita.
Questo è il motivo per cui, nel giugno del 2015, Collins si trova in Francia. Più precisamente, nelle prime ore del mattino di venerdì 5, assieme alla moglie e alla loro piccola Ayla, sta viaggiando sull’autostrada A9. La famiglia è di ritorno da una serata di gala;
L’auto sulla quale stanno viaggiando improvvisamente sbanda e colpisce il guard rail centrale, poi viene sbalzata al centro delle corsie ed è centrata in pieno da una corriera carica di turisti che procede nella stessa direzione.
E così, come la nazionale francese gli aveva impedito di vincere la World Cup, allo stesso modo una maledetta autostrada francese è per lui fatale.
I rilievi degli esperti diranno in seguito che la causa è quasi sicuramente un colpo di sonno della moglie mentre era al volante e che, dopo aver urtato la barriera centrale, sia lei che Jerry hanno aperto gli occhi senza però poter evitare lo schianto che è costato loro la vita.
Non importa che l’autobus stia viaggiando a 90km/h e nemmeno che l’auto venga trascinata per almeno 100 metri sull’asfalto, a fare da scudo alla piccolina adesso c’è lui: l’uomo che terrorizzava e demoliva coi suoi placcaggi ogni avversario, l’uomo il cui fisico incuteva vero e proprio timore. Ayla è al sicuro.
Foto di copertina: https://www.independent.co.uk/news/people/jerry-collins-dead-former-new-zealand-flanker-killed-along-with-his-wife-in-a-car-crash-in-france-10298708.html