Waltzing Matilda è una delle più popolari ballate australiane, scritta da Banjo Paterson e cantata dal grande Slim Dusty. Le parole raccontano l’Australia ed anche il desiderio di libertà e il forte senso di rispetto della sua gente: un vagabondo vede una pecora abbeverarsi in un Billabong, la prende e la mette nel suo sacco.
La storia ricorda il grande sciopero dei tosatori del 1891 che si chiuse con la morte del tosatore Hoffmeister che piuttosto di concedersi ai proprietari della stazione Hagworth si uccide.
Quando il 01 ottobre del 2000 alla conclusione della cerimonia di chiusura Slim Dusty cantò questa ballata i centomila di Sidney si emozionarono ed anche Juan Antonio Samaranch, ai suoi ultimi giochi olimpici da grande presidente del CIÒ, non trattenne l’emozione.
Sidney 2000 passò alla storia come la prima l’Olimpiade del nuovo millennio e fu l’Olimpiade della pace, forse definitiva tra i nativi aborigeni australiani e i coloni che arrivarono e fecero grande l’Australia. E il profondo senso di libertà raccontato da Waltzing Matilda è anche quello degli aborigeni di quel popolo così lontano e così affascinante.
E in questo contesto, con l’Opera House di Sidney al centro del mondo, Cathy Freeman il 13 settembre accese il tripode olimpico.
lei che corre anche per la sorella morta giovane per problemi cerebrali.
L’accensione di quel primo fuoco del nuovo millennio fu forse la più bella che l’Olimpismo ricordi.
Il fuoco e l’acqua assieme in un sensazionale gioco di colori e luci in quella che è un’immagine simbolo della storia australiana.
Pensate ora la pressione mediatica che avrà avuto in quei giorni Cathy Freeman: lei, simbolo dei giochi, grande favorita e costretta a vincere i 400m in quel giro di pista da percorrere quasi in apnea. Il giorno è il 25 settembre 2000, lo stadio è il Sidney Olympic Stadium: state certi che tutti gli australiani ricordano dov’erano in quella serata di fine settembre.
Lei, la prima aborigena a vincere i Giochi del Commonwealth, lei che aveva dichiarato:
“Quando entravamo in posti nuovi eravamo completamente impauriti, perché sentivamo che essendo neri, non avevamo il diritto di trovarci lì»,
Cathy Freeman
lei che quel giorno correva per un’intera nazione.
112524 cuori all’interno di un frastuono assordante spingono la Freeman verso uno degli ori più belli e più significativi dei giochi. No, forse sono di più perché tutto il paese quel giorno spinge Cathy.
Cathy quella gara la domina con un attacco splendido negli ultimi 100 metri quando la Graham è al suo fianco: in quei 100 metri finali c’è tutta la sua voglia di raggiungere quel sogno olimpico.
Quel giorno in tribuna c’è sua madre: indossa una semplice tuta a ricordarle che, anche ora che Cathy è in cima al mondo, il suo cuore e le sue origini sono quelle degli aborigeni d’Australia: e il primo abbraccio dopo essersi tolta il cappuccio è proprio per sua madre.
E nel giro trionfale dello stadio Cathy Freeman, a piedi nudi come i suoi antenati, sventola due bandiere, quella del suo paese, l’Australia con la Union Jack e la croce del Sud e quella nera come il colore della pelle, rossa come la terra e gialla come il sole che rappresentano la sue orgogliose origini aborigene.
“Quest’oro è di tutti quelli che lo vorranno “
Cathy Freeman
ha dichiarato e infatti quell’oro appartiene al suo popolo. Tutti cantano l’”Advance Australia Fair” quel giorno in onore della campionessa olimpica. Ancor oggi con la fondazione che porta il suo nome, la Cathy Freeman Foundation, è il simbolo di tutta quella gente.
Cathy Freeman è stata la prima donna aborigena a vincere la medaglia d’oro olimpica, ma soprattutto è stata la donna che quel giorno in quel giro di pista fece innamorare un intero popolo, e forse l’intero mondo.
Foto di copertina: https://www.abc.net.au/radionational/programs/breakfast/cathy-freeman-after-winning-the-400-metres-gold/2971212