Lo scrittore e commediografo francese Jean Giraudoux un giorno, parlando dell’aviazione, disse:
“Il solo volo che l’uomo abbia potuto realizzare fino a oggi è il salto”.
E come dargli torto, fin dai tempi di Dedalo e Icaro, l’uomo ha cercato di volare ma purtroppo invano. Però
È il 30 agosto 1991 e a Tokyo si stanno svolgendo i mondiali di atletica, il grande protagonista della manifestazione è uno ed uno soltanto: Carl Lewis.
Il Figlio del Vento ha vinto ogni gara alla quale ha partecipato, nei precedenti mondiali del 1983 e del 1987, ed ha fatto praticamente altrettanto – con l’eccezione dei 200m di Seul – alle Olimpiadi del 1984 e del 1988.
Nel 1991 però, oltre ad essere l’atleta più famoso e vincente al mondo, si presenta in uno stato di forma divino, è pronto a dimostrare a tutti di essere anche il più poliedrico di sempre. Sì perché il ragazzo dell’Alabama non è solo uno straordinario velocista – tanto per gradire, cinque giorni prima ha piazzato un 9.86 sui 100m che gli è valso medaglia d’oro e record del mondo – ma non perde una gara in salto in lungo da 10 anni
Quel Bob Beamon che, oltre vent’anni prima, al primo tentativo aveva demolito di 55cm il primato precedente. I giornali di allora dissero che lo statunitense – col suo incredibile 8.90 – aveva saltato nel XX° secolo.
In quel 30 agosto, a fare da contraltare al divino Lewis, c’è
che finora si è sempre dovuto accontentare delle briciole che il più famoso collega gli ha lasciato. Come a Seul, ad esempio, dove il suo 8.49 gli è valso solo la medaglia d’argento dietro all’8.72 di Carl. Mike Powell però è un ottimo specialista della disciplina e, se non fosse per la presenza del Figlio del Vento, sarebbe sicuramente considerato il saltatore più forte del mondo.
La gara si disputa su sei salti, nel primo dei quali Powell salta un orrendo 7.85 mentre Lewis salta un 8.68 che gli vale da subito il record del Campionati Mondiali. Sembra una storia già scritta, il campione ha già messo le cose in chiaro da subito.
Nel secondo salto però Powell fa capire al nativo dell’Alabama che comunque dovrà sudarsela, supera gli otto metri e mezzo e gli si avvicina a 14 centimetri. E si ripete anche nel terzo salto, dove con un 8.29 non si migliora, ma dimostra di avere nelle gambe comunque delle buone misure.
Lewis, tuttavia si è presentato a Tokyo con intenzioni bellicose, capisce che stavolta Mike fa sul serio e chiude la sessione dei primi tre salti con un grandissimo 8.83 che – seppur ventoso – gli garantisce primato personale, vetta della gara e quasi 30cm di vantaggio sul connazionale.
Se fosse stato qualsiasi altro momento, qualsiasi altra gara, questa sarebbe stata la parola fine. Lewis avrebbe vinto la sua ennesima medaglia d’oro e Powell si sarebbe accontentato della seconda piazza, come da pronostici.
Ma il 30 agosto 1991, come detto, è un giorno che rimarrà nella storia. Inizia così la serie dei tre salti finali e
Come sempre parte Powell per primo e letteralmente spicca il volo, ricade vicinissimo ai 9 metri… cala il silenzio su tutto lo stadio. Sono attimi che sembrano non passare mai, i due sfidanti attendono la misura, ma il giudice di pedana alza la bandiera rossa: nullo!!!
Powell si sbraccia platealmente, non riesce a crederci, erano praticamente nove metri ma tutto è stato rovinato da uno stacco oltre il limite. È una mazzata tremenda. Le sue speranze in quel momento sono ridotte ad un lumicino e Lewis, che come uno squalo sente l’odore del sangue, decide di dargli il colpo di grazia.
Il vento favorevole di 2,9 m/s non consente di omologare la misura per eventuali record, ma vale il primato e fa del Figlio del Vento l’unico uomo della storia capace di atterrare sulla sabbia oltre la misura di Bob Beamon.
A questo punto gli spettatori sono convinti di aver visto tutto. Nessuno si era mai avvicinato al record stabilito a Città del Messico, questi due atleti si sono spinti oltre e ci sono appena riusciti entrambi. Sfortunatamente però uno dei due non è riuscito a staccare entro i limiti consentiti ed è incappato in un salto nullo.
La gara non è ancora finita, ma nessuno crede che Powell possa farcela; ha appena compiuto il salto della vita, se l’è visto annullare e pochi secondi dopo ha visto il suo rivale stabilire un record “ventoso”. È un uno-due così forte che avrebbe steso persino un pugile.
È il momento del quinto salto. Mike cerca il sostegno del pubblico, parte con la sua caratteristica rincorsa e – per non ripetere l’errore precedente – stacca abbondantemente prima del limite, tra il suo piede e il limite della pedana ci sono ben 6 cm. Questo però è solo un dettaglio, perché il nativo di Philadelphia VOLA.
Lo stadio scoppia in un boato, Mike Powell letteralmente impazzisce di gioia, corre ovunque a braccia alzate. Non si rende nemmeno conto che Carl ha ancora due salti a disposizione e che è, a dir poco, in uno stato di grazia. Infatti il suo quinto salto è ancora una volta lunghissimo, è un 8.87 che sarebbe valso l’oro in qualsiasi altra edizione.
Al momento del sesto ed ultimo salto Mike Powell è completamente svuotato, fa un salto nullo che serve a poco. Lui il salto della vita l’ha già compiuto, anzi ne ha fatti due e per sua fortuna uno dei due è valido. Non ne ha però più, deve solo aspettare e vedere cosa fa il Figlio del Vento.
Carl Lewis tiene fede al suo immenso status di campione e compie un altro salto degno di lui, ma quando atterra sulla sabbia, prima ancora di aspettare il verdetto, guarda sconsolato la sua impronta. Non ce l’ha fatta.
cancellando dalla memoria il record di Bob Beamon e sconfiggendo un Carl Lewis capace – con una media di 8.83 a salto – di realizzare la miglior serie di salti di tutti i tempi.
In questa calda notte di agosto i due rivali hanno dimostrato che a volte l’uomo riesce a saltare così tanto, che quasi sembra possa spiccare il volo.
Foto di copertina: http://levestiairedusport.fr/article/remember-jour-mike-powell-carl-lewis-ont-saute-vers-leternite/