Nella storia del ciclismo su pista italiano c’è un binomio che sarà sempre nel cuore degli sportivi italiani: è quello tra Antonio Maspes, milanese e il Velodromo Vigorelli, autentico tempio del ciclismo dell’epoca.
Lì dove oggi svetta la Milano del futuro con Citylife e le sue torri, tra gli anni 50 e 60 Antonio Maspes inizia la sua brillante carriera di trionfi e di “surplace” che hanno fatto storia. Il Velodromo Vigorelli, la pista magica di 397,57 metri e il suo Re, sua maestà Antonio Maspes.
La storia inizia nei primi anni 50 con un’Italia che con fatica sta uscendo dalla guerra. Maspes, nato nel 1932 a Cesano Maderno, ha 14 anni e
Nel 1953 diventa professionista e nel 1955 è tempo del suo primo capolavoro in quella pista magica. Milano in quell’anno ospita il mondiale e ventimila persone assistono alla serata in cui è in programma la finale della velocità. Il favorito è l’olandese Derkens, avversario nei quarti di Maspes. Un record del mondo sta cadendo, è quello del surplace:
due terzi di un tempo di calcio, un set di tennis, quasi due set di pallavolo…ecco immaginate per trentadue minuti due ciclisti fermi nel bel mezzo del velodromo. Dal pubblico piovono fischi e il giudice decide di sospendere la prova: tanto basta però per mandare fuori giri l’olandese Derkens. Nella ripetizione Maspes vince facilmente unendo oltre a un’astuzia unica, una violenta forza esplosiva. In semifinale fu sconfitto l’altro olandese Van Vliet e in finale lo svizzero Plattner.
Antonio Maspes si allenava al Vigorelli, o meglio viveva al Vigorelli. E mentre si allenava in quel surplace che lo rese unico, il custode del velodromo Battista gli leggeva La Gazzetta dello Sport: un racconto di umanità, amicizia e semplicità.
Da quel giorno iniziarono una lunga serie di vittorie e qui vi raccontiamo quella di Amsterdam del 1959: campionati del mondo, avversario il fenomeno francese Rousseau. Rousseau vince la prima batteria e nella seconda Maspes parte davanti, posizione che non preferisce. Il caldo del velodromo olandese è asfissiante,
E Maspes lo può infilare e superare con il suo scatto devastante. Il milanese vince anche la terza prova ed è ancora oro mondiale. Il mago del surplace.
Torna al Vigorelli nel 1962, altro mondiale e altro trionfo in un velodromo stracolmo che acclama il proprio idolo che in quel legno è diventato una leggenda tra i pistard. In quella finale sconfigge il grande rivale italiano, quel Sante Gaiardoni, veronese, ma amato dai romani per quell’oro vinto ai giochi olimpici del 1960. Una rivalità forte, sentita che forse raccontava un po’ di quella rivalità Milano-Roma che ha segnato la storia italiana. Ma il Vigorelli è casa di Maspes e quella notte vince ancora lui.
A fine carriera i titoli mondiali saranno sette, solo il giapponese Nakano tra gli anni 80 e 90 riuscirà a superarlo, ma questa è un’altra storia.
È questa la storia di uno sprinter eccezionale, un atleta fenomenale e un uomo che ha vissuto anche le tentazioni della Milano di quegli anni, tra vita notturna e giochi d’azzardo.
Maspes è sepolto nel Famedio, il cimitero dei grandi di Milano, a dimostrare quel legame unico è indissolubile con la sua città e con il suo velodromo, quel Vigorelli che oggi porta il suo nome.
E forse ancor oggi vicino a lui c’è Battista, con quel giornale rosa in mano a leggergli le notizie
E magari quando farà sera ancora gli urlerà: “Dai Antonio, andèm che l’è ura de sará su”
Foto di copertina: https://www.tuttobiciweb.it/article/45383