Sará una notte intensa a San Antonio, in Texas; sarà una notte di lacrime e commozione all’ AT&T Center. È la notte di Manu Ginobili, 16 anni agli Spurs, 4 titoli e un legame eterno con la città che lo ha accolto e lo amerà per sempre. Il numero 20 verrà ritirato e verrà regalato alla storia di una squadra, ma anche di uno sport a cui Manu ha dato tanto, ha fato tutto.
Ma chi è Manu Ginobili? È l’uomo che dopo aver vinto e convinto in Europa, ha deciso di andare oltreoceano e dimostrare di poter competere e vincere nella NBA… e c’è riuscito con costanza, sacrificio e follia allo stato puro.
Si possono spendere mille parole per descriverne la bravura e snocciolare i suoi numerosi trionfi.
Ginobili viene notato dagli Spurs, per la prima volta, al Mondiale Under 22 del 1997. Viene scelto, quasi per sbaglio, nel Draft del 1999 con la 57° scelta. Approda infine nell’NBA nel 2002, tra lo scetticismo generale.
“In quel mondiale era come un puledro imbizzarrito, faceva delle vere e proprie follie. Alcune avevano un senso, altre no”
Robert Canterbury Buford
E questa è la frase che meglio racchiude tutto il “pacchetto” Ginobili. Perché, fin da inizio carriera, Manu sarà sempre fedele a se stesso e al suo modo di giocare diverso dagli altri.
Il suo gioco infatti ha un ritmo differente, i suoi continui e sincopati cambi di velocità sono una rarità, i suoi passaggi sono fin troppo immaginifici, i suoi tiri sono del tutto imprevedibili.
“Gioco semplicemente nell’unica maniera in cui so giocare. Non ho rimpianti né rimorsi”
Manu Ginobili
“Mi chiedono chi sia stato il più difficile da marcare ed io dico Kobe, perché questo è quello che vogliono sentirsi dire. Ma credo sia stato Manu… Ho passato un’intera carriera a studiare gli avversari. Con lui non ci ho mai capito nulla”
Radia Bell
Tiri affrettati, passaggi schiacciati tra le gambe dei difensori, triple in transizione, tentativi azzardati di intercetto… tutte cose che farebbero imbestialire chiunque, figuriamoci un sergente di ferro come lui.
“Ero così frustrato di aspettare in un angolo, nel mio primo anno. Volevo la palla, volevo poter fare delle scelte. Avevo 25 anni e volevo spaccare il mondo. Credevo di conoscere tutto”
Manu Ginobili
“Ero così testardo. Dovevo tenerlo a freno – Non puoi perdere queste palle, non puoi prendere questi tiri – e tutte le altre stronzate da puristi, gli dicevo”
Gregg Popovich
“Non ero sicuro che l’unione tra i due avrebbe funzionato. Ginobili giocava come uno scavezzacollo e Popovich voleva domare quel cavallo pazzo e trasformarlo in un giocatore disciplinato, un giocatore più preciso che rientrasse negli schemi degli Spurs”
Tony Parker
Ma la grandezza di Manu è tale che persino il duro allenatore alla fine si ricrede. I due, che inizialmente sembrano non avere punti in comune, decidono di trovare un compromesso.
Perciò sì… con le giocate di Manu si corre sempre sul filo del rasoio, però alla fine sono quelle che ti fanno vincere.
“Non tutto succede immediatamente, ma quando lo vedi giocare, ti rendi conto di quanto è competitivo. È unico sia come giocatore, sia come talento. Chiudere la bocca e cercare di allenarlo un po’ di meno è quello che si deve fare, e lasciare che quel giocatore talentuoso ti mostri cosa sa fare per far vincere la squadra”
Gregg Popovich
“Col passare del tempo ho imparato a non dire più che contestavo le sue scelte di tiro o difensive o altro, perché fa le cose che ti fanno vincere le partite”
Gregg Popovich
“Arrivò il momento il cui mi disse – io sono Manu, questo è il mio modo di giocare – ed io gli dissi – ok, fai come vuoi. Ma se rinuncerai ad uno o due di quei passaggi azzardati a partita, allora io per una o due volte non ti urlerò dalla panchina – abbiamo raggiunto questo compromesso e tutto funziona a meraviglia da allora”
Gregg Popovich
Quelli che a primo avviso sembrano azzardi o giochi fuori dagli schemi sono solo dovuti al fatto che
“Si è attribuito il permesso di giocare alla sua maniera (ride). Ci ha fatti desistere… alla fine tutti ci siamo resi conto che era un passo avanti a tutti gli altri”
Tim Duncan
“Capivi che c’erano più benefici che svantaggi. È un maledetto vincente. Ero giunto alla conclusione che si doveva giocare un po’ più alla sua maniera e un po’ meno alla mia”
Gregg Popovich
Da quel momento Manu aiuta gli Spurs a vincere e non si ferma più. Al suo primo anno vince il titolo, ma è un esordiente e il suo impatto è quello di qualsiasi altra buona matricola (9,4 punti per gara in 28 minuti di impiego medio). Però già dalla stagione 2004/05 – proprio dopo l’impresa olimpica con l’Argentina – guadagna la fiducia di tutti e nelle Finals contro Detroit, con una media di 19 punti e 4 assist a partita, gioca da protagonista assoluto.
“Avrebbe dovuto essere MVP di quelle finali”
Mike Budenholzer
“… almeno co-MVP con Tim”
Robert Canterbury Buford
Ciò nonostante, a partire dalla stagione 2006/07 – pur essendo ormai una star NBA – non ha nessun problema a partire dalla panchina come sesto uomo. Per Manu non è importante la gloria personale, bensì il bene della squadra.
Il sacrificio di Manu permette agli Spurs di avere più equilibrio e cementa quel concetto di “la squadra prima di tutto” col quale chiunque deve tuttora misurarsi a San Antonio. Non è un caso che, con queste nuove rotazioni, arrivi un altro titolo NBA.
“Se Manu è contrario, partirà titolare. Qualsiasi cosa ci dica, la faremo. Se lo merita”
Gregg Popovich
“Ero sbalordito. State scherzando? Lui è Manu! È una star! Non può non partire in quintetto!”
Tim Duncan
“Ha avuto la stessa importanza di Tim nel costruire la nostra cultura… Quando uno come Ginobili accetta la panchina, è dura che qualcun altro si lamenti di non essere titolare o del ruolo che ha in squadra. Prima guarda cosa fa Manu e dopo puoi parlarmi”
Robert Canterbury Buford
“Sapevo che avrei giocato meno. Ma i minuti che giocavo? Era l’opzione principale. Mi godevo la responsabilità. Vincevamo e ci divertivamo. Alla fine mi piaceva quel ruolo”
Manu Ginobili
Quello che inizialmente sembra un sacrificio, si dimostra in realtà anche un vantaggio per il suo corpo. Qualche minuto di gioco in meno, significa anche un po’ di riposo in più. Ciò è un bene, soprattutto per uno come Manu che gioca e si allena sempre con l’acceleratore a tavoletta.
“Manu non è fatto per un intenso minutaggio da titolare. Lui gioca al doppio della velocità degli altri. Se le stagioni NBA durassero 35 partite, sarebbe uno dei migliori 10 di sempre”.
Chip Engelland
Ginobili infatti, non solo sputa sangue ad ogni gara, ma si sbatte più di tutti in allenamento.
E il suo allenatore apprezza questo, anche se si spaventa all’idea che Manu non saprà amministrarsi col passare degli anni.
Mentre Ginobili in allenamento si lancia contro tre avversari per recuperare una palla vagante: “Manu, cxxxo è settembre! Non fare mai più na cosa del genere a settembre!!!”
Gregg Popovich
“Ero davvero spaventato ed impaurito per come si sarebbe gestito col passare tempo. Mi vengono i brividi ancora adesso”
Gregg Popovich
“Con Manu era così. Dovevo dirgli – Manu, calma. Facciamo in modo di arrivare a fine allenamento tutti interi –”
Tim Duncan
Quando perde e sente di avere grosse responsabilità di questo, si isola da tutto e non parla con gli altri per interi giorni.
“Quando ha perso la finale di Eurolega contro il Panathinaikos, non è uscito di casa per settimane”
Pepe Sanchez
“Manu si è scusato con noi per il fallo in gara 7 contro Dallas. Si riteneva unico responsabile della sconfitta”
Fabricio Oberto
“Dovevamo stare vicini a Manu… Tutti lo hanno chiamato, gli hanno mandato dei messaggi o hanno cercato di passare del tempo con lui”
Sean Marks
“Non credo di aver visto nessuno così critico di se stesso. È probabilmente il più grande competitor che abbiamo mai avuto qui”
Robert Canterbury Buford
Il più grande tracollo sportivo, gli Spurs lo vivono nelle finali contro Miami del 2013. arrivano praticamente a pochi secondi dalla vittoria e vengono beffati. Ginobili, nella famosa e cruciale gara 6, perde 8 palle e chiude col peggior plus/minus di tutta la squadra, -21.
“Andammo a cena. Nessuno al suo tavolo parlò… Non riuscivamo nemmeno a guardarci negli occhi”
Tiago Splitter
“Ho dovuto prenderlo da parte e dirgli – va tutto bene, ci riprenderemo –”
Tim Duncan
“La mia testa mi ha fregato per la prima volta. Mi sono rilassato dopo gara 5. Mi sono sentito appagato. Ciò mi ha reso debole. Non è mai più successo. La mia mente è sempre stata il fattore che mi ha spinto”
Manu Ginobili
Si riprende ovviamente, lui come tutta la squadra. Gli Spurs vendicano la bruciante sconfitta e vincono l’anello ai danni di James e compagni.
Anche dopo aver toccato il fondo, nell’anno precedente, nel suo gioco non c’è traccia né di paura, né di prudenza.
“Non riesco ad immaginare Manu che non prenda dei rischi folli”
Fabricio Oberto
“Giocavo con lui, eppure cadevo anch’io nelle sue finte”
Matt Bonner
“I migliori ricordi di Manu? Guardarlo dalla panchina, in estasi per alcune giocate che solo lui poteva immaginare”
Tim Duncan
Manu si ama per quello che è, anche per le spaventose botte che prende.
Tutti gli suggeriscono di gestirsi e cercano di convincerlo a giocare in maniera diversa.
I coach ormai sono rassegnati e non possono che scuotere la testa.
“La sua aggressività, lo stile spericolato di gioco. Per questo l’ho soprannominato El Contusion”
Brent Barry
“A volte mi auguro che diventi uno di quei play tutto fosforo, così può giocare fino a 55 anni. Ma so che giocherà alla sua maniera fino alla fine”
Ettore Messina
E così è stato… come ha detto Ettore, che lo conosce benissimo, Ginobili ha giocato fino alla fine alla sua maniera.
Perciò diciamo grazie Manu, non solo perché abbiamo potuto ammirarti in campo – noi italiani lo abbiamo potuto fare ancora meglio grazie ai tuoi trascorsi alla Viola e alla Virtus – ma per come hai interpretato il gioco.
Foto di copertina: https://www.si.com/nba/2018/08/27/manu-ginobili-retirement-spurs-tribute-video