Secondo la mitologia greca, Zeus, prima di diventare il sovrano di tutti gli dèi, ha dovuto detronizzare il suo stesso padre: il titano Crono. Per fare questo, però, ebbe bisogno dell’aiuto dei suoi fratelli maggiori Ade e Poseidone, con i quali alla fine si spartì equamente i tre regni che formavano il mondo. Fu così che a Poseidone tocco in sorte il regno del mare e delle acque.
Zeus era inoltre anche il dio in onore al quale, nell’antica Grecia, si svolgevano i Giochi Olimpici.
Non vogliamo fare un torto a nessuno, ma non andiamo di certo lontani dalla verità se diciamo che in quella occasione abbiamo assistito alla olimpiade caratterizzata dal nuotatore e dell’atleta più forti di tutti i tempi.
In quell’agosto cinese, infatti, si presentano come grandissimi favoriti – ma soprattutto come pronti a stupire il mondo ed entrare nella leggenda – due ragazzi dal fisico dirompente e dal talento smisurato.
Uno dei due, a dire la verità, aveva già fatto razzia di medaglie nella precedente olimpiade, ma era partito con l’intendo dichiarato di riscrivere la storia e non ci era riuscito. Ad Atene, un nuotatore di Baltimora che risponde al nome di Michael Phelps era arrivato con l’obiettivo di superare il record di Mark Spitz: vincere 8 medaglie d’oro nella stessa edizione dei giochi.
Perciò, se da una parte è vero che il suo bottino è stato di ben sei ori e due bronzi, è altrettanto vero che il suo tentativo di battere il record è durato non più di 48 ore. Le vittorie ottenute sono state frutto delle gare a farfalla, dei misti e delle staffette – coi connazionali USA – ma nello stile libero, invece, ha dovuto accontentarsi delle briciole.
Il 10 e l’11 agosto conquista due ori (400 misti e 4×100 stile) e stabilisce altrettanti record del mondo, quasi senza sforzo.
Il 12 agosto sfata di nuovo il tabù stile libero. Nei 200 batte il record del mondo e vince con un vantaggio sul secondo di 1,89 centesimi – differenza più ampia mai registrata alle olimpiadi – inoltre diventa il quinto olimpionico di sempre a vincere 9 ori.
Il giorno dopo vince anche i 200m farfalla, con annesso record del mondo, staccando la suddetta compagnia di leggende olimpiche. Meno di un’ora dopo, assieme ai compagni, ribadisce la sua superiorità vincendo il quinto oro nella 4×200 mista.
Dopo una giornata per lui di riposo (cioè senza finali da disputare), il 15 agosto, la conquista della sesta medaglia non fa nemmeno notizia… sono i “suoi” 200 misti.
La mattina del 16 agosto 2008, Michael gareggia nei 100 farfalla. Quando vira ai 50m in settima posizione, mentre il serbo Cavic è primo con 9 centesimi in meno rispetto al record del mondo, sembra spacciato. L’arrivo è al fotofinish e Phelps vince per un solo centesimo. La federazione serba presenta ricorso, perciò vengono esaminati i filmati del finale fotogramma per fotogramma. La gara è così dura che – per l’unica volta in questi Giochi – non riesce a battere il record del mondo, ma si deve “accontentare” del record olimpico.
Alla fine il verdetto è confermato… oro. Con questa medaglia eguaglia Mark Spitz come numero di ori in un’unica olimpiade e Vitaly Scherbo come numero di ori individuali. Il mondo olimpico è ai suoi piedi e non è ancora finita, manca ancora una gara.
Sì perché l’altro atleta giunto a Pechino con l’intenzione di riscrivere la storia ha, per ironia della sorte, proprio il bagliore del fulmine nel suo nome: Usain Bolt.
A differenza di Phelps, Bolt ad Atene era stato fermato dagli infortuni quindi, nonostante vantasse tempi straordinari per la sua età, non aveva praticamente fatto vedere ancora nulla. Perciò mentre gli occhi degli sportivi sono ancora inebriati dalle gesta acquatiche,
Non è solo un oro olimpico con record del mondo, è una cosa mai vista prima, è una dimostrazione di superiorità che non ha precedenti nello sport. Lo sparo dello starter è fragoroso come un tuono e Bolt, con quella sgargiante divisa verde e gialla, è accecante come lo squarcio di un fulmine.
Usain Bolt praticamente smette di correre negli ultimi dieci metri e si volta a guardare gli avversari.
Poseidone non ci sta, ha deciso che l’uomo dell’Olimpiade sarà l’eroe dell’acqua e la mattina seguente, il 17 agosto, Phelps disputa la 4×100 mista. Aiutato dai suoi compagni di squadra, raggiunge il trionfo, è vittoria con record del mondo.
Sembra proprio che lo scherzo di Poseidone al più giovane fratello sia riuscito. Phelps è di nuovo l’uomo copertina di Pechino 2008.
Ma Zeus, si sa, è il sovrano di tutto l’Olimpo e ha ancora altri fulmini da scagliare in quell’estate olimpica. Ed è così che il 20 agosto Bolt si ripete anche sulla doppia distanza.
Stavolta non rallenta, come nella finale precedente – per manifestare la sua superiorità – ma corre fino all’ultimo centimetro perché col tempo ottenuto è l’unico atleta di sempre capace di stabilire il record del mondo, in entrambe le distanze, nella stessa olimpiade.
Tuttavia, le forze di Usain non sono di certo finite, l’ultimo bagliore di fulmine che il velocista giamaicano ci concede è del 22 agosto. Assieme ai connazionali Powell, Frater e Carter (poi squalificato) domina la staffetta 4×100 e stabilisce un altro record del mondo, fermando il cronometro sui 37,10.
Quando i giochi del 2008 si concludono e il mondo sportivo si da appuntamento a Londra 2012, rimane in tutti noi la consapevolezza di non poter davvero decretare chi sia stato il simbolo di questa Olimpiade e soprattutto che sentiremo ancora parlare di questi due immensi atleti.
I due infatti continueranno a sfidarsi, a distanza, per molti altri anni e in altre Olimpiadi, ma il clamore e lo stupore coi quali si sono manifestati al mondo non saranno mai più gli stessi di quelli suscitati in questa splendida estate cinese.
Immagine di copertina: https://www.cbc.ca/sports/story-of-the-year-phelps-bolt-make-history-1.765997