Roma 1960, Piazza di Siena, finale del concorso a ostacoli di equitazione. È il momento più alto della carriera di due fratelli, due leggende dello sport italiano: Raimondo D’Inzeo e Piero D’Inzeo.
I due hanno origini abruzzesi e dal padre Costante hanno imparato l’amore immenso verso la propria terra e verso i cavalli. Dopo la prima guerra mondiale Il padre fondò una scuola di equitazione e i suoi cavalli divennero richiestissimi: Costante cercava il cavallo perfetto, ma anche il cavaliere perfetto in quell’unione magica che lega l’uomo al suo cavallo. E la passione doveva passare ai figli. Fu facile con il figlio Piero che ascoltava il padre in tutto e per tutto e che diventò presto il modello da imitare, fu più difficile con Raimondo e il suo animo ribelle. Raimondo pianse la prima volta in sella e servì la madre a convincere Raimondo a risalire a cavallo.
I due fratelli erano l’opposto: Piero era la tecnica, la precisione, l’eleganza, Raimondo, la grinta, la foga e anche l’essere ribelle. Ogni gara tra loro era una lotta, i due fratelli erano rivali e non si amavano.
Ma arrivò la guerra, la separazione, il dolore e i due fratelli così lontani sentirono uno la mancanza dell’altro: la fine della guerra tornò la pace, anche tra i fratelli D’Inzeo.
Londra 1948 è l’inizio della leggenda di questi due cavalieri: la loro prima Olimpiade. I due fratelli parteciparono entrambi a otto edizioni dei giochi (solo il velista austriaco Raudaschl partecipò a nove edizioni)raggiungendo assieme un record storico e cambiando la storia dell’equitazione in Italia.
A Melbourne nel 1956 arrivarono le prime medaglie olimpiche che si aggiungevano a quelle mondiali.
Ma torniamo a quel giorno, alla finale olimpica di Roma 1960.
Ma quel pomeriggio la tensione è alta perché c’è il mondo che li guarda. La prima manche inizia con Raimondo in sella a Posillipo: è un percorso netto, una prestazione perfetta. Piero invece ha otto punti di penalità ma rimane in gara. La seconda manche è meno perfetta: sbaglia Raimondo, sbaglia soprattutto Piero con l’inciampo del cavallo. I due fratelli ora si siedono, in silenzio e guardano gli altri cavalieri. Quando anche i tedeschi sbagliano, finalmente la tensione può lasciare spazio ai sorrisi.
I due si stringono la mano e si abbracciano. Non possiamo forse capire fino in fondo le sensazioni di Piero, contento perché ha vinto il fratello tanto amato, triste perché lui è arrivato secondo. Anche questo rende ancora più epica questa pagina di sport.
I due vinceranno altre medaglie mondiali e olimpiche e chiuderanno la loro carriera con le Olimpiadi di Montreal del 1976. Grazie a loro nel dopoguerra l’equitazione ebbe un forte sviluppo, uno sport che nasce da un binomio unico tra l’uomo e il cavallo.
I due fratelli continueranno a vivere molto vicini l’uno all’altro tutta la vita. Quando Raimondo muore nel 2013, Piero lo ricorda così:
Pochi mesi dopo muore anche Piero dopo una vita passata assieme con il fratello, sussurrando assieme ai cavalli.
Due fratelli, due leggende sportive, due uomini ai vertici dello sport ma che si tennero sempre per mano. Spesso i tifosi provarono a seminare tensione tra i due, ma non ci riuscivano.
E la gara senza il fratello come avversario non aveva alcun senso, non ci poteva essere. Roma 1960, fu l’apice, l’apice di questa fantastica pagina di sport e il momento forse più bello della vita di RAIMONDO e PIERO D’INZEO, “I FRATELLI INVINCIBILI”
Foto di copertina: http://www.cavallomagazine.it/fratelli-d-inzeo-la-storia-della-nostra-storia-1.3478830
3 Comments
Le origini non sono abruzzesi ma molisana, per la precisione albanesi, perché provenienti da Montecilfone (CB), paese di origine albanese.
Origini albanesi le avrà il paese fondato dagli esuli scappati dopo la caduta di Costantinopoli, ma la stirpe è italica. E loro erano italiani DOC.
Ma questi due signori gridarono la carica a cavallo, tipo celere, a Porta S.Paolo contro i lavoratori che protestavano contro il governo Tambroni e la sua giunta fatta insieme ai neo-fascisti del MSI. Una vergogna!!!