Tutto inizia a 5 anni per gioco con il mio primo archetto. I miei genitori erano entrambi arcieri e innamorati di questo sport. A 10 anni ho fatto la mia prima gara ufficiale, e ovviamente ho vinto. Era il 04 Maggio 1986 e pioveva forte. Ricordo che era appena successo l’incidente a Chernobyl, forse per questo ho perso presto i capelli (e ride)
Era semplice, mi allenavo tutti i giorni con mio padre. Tiravo, tiravo e tiravo continuamente. Per fare questo sport devi essere caratterialmente calmo. A me non ha pesato. Nei primi anni devi principalmente tirare bene, concentrarti per tirare e migliorare. Tirare bene è un mantra che mi sono portato negli anni, anche nei momenti decisivi
Avevo due modelli, entrambi americani: Darrell Pace e Richard McKinney
Sinceramente non ci ho mai pensato. Ho sempre vissuto alla giornata e ho sempre pensato di allenarmi al meglio. A 14 anni ho avuto la prima chiamata in nazionale e già a 17 anni ho partecipato ai mondiali Senior. Nel 1995 ho vinto la medaglia d’argento al mondiale senior a squadre e mi sono qualificato per le Olimpiadi
Ero tranquillissimo anche se emozionato perché rappresentavo l’Italia. Quell’anno ho lasciato la scuola per le Olimpiadi: non era possibile preparare la maturità e nel frattempo preparare l’Olimpiade. E forse questo i professori non lo capivano.
Alle Olimpiadi non è importante solo partecipare, è importante partecipare ma devi provare a vincere. Per me era la prima, ero giovane, non sentivo la pressione. Alla fine con Parenti e Bisiani abbiamo raggiunto il bronzo. Ricordo che il primo turno siamo andati malissimo e vinto solo di uno con Taipei poi ci siamo ripresi.
No, ho tirato bene e ho perso ai quarti al tiro di spareggio con il futuro campione olimpico. Ma per quell’Olimpiade per me rimane la felicità massima per il bronzo.
L’Olimpiade di Atlanta per me è l’edizione dei Giochi più bella. Vissuta tutta, dalla cerimonia d’apertura alla chiusura. Un’atmosfera unica ed elettrizzante. E poi il villaggio, la cosa più bella di un’Olimpiade. Ricordo ancora le abbuffate di cibo che facevamo io e Bisiani al ristorante
Venivamo da un bellissimo oro a squadre ai mondiali del 1999 e c’era attesa per Sydney. È stata mentalmente un’Olimpiade molto pesante, 33 giorni di trasferta con tappe di acclimatamento tra Giappone e Australia.
Battuti gli USA, in finale forse ci siamo un po’ rilassati, ma quando vai contro la Corea del Sud è quasi normale. È arrivato l’argento, risultato migliore rispetto ad Atlanta
Sono stati anni d’oro. Ho vinto l’oro indoor mondiale nel 2001, sono stato primo nel ranking mondiale e ho vinto soprattutto il mondiale individuale outdoor del 2003 a New York. Sono stato l’unico italiano a riuscirci.
E l’ho vinto mentre lavoravo in un negozio a Milano e continuavo ad allenarmi. Vincere un mondiale poi è molto più difficile che vincere un’Olimpiade, più partecipanti, più competizione
Sì, la sera prima della finale, mentre mi stavo sistemando la valigia per tornare (solitamente sono molto disordinato) entra in camera lo psicologo, Mauro Gatti, e mi chiede “Michele, sei agitato?”. Io molto semplicemente rispondo: “Tranquillo, non preoccuparti. Sono sereno, domani vinco io”. E ho vinto
Ad Atene non sono arrivato in splendida forma. Inoltre gli allenamenti a squadre non sono stati ben gestiti da parte del tecnico. Ecco, ad Atene ho solo partecipato. Alla fine è stato comunque un bel momento per la vittoria di Marco (Galiazzo)
L’entrata in Aeronautica é stata fondamentale perché ti permette di allenarti a tempo pieno e riesci a gestire meglio il tuo tempo. Considera che il tiro con l’arco è uno sport costoso: iscriversi alle gare costa, il materiale costa. Probabilmente se non fossi entrato in Aeronautica avrei smesso di tirare e l’oro di Londra non sarebbe mai arrivato
Sono arrivati successi anche in quelli anni tra Europei e mondiali. Però senza dubbio ho avuto anni di crisi tecnica e mentale. Non mi sono qualificato a Pechino, non sono stati anni facili
Intanto voglio dire che tra tutte, da un punto di vista organizzativo e di atmosfera è stata l’Olimpiade più bella. Noi arrivavamo da un anno negativo, ci davamo perdenti e senza alcuna possibilità. Avevamo solo una possibilità, quella di non finire nel tabellone della Corea. Nel ranking siamo andati così così, un sesto posto.
La sera prima della fase finale l’allenatore ci ha comunicato che avremo tirato con una sequenza diversa: Nespoli, Galiazzo e Frangilli.
Arrivando sesti non eravamo dalla parte della Corea e sconfiggendo Taipei e Cina ci siamo ritrovati in semifinale. Dopo aver battuto il Messico in semifinale (li ho anche ringraziati perché non hanno tirato bene) abbiamo visto che gli Stati Uniti avevano battuto la Corea. E sono entrato nel panico. Perché se vai in finale con la Corea sai che probabilmente perdi e sei sereno, se vai con gli Stati Uniti, sai che puoi vincere.
Avevo 35 secondi per tirare quella freccia. Tutti mi dicevano “devi fare 10”. E io pensavo “Lo so anch’io che devo fare 10”. Ma ero tranquillo. Un po’ con la mente tornavo agli allenamenti iniziali perché l’obiettivo era sempre lo stesso: tirare bene. Avevo calcolato il vento, avevo in mente tutti i tiri precedenti, sapevo che avrei fatto quel 10. E 10 è stato
Si, perché in quel momento raggiungi il top. L’oro olimpico è un emozione che non scordi mai. Le lacrime erano la conseguenza di un punto di arrivo della mia carriera ed erano anche per la mamma che mi ha seguito sempre quando era in vita e non ha potuto vedere l’oro
Non è cambiata, ci si allena sempre per l’obiettivo successivo
Ho vinto tre mondiali, poi ho smesso nel 2010. Si gareggia all’aperto in mezzo alla natura. È una specialità che fanno in pochi. È molto faticoso. Si tira a distanze conosciute e sconosciute.
È importante se all’interno c’è competizione. L’arco è uno sport individuale, quando si tira si è da soli, anche se nelle competizioni a squadre la tua freccia pesa anche per gli altri. Con la squadra ci si aiuta molto nella gestione del tempo e nella strategia. Poi quando si sta tanto tempo assieme, si diventa amici
La capacità di non pensare ad altro, la capacità di non distrarti. Nel mio sport è pensare ogni singolo momento della sequenza di tiro, non puoi pensare ad altro. Quando hai finito puoi distrarti per un po’, fino al tiro successivo, poi devi tornare a pensare solo e unicamente al tuo tiro. È un po’ come pensare al nulla e rimanere con la testa solo su quello che fai
Perché ho un modo di tirare “diverso” messo a punto con mio padre. Lo abbiamo imparato un po’ da McKinney e poi guardando tante gare. Le vacanze in estate per me significavano andare a vedere i mondiali con i miei genitori che mi hanno insegnato tanto di questo sport. E così é nata questa nuova tecnica e sono diventato “l’eretico”. E’ uscito anche un libro nel 2003 scritto con mio padre Vittorio dal titolo “L’arciere eretico”. Pensa che ero l’idolo della nazionale femminile coreana per questo stile “eretico”
Imparano a scuola, alle elementari. Già a quei livelli selezionano per i vari sport e si allenano, si allenano e si allenano. Tutti hanno lo stesso metodo, la stessa scuola, lo stesso modello di tiro. A un torneo di Pechino del 2001 vennero con la squadra B e vinsero comunque. Sono meno estroversi di altri, più metodici. Noi a volte li prendiamo in giro e facciamo loro scherzi. Ma poi nel mondo dell’arco siamo tutti amici, c’è un bel clima
No, ho dato il massimo in tutte, ho tirato in tutte al massimo delle mie possibilità. Quando gareggi al massimo, il rammarico non esiste
Prima di tutto, dico di studiare. E poi di provare tanti sport, non solo uno. È importante scegliere lo sport giusto a seconda del tuo carattere. Per arrivare ad alti livelli poi devi mettere lo sport prima di tutto, a volte questo comporta una vita non sempre facile, perché non possono esistere altre priorità oltre all’allenamento e oltre al tuo sport
Beh non proprio tutto: mi manca un europeo indoor individuale e una medaglia olimpica individuale. E’ dura, ma non si molla mai
Io non farei solo la quinta, ma anche la sesta o settima Olimpiade perché mi diverto. Ora abbiamo il nuovo direttore tecnico Berruto. A Giugno ci sono i mondiali in Olanda, vedremo se ci sarò e cosa succederà
Sono una persona normalissima, con un hobby di cui non posso fare a meno, i videogames
Continuate a seguire e a raccontare i nostri sport, ne vale la pena.
Foto di copertina: https://worldarchery.org/news/140799/best-olympic-archers-all-time-8-michele-frangilli
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