È il 18 luglio 1976 e lo sport sta vivendo una pagina destinata ad entrare nel mito senza tempo. A Montréal si stanno svolgendo i Giochi della XXI Olimpiade ed in pedana nella finale delle parallele asimmetriche c’è una ragazzina, ha un body bianco e i capelli raccolti, viene dalla Romania: il suo nome è Nadia Comaneci.
Il suo esercizio è struggente, Nadia è la forza del leone e la grazia di una farfalla che sconfigge la forza di gravità, un mix di potenza ed eleganza,
Un cronista dice che Nadia sembra nuotare in un oceano d’aria.
Alla fine dell’esercizio i giudici si guardano e parlano tra loro e quel punteggio segna per sempre il limite tra la perfezione e l’imperfezione.
ma il 10 non è previsto perché non è pensabile, per cui il tabellone di Montreal indica 1.0. Si pensa a una penalità, si pensa a qualche errore, ma dopo qualche secondo lo speaker annuncia:
“Signori e signore, spostate la virgola. Abbiamo un 10 perfetto”.
E così in quella notte canadese lo scricciolo rumeno ha riscritto lo sport, per sempre. In quei giochi Nadia raccoglierà altri sei 10, ma il primo, quel volo perfetto è destinato a rimanere tra le pagine incancellabili ed indimenticabili dello sport.
Un pagina di sport che si intreccia con altre due storie, belle e drammatiche allo stesso tempo. La prima è quella di Bela Karolyi, il suo allenatore che la scopre mentre la osserva in una palestra della scuola. Con lui Nadia si allena 4 ore al giorno, 6 giorni a settimana : i fianchi non possono arrotondarsi, la pancia deve rimanere piatta, la bambina deve restare tale perchè questo vuole l’allenatore. Si racconta che una notte Bela vide che la luce del bagno era ancora accesa: costrinse le ragazze ad uscire nella fredda notte rumena e a correre in pigiama.
Ma Nadia seguiva in tutto il suo allenatore e in quei stratosferici 10 ci sono anche le infinite ore tra una trave e una parallela.
L’altra storia che intreccia la vita e la carriera di Nadia Comaneci è la Romania e il suo regime. La “Fata di Montreal”, cosi chiamata dopo i successi nell’Olimpiade canadese, diviene il simbolo di quel regime ricevendone onori e ricchezze. Ma non solo: ricevette la riconoscenza come Eroe del Lavoro Socialista, venne trasferita in una villa lussuosa di Bucarest
Nadia tentò il suicidio e solo dopo anni parlerà delle violenze e dei soprusi ricevuti.
E in una notte del 1989 Nadia Comaneci, la perfezione nello sport,
dove vive ancor’oggi e dove allena giovani ginnaste: poco dopo cadde il muro di Berlino (ma questa è un’altra storia).
Per lo sport Nadia Comaneci è un simbolo, è il simbolo della perfezione, della leggiadria, della bellezza. Una bellezza e un mito iniziato in una notte canadese ma che rimarrà negli anni, come una pagina bella, da raccontare, senza tempo. NADIA COMANECI, IL PRIMO 10 DELLA STORIA DELLO SPORT, LA PERFEZIONE
Foto di copertina: https://www.olympic.org/news/snapped-reflections-and-revelations-on-comaneci-s-perfect-10