È una calda domenica di Agosto a Barcellona ed è l’ultima giornata di gare dei Giochi Olimpici del 1992, edizione che Juan Antonio Samaranch ha voluto nella sua città. Siamo alla Piscina Picornell nel Colle del Montjuic da dove si domina tutta la città dalla Sagrada Familia a Barceloneta: è il giorno in cui tutta la Spagna si attende il trionfo dei suoi eroi, è il giorno in cui 18 mila spagnoli riempiono la piscina olimpica.
La Spagna vuole quell’oro per chiudere in bellezza l’Olimpiade più bella della loro storia. Gli spagnoli hanno eliminato in semifinale gli Stati Uniti mentre l’Italia ha vinto una battaglia contro la Comunità Stati Indipendenti (ex-URSS) grazie a un super Attolico.
Ci sono tutti al Picornell quel giorno, ci sono il Re Juan Carlos e il Principe Felipe. Si gioca in una bolgia pazzesca.
È una sfida tra due squadre mediterranee con allenatori balcanici, Matutinovic per la Spagna e Ratko Rudic per l’Italia: fantasia e metodo a formare due squadre fortissime.
Negli spogliatoi solo silenzio e il rumore dei passi che si avvicinano alla piscina, la tensione è altissima.
Si parte ed è subito una partita appassionante, nervosa, combattuta, vibrante. Ferretti e Caldarella portano il Settebello sul 2-0, Estiarte accorcia ma l’Italia ha una marcia in più e con Campagna e Ferretti si porta sul 4-1 prima della rete di Gomez con cui finisce il secondo quarto sul 4-2. Il terzo quarto si apre con la rete di Garcia, ma le reti di Campagna e Caldarella fissano il punteggio sul 6-3 a metà del terzo quarto. Sembra finita ma non lo è perché i 18 mila del Picornell sono assordanti, perché tutta la Spagna spinge i suoi eroi in calottina e perché anche gli arbitri forse sono vittime della bolgia spagnola.
In piscina si lotta su ogni palla, è una guerra sportiva. Garcia fa una doppietta e a fine terzo quarto l’Italia è 6-5. A inizio dell’ultimo quarto Ferretti fa 7-5, ma Estiarte riporta sotto i suoi e a 37 secondi dal termine Oca fa 7-7 facendo impazzire il popolo di Barcellona.
Finisce qui la partita normale e inizia qualcosa che trascende lo sport, qualcosa di epico, leggendario che fa pulsare i cuori di tutti gli italiani davanti alla TV.
Con i tempi supplementari Spagna-Italia diventa un film, indimenticabile, meraviglioso, un film che racconta tutta l’emozione delle Olimpiadi. Il primo supplementare finisce 0-0 mentre Fiorillo in un clima infuocato viene espulso. A 42 secondi dalla fine del secondo supplementare Estiarte su rigore porta avanti i suoi. Sembra finita perché l’Italia è sola contro una squadra fortissima, contro un popolo intero e possiamo dirlo, contro decisioni arbitrali quantomeno dubbie.
Bovo serve Ferretti che fa gol: 8-8 a 20 secondi dalla fine. Ci saranno altri tre tempi supplementari di pathos, emozione, follia sportiva, ma finiranno tutti senza reti all’interno di una piscina in cui ormai è in corso una corrida. Dopo cinque supplementari le due squadre sono ancora in parità.
Ora la Spagna rabbiosa si rigetta in avanti spinta dall’urlo di tutto il popolo ed ottiene un’altra, l’ennesima, superiorità numerica. Estiarte tira, Attolico è superato, ma gli Dei di Olimpia hanno deciso che quella palla deve sbattere contro la traversa. Mancano sette secondi. È finita.
L’Italia è campione di Olimpia in quella che entra senza dubbio tra le più grandi imprese della storia sportiva italiana.
Piangono tutti a Barcellona, piangono i vincitori per la gioia di un trionfo che resterà per sempre nella leggenda, piangono i vinti perché hanno perso quella gioia unica di vincere l’oro olimpico davanti alle proprie famiglie e alla propria gente, piange Manuel Estiarte, il più forte, ma lo sconfitto di quel giorno.
La Gazzetta dello Sport il giorno dopo titola a grandi lettere semplicemente: “Settebellissimo”.
È il successo di una generazione eccezionale di campioni e di uomini e di un condottiero unico, quel Ratko Rudic che con la sua programmazione, i suoi metodi, i suoi allenamenti, la sua rigidità, all’inizio non era amato. Ma nel ritiro pre-olimpico si crea un clima perfetto, i giocatori si rendono conto che si può arrivare alla grande impresa e si uniscono creando un gruppo unico che ha saputo vincere davanti a una nazione intera. È un gruppo che ripete il trionfo di 32 anni prima alle Olimpiadi di Roma: nessuno era ancora nato all’epoca.
Ed è una storia che non finisce quel giorno: campioni d’Europa a Sheffield nel 1993, campioni del mondo a Roma nel 1994, campioni d’Europa a Vienna nel 1995, bronzo ad Atlanta 1996. Un ciclo unico, indimenticabile di vittorie, di grandissimi campioni e di grandissimi uomini.
Non è mai bello fare classifiche quando si parla di vittorie sportive, ma il capolavoro di Barcellona è senza dubbio una delle imprese del secolo della storia azzurra, una di quelle storie da raccontare ai propri figli e da custodire gelosamente nel cuore.
E allora ricordiamo i nomi di questi eroi che hanno scritto una pagina memorabile dello sport, facendo piangere di emozione anche chi la pallanuoto non la segue tutti i giorni. E questo rappresenta la bellezza unica ed eterna dell’Olimpiade.
E noi, scrivendo questi nomi, abbiamo avuto i brividi.
È una pagina epica dello sport italiano, è la storia dell’oro olimpico del Settebello di Barcellona 92: il giorno in cui il Settebellissimo diventa leggenda.
Ph. copertina sitoweb lenius.it
1 Comment
Una pagina stupenda per lo sport, non italiano, ma mondiale, di agonismo, perfezione tecnica e grande cuore, i miei amici napoletani, direbbero”cazzimma”, spero di non sbagliare sintatticamente.