Tre medaglie d’oro in tre diverse edizioni dei giochi Olimpici, la prima atleta a riuscirci. Tre medaglie d’oro intervallate da infortuni gravi che avrebbero abbattuto chiunque, ma non lei. Il suo nome è Deborah Compagnoni
È valtellinese di Santa Caterina Valfurva la nostra Deborah, una terra dai valori forti e dalle persone orgogliose della propria terra.
Ed è qui, tra le piste di Santa Caterina inizia i suoi allenamenti e la sua carriera; nel 1988 subisce il primo terribile infortunio al ginocchio, ma Deborah non molla. Torna ad allenarsi, allenamenti e sacrifici, allenamenti e sacrifici perché in fondo lei sa che un giorno potrà diventare una regina.
E nel 1992 si presenta alle Olimpiadi in grande forma, vuole stupire il mondo.
E nel Supergigante la sua gara è maestosa: la rivale, la francese Carole Merle chiude a 1”41. Un distacco impensabile.
Quel giorno entra nel mito dello sport italiano perché poche ore dopo Alberto Tomba vince il gigante e la La Gazzetta dello Sport titola: “Regina e Re”.

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Il giorno dopo la Compagnoni parte nettamente favorita nello slalom gigante ma cade e si spezza il ginocchio: il suo urlo di dolore fa il giro nel mondo ed entra nelle case con una forza impressionante. La carriera di Deborah sembra finita, sembra. Ma è valtellinese Deborah, ha una mente forte e torna in pista, perché la regina è lei.
E il nuovo appuntamento è Lillehammer per i giochi del 1994. La voglia di riprendersi il titolo mancato ad Albertville è tanta e la gara diventa un dominio assoluto di Deborah. Martina Ertl giunge seconda a 1”22, Vreni Schneider terza oltre i due secondi.

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Quando non ha infortuni non c’è storia. Una gara emblematica è Park City nel 1997: la seconda giunge con un distacco di 3”41, un record.
Rimane un ultimo appuntamento per scrivere una storia e consegnarla alla leggenda: Olimpiadi di Nagano 1998. Lo slalom speciale non è la sua specialità ma solo sei centesimi la separano dall’oro per un argento insperato alla vigilia. E poi il gigante.
Altro show, altro capolavoro, ancora una volta distanze siderali. Meissnitzer seconda a 1”80, Seizinger terza a 2”02. Deborah aggiunge il terzo oro alla sua collezione olimpica, aggiunge il terzo oro alla sua carriera in cui senza quegli infortuni avrebbe dominato ancora di più.

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Nella storia dello sci rimane la leggenda di una fuoriclasse indimenticabile che con la sua classe e il suo talento ha riscritto Il mito dello sci italiano.
Una leggenda che ha saputo rimanere una donna semplice, spesso lontana dai riflettori e amica della sua gente della Valtellina dove quando ci torna per tutti è ancora “la Deborah”. Quella Deborah che ha scritto pagine uniche dello sci italiano. Oro ad Albertville, oro a Lillehammer, oro a Nagano: Deborah Compagnoni.
Foto di copertina: https://www.socialup.it/deborah-compagnoni-allori-dolori-biancori-neve/