Atene, 22 agosto 2004. Fa caldo, anzi caldissimo all’Olympic Shooting Centre, nella collina di Markopoulo. Ci sono 38 gradi e c’è vento, un vento forte e bollente. E il vento non è aspetto di poco conto perché quel giorno si disputa la finale Olimpica di tiro a volo, specialità Skeet.
In gara per l’Italia c’è Andrea Benelli: ha 44 anni, fin da piccolo giocava a calcio e sognava di diventare un campione, è un tifosissimo della Fiorentina e di Batistuta ma il padre Luciano, ex azzurro del tiro a volo, un giorno lo ha indirizzato al fucile e ai piattelli.
Quel giorno Andrea sta disputando la sua quinta Olimpiade. Ha vinto un bronzo ad Atlanta, quel giorno in cui il campano Falco vinse uno splendido oro.
Il turno di qualificazione vede il percorso netto di Marco Kemppainen, finlandese con occhiali rosa e capelli a spazzola: 125 piattelli su 125, record mondiale. Benelli è secondo con 124, prestazione eccezionale, ma quel finlandese non sbaglia mai.
Nel round finale Andrea sa benissimo che non può più sbagliare, ma sa bene quanto si è allenato per raggiungere la sua gloria. Ha studiato alla perfezione il poligono di tiro di Markopoulo e lo ha ricostruito nella sua tenuta toscana; ha acquistato una macchina lanciapiattelli simile a quella in cui ci si sarebbe giocati la gloria olimpica. E si è allenato senza fermarsi con dentro di sè un unico, semplice obiettivo chiamato Olimpiade.
E nel round finale anche il finlandese finalmente sbaglia.
150 piattelli non bastano per decretare l’oro, serve lo shoot off finale. In tribuna c’è tutta la famiglia: il papà Luciano, colui che ha voluto il figlio Andrea al poligono, la moglie Silvia, i figli Giulia e Jacopo. Tutti tifano, come allo stadio di Firenze.
Al primo tiro il finlandese centra entrambi i piattelli e Andrea non può sbagliare: e non sbaglia. Ma al secondo la tensione per la posta in palio si fa sentire e il gigante finlandese fallisce un piattello: è match point per l’italiano che però sbaglia e il suo sguardo mostra preoccupazione per quell’errore che potrebbe costar caro.
La gioia di Benelli attraversa la tv ed entra nelle case degli italiani. Corre felice nel poligono di Markopoulo e con le braccia mima l’aeroplano, quel gesto che fanno spesso i calciatori, quello che in fondo fin da piccolo, Andrea voleva essere. È uno dei momenti olimpici più belli per l’Italia: a 44 anni, il fiorentino corona il sogno di una vita. In quella corsa tra piattelli rotti c’è una gioia infinita perchè quella era l’ultima chance.
In quell’ultimo piattello c’è tutto: una carriera lunga 28 anni, una serie infinita di allenamenti, tanti sacrifici e tanti viaggi, tante vittorie e tante sconfitte.
Ma come dice lui guardando quella medaglia che splende d’oro:
“Ho 44 anni, ho cominciato che ne avevo sedici, tutto per questa cosa qui”.
Andrea Benelli
Da piccolo giocava con la Settignanese e sognava di fare il calciatore, non ha mai smesso di amare il calcio e la Fiorentina, ma nel frattempo è diventato storia dello sport italiano. Lui è Andrea Benelli, bronzo olimpico ad Atlanta e meraviglioso oro olimpico nello Skeet ad Atene. Leggenda del tiro a volo!
Foto di copertina: https://www.sportface.it/tav/tiro-a-volo-rubate-le-medaglie-olimpiche-di-andrea-benelli-mi-viene-da-piangere/145306