Erano passati due mesi dalla conclusione del mondiale italiano, quello delle notti magiche. Avevamo sognato tutti con gli azzurri di Vicini fino a quella maledetta partita con l’Argentina che distrusse i sogni di una nazione che stava vivendo la sua estate più bella.
E pensare che le premesse erano state eccezionali: i club italiani avevano vinto la coppa campioni con il Milan, la coppa Delle Coppe con la Sampdoria e la Coppa UEFA con la Juventus. Era un calcio italiano ai massimi livelli.
A settembre del 1990 ha inizio il primo campionato post mondiali: c’è tanto entusiasmo in tutti gli stadi e tanta voglia di tornare a gioire di calcio. È un campionato equilibratissimo: c’è il Milan di Sacchi e degli Olandesi, c’è l’Inter di Trapattoni e dei tedeschi, c’è la nuova Juve che si affida a Gigi Maifredi e Roberto Baggio, c’è il Napoli che pochi mesi prima con Maradona ha vinto il suo secondo titolo. E poi c’è la Sampdoria, da anni ormai una realtà del calcio italiano che pochi mesi prima in una bellissima serata di Göteborg ha conquistato la Coppa delle Coppe.
È la Sampdoria del presidente Paolo Mantovani e dell’allenatore Vujadin Boskov, una squadra che negli ultimi anni oltre alla Coppa delle Coppe ha vinto tre coppe Italia e ha raggiunto un’ulteriore finale Europea persa col Barcellona (Coppa delle Coppe 1989)
Il mercato estivo porta il russo Michailichenko alla corte doriana, squadra che ha nella coppia del gol Vialli e Mancini i punti di forza.
Chi inizia forte è il Milan di Sacchi, ma alla settima giornata il primo scontro diretto dell’anno fa capire a tutti le ambizioni dei blucerchiati. A San Siro manca Vialli, ma la Samp è squadra solida e grazie a un gol di Toninho Cerezo passa 1-0 e va al comando della classifica. È il primo squillo al campionato.
Squillo che diventa ancora più significativo alla nona giornata.
Mancini segna un gol da antologia, di quelli che non si scordano.
La domenica successiva a Marassi va in scena il Derby. È un anno magico per la Città della Lanterna: se la Sampdoria è in testa, il Genoa viaggia tra la quarta e quinta posizione e quel giorno di Novembre una eccezionale punizione di Branco regala il derby ai Grifoni di mister Bagnoli e Capitan Signorini.
A fine Dicembre a Marassi arriva l’Inter e i blucerchiati giocano una partita stellare: segna due volte Vialli, la chiude Mancini. Finisce 3-1 è la Sampdoria vola al comando. Ed è qui nell’euforia della città che arrivano due sconfitte consecutive con Torino e Lecce e un pareggio con la Lazio che fanno pensare alla solita incompiuta Sampdoria. A fine girone d’andata ci sono cinque squadre in due punti all’insegna di un campionato equilibratissimo.
Ma il girone del ritorno sarà semplicemente un’apoteosi blucerchiata. La Samp inizia una serie di vittorie che infiammano Marassi e una città intera. A Genova cade la Juve con un rigore di Vialli, poi cade il Parma all’ultimo minuto con gol di Mancini, poi tocca al Milan: ancora Vialli, ancora Mancini, 2-0 ed anche il diavolo è abbattuto.
Il passaggio di consegna del titolo avviene il 24 Marzo del 1991: a Genova arriva il Napoli campione di Maradona. Sará ancora un trionfo Doriano: 4-1 con Cerezo, Vialli e Lombardo. Sarà una giornata in un certo senso storica perché quel giorno Maradona giocherà la sua ultima partita in Italia prima dei noti fatti di droga.
Con lo scudetto che pare aver preso la strada per la città genovese c’è un’ultima battaglia da superare per il popolo Doriano. Il 5 maggio è il giorno dell’esodo a San Siro. La Sampdoria ha tre punti di vantaggio e l’Inter deve vincere. In quella partita succede di tutto: nel primo tempo vengono espulsi Bergomi e Mancini, e viene annullato un gol a Klinsmann. Nella ripresa Vialli serve Dossena che porta avanti i suoi e fa impazzire il popolo blucerchiato. Ma non è finita. C’è spazio per Pagliuca che para un rigore a Matthaus e poi c’è il momento della storia: Mancini lancia Vialli che supera Zenga e fa 2-0. Il numero 9 fa la capriola sotto la curva dei suoi tifosi. L’impresa ormai è fatta.
Rimane solo la matematica che arriva il 19 Maggio in una Genova festosa e felice. C’è Sampdoria-Lecce e c’è Tonino Cerezo che sigla l’1-0. Poi Moreno Mannini raddoppia e Vialli la chiude sul 3-0.
È la vittoria di una squadra eccezionale, una squadra che si diverte a giocar a calcio. Un gruppo di giocatori che si è innamorato di quella maglia, di quella società e di quella città dove il calcio è ancora un gioco e dove non c’è la pressione di Milano e di Torino. Quella Samp è la Samp delle cene in città, delle uscite dei giocatori, delle feste: è la rappresentazione di una splendida sintonia tra una squadra e la sua gente.
E poi c’erano i giocatori, eroi di un’annata magica: Gianluca Pagliuca, Moreno Mannini, Giovanni Invernizzi, Fausto Pari, Pietro Vierchowod, Marco Lanna, Attilio Lombardo, Tonino Cerezo, Gianluca Vialli, Roberto Mancini, Giuseppe Dossena, Srecko Katanec, Oleksyi Michailichenko, Ivano Bonetti, Marco Branca, Luca Pellegrini.
Era il 12 Agosto 1946 quando la fusione tra la Sampierdarenese e l’Andrea Doria portò alla nascita la Sampdoria: era il 19 maggio 1991 quando la Sampdoria diventò campione d’Italia