L’atletica, la regina dello sport. La regina perché in fondo l’atletica rappresenta la cosa più naturale del mondo: una corsa, un salto, quelle cose che ogni bambino fa quando inizia a camminare. Tra le gare leggendarie ci sono i 100 metri, la gara che determina l’uomo più veloce del mondo. Quante volte i 100 metri hanno raccontato storie eccezionali, uniche, storie di limiti umani.
E c’è stata una notte a Berlino in cui quei limiti umani sono stati raggiunti, forse superati. Era una calda serata d’agosto del 2009, era il 16 agosto, una notte che lo sport non potrà mai dimenticare. Perchè quella notte a Berlino scende in pista Re Usain Bolt, perché quella notte l’uomo raggiunge l’impossibile.
Facciamo un salto indietro nel tempo al 1968: a Città del Messico Hines ferma il cronometro a 9”95, record incredibile a quel tempo. Passano 23 anni e nel 1991 a New York Leroy Burrell realizza il tempo di 9”90. Pochi mesi dopo il Figlio del Vento Carl Lewis si riprende il suo record con uno strepitoso 9”86. Gli anni passano: arriva Maurice Greene che nel 1999 segna 9”79 e poi a Rieti Asafa Powell che nel 2007 ferma il cronometro a 9”74. In 16 anni siamo scesi di 16 centesimi: tanti in una distanza lampo come i 100 metri.
Finisce così la storia umana dei 100 metri, perché nel 2008 nel mondo dello sport scende un marziano. È sempre sorridente, sembra quasi giocare e divertirsi, viene dalla Giamaica e si chiama Usain Bolt. E a Pechino conquista l’Olimpiade e diventa l’uomo più veloce del mondo con un pazzesco 9”69. Ora il limite sembra raggiunto, sembra.
Berlino quella notte diventa il teatro di un racconto irreale, che trascende lo sport e forse anche le leggi della fisica. Alle 21:35 l’Olympiastadion è in silenzio assoluto. Bolt è in quarta corsia con il suo solito stile canzonatorio, in quinta e sesta ci sono Gay e Powell, seri, concentrati.
Il mondo è pronto ad assistere a uno dei momenti più indimenticabili della storia dello sport. Bolt parte subito in modo perfetto, è senza dubbio la miglior partenza della sua carriera. Già ai 30 metri e davanti e vola, vola con le sue leve, vola nella notte di Berlino, vola verso qualcosa di impensabile. I telecronisti di tutto il mondo non trovano gli aggettivi per descrivere cio che vedono.
Le parole di Franco Bragagna dicono tutto:
“Siamo in un’altra dimensione, siamo in un altro pianeta”
Franco Bragagna
Il tempo è mito, è storia, è leggenda, è futuro, è semplicemente 9”58. 11 centesimi meno di Pechino, un miglioramento impossibile in una finale di 100 metri. La velocità media: 37,6 km/h.

L’uomo è stato quasi 40 anni per passare dai 9”95 ai 9”74 migliorando di 21 centesimi. Poi è arrivato Bolt che in un anno ha raggiunto qualcosa di epocale, migliorando di 16 centesimi e segnando un‘epoca. Chissà tra quanti anni sarà battuto, chissà per quanti anni questa pietra miliare dello sport rimarrà realtà.
E pensare che Bolt non si è fermato lì in quell’agosto incredibile: pochi giorni dopo ha realizzato un altro tempo impossibile vincendo i 200 metri in 19”19, ma questa è un’altra storia.
Oggi abbiamo voluto raccontarvi quella serata, quel momento in cui l’uomo ha raggiunto i propri limiti, quella notte in cui Usain Bolt ha corso 100 metri in 9 secondi e 58 centesimi. Impossibile? No se c’è USAIN BOLT
foto di copertina: https://www.marca.com/atletismo/2019/08/16/5d55ae31268e3e914d8b45b2.html