Fa freddo quella domenica mattina a Venezia, è fine Gennaio e il vento gelido rende forse ancora più affascinante e misteriosa la splendida Venezia.
Quel giorno, nonostante il freddo, vanno in tanti all’Arsenale perché arriva la Virtus Bologna di Sandro Gamba, lanciatissima in testa alla classifica con l’obiettivo di lottare per il titolo con Milano.
La Reyer Venezia invece è nella seconda metà della classifica, appena risalita in A1. Con la Reyer, allenata da z Tonino Zorzi, c’è un campione slavo: è nato a Mostar, in Bosnia, poi si è trasferito a Belgrado e il suo nome è Drazen Dalipagic. Drazen era già stato a Venezia a inizi anni 80, poi ancora Partizan e Real Madrid. Il ritorno a Venezia è per amore verso quella città che mai dimenticherà.
Quel giorno nel mitico Arsenale la Virtus è nettamente favorita: lo schema di Tonino Zorzi e più o meno il seguente: “Palla a Praja e poi vediamo come va”.
E va…che la storia viene riscritta. Dalipagic non sbaglia nulla: 18 su 23 da due, 5 su 9 da tre, 19 su 19 ai liberi. Finisce 107-102 per la Reyer Venezia. Sandro Gamba, coach delle V nere, disse: “Poteva calciare con i piedi e far canestro”.
Si dice che Tonino Zorzi a fine allenamento dicesse a Praja: “Drazen ma perché ti fermi ancora dopo l’allenamento a tirare?” E Drazen: “Coach, ma cosa credi, che noi nasciamo con il tiro?”
È questa una delle pagine più belle del basket italiano, scritta da un uomo di 35 anni, che ama Venezia, che ama il suo basket e che in quel 25 gennaio 1987 decide di scrivere la storia.
Si chiama Drazen Dalipagic, per tutti Praja.
foto di copertina: https://ilpoltronauta.com/2014/04/02/drazen-praja-dalipagic/