Lussinpiccolo è il capoluogo di un’isola della costa dalmata che fu prima Jugoslavia, poi Italia, poi ancora Jugoslavia e ora Croazia. È qui, che da una famiglia originaria della Carnia, nacque nel 1914 la più grande leggenda della vela italiana. È questa la storia di Agostino “Tino” Straulino.
Nascere in quella zona significa che devi amare fin da subito il mare. Ed anche per Agostino è così: a 5 anni ha la prima barchetta, una “Passera Lussignana”, imbarcazione tipica del Quarnaro. A 17 anni Agostino naviga per un anno lungo la costa dalmata in quello che è il suo vero battesimo nel mare. Il mare diventa il compagno di vita per l’ammiraglio e per il campione Olimpico Tino Straulino.
Entra in “Marina” a Livorno e partecipa alla Seconda Guerra Mondiale. Nel primo Dopoguerra mentre lentamente si cerca di tornare alla vita normale dopo gli anni del terrore, Straulino inizia a pensare al suo nuovo sogno, il sogno olimpico. Londra, la prima Olimpiade del dopoguerra non è lontana. Ma mentre sta effettuando alcune azioni di sminamento a Taranto viene ferito e la sua vista per un lungo periodo è ridotta.
Straulino non si perde d’animo e si allena di notte, quando la vista non serve: ed ecco Londra 1948, lo sport riparte, la vita riprende, i 5 cerchi sono di nuovo simbolo di pace. Straulino gareggia nella classe Star con Nicolò Rode, anche lui di Lussinpiccolo. Straulino è timoniere, Rode è prodiere. Fino a pochi metri dal traguardo i due sono in testa, poi avviene un disalberamento e una squalifica. Le voci del tempo parlano di una squalifica ingiusta dovuta anche al ruolo di Straulino durante la seconda guerra mondiale in cui era volontario con i mezzi d’assalto della X Mas con lo scopo di affondare navi inglesi a Gibilterra.
Il 1952 è l’anno dei giochi di Helsinki. I favoriti nella classe Star sono la coppia Italiana Straulino-Rode e la coppia americana John Price e John Reid. I due italiani sono a bordo di Merope. Le due coppie dominano la competizione e prima dell’ultima regata la situazione è la seguente: per vincere l’oro l’Italia deve vincere e gli americani arrivare oltre il terzo posto.
Quel giorno a differenza degli altri non piove, differenza importante per i velisti.
C’è una terza coppia che ha un ruolo importante in questa gara, ed è la coppia jugoslava di Fafangel e Basic, anch’essi di Lussinpiccolo. Giochi della storia. Mentre gli statunitensi sono dietro, gli slavi sono primi davanti agli italiani con una vela che quel giorno vola nel mare di Helsinki. Le voci dell’epoca dicono che gli jugoslavi di Lussinpiccolo fanno passare gli italiani di Lussinpiccolo che così vanno a vincere quella medaglia d’oro tanto bella e tanto meritata.
Per Straulino è il coronamento di un sogno olimpico, per l’Italia è la prima medaglia d’oro nella vela. Straulino, sempre in compagna di Rode, vincerà l’argento anche a Melbourne nel 1956. Passerá mezzo secolo prima che l’Italia torni a vincere un oro nella vela, ma questa è un’altra storia scritta da Alessandra Sensini.
Dopo le imprese sportive Tino Straulino tornerà a fare l’ammiraglio, il lavoro che amava in quel mare che per lui era vita. Farà altre imprese nella sua carriera, non sportive, ma che rendono il suo mito ancora più grande e infinito nella storia italiana: l’uscita a vele spiegate dal porto di Taranto e la risalita del Tamigi fino a Londra sono racconti epici di una leggenda dello sport e della navigazione.
Per noi, amanti di sport, “il Comandante” Tino Straulino, oro a Helsinki nella classe Star, è la leggenda della vela italiana e lo vogliamo ricordare con le sue bellissime parole che raccontano i due elementi che un velista deve conoscere, amare e rispettare il mare e il vento.
“Sulla mia isola sono venuto al mondo e cresciuto. Là ho capito il mare e il mare mi ha accolto tra i suoi abitanti. Là ho conosciuto il vento e l’ho fatto diventare mio amico”.
Tino Straulino
Foto di copertina: https://ilpiccolo.gelocal.it/sport/2014/10/09/news/tino-straulino-l-uomo-che-sentiva-il-vento-1.10086650?refresh_ce
1 Comment
Quelle terre aldilà dei confini, sono ancora NOSTRE. Sono terre che ci appartengono Sono le terre della Repubblica “SERENISSIMA di SAN MARCO”. Le abbiamo perse perché: oggi come all’ora, abbiamo avuto uomini di governo privi di attributi.