Se un giorno siete a Carpi, in provincia di Modena, cercate in mezzo a una rotonda una statua di un atleta con pantaloncini rossi che sta correndo. Quando la trovate, sappiate che siete di fronte a uno dei personaggi che ha scritto una delle storie più famose delle Olimpiadi: il suo nome è Dorando Pietri.
Dorando Pietri è un emiliano di Correggio che da ragazzo lavora a Carpi e un giorno decide di iscriversi a una società sportiva locale. Si dice che volesse fare il ciclista, ma poi decise di dedicarsi alla corsa grazie anche all’incontro con Pericle Pagliani, forse il più forte podista dell’epoca.
La storia di Dorando è indissolubilmente legata ai giochi olimpici di Londra 1908. E’ il 24 luglio 1908, il giorno della maratona. A Londra fa caldo, molto più caldo rispetto agli standard britannici. Dorando Pietri ha il numero 19, ha pantaloncini rossi e una maglietta bianca.
Partono forte gli inglesi, desiderosi di fare bella figura davanti al Re Edoardo VII. E partono in modo strano, come racconta Dorando: quasi in ginocchio, mani a terra, pronti a scattare subito. E infatti fin da subito gli inglesi sono in fuga. Dorando Pietri parte invece a ritmo costante, una gara giudiziosa, la gara giusta per sfidare il grande caldo di Londra. E a metà gara inizia a recuperare terreno su tutti avvicinandosi alle prime posizioni.
A 4 km dal traguardo rimane solo il britannico Hefferon tra Pietrie la gloria olimpica. E Pietri vola, superando il britannico. Pietri racconterà che Hefferon nel momento del sorpasso, lo guardò con uno sguardo triste e subito dopo si fermò.
Per Pietri la vittoria è dietro l’angolo, il traguardo è vicino. Vede lo stadio e poi basta, poi non ricorda più nulla.
Dorando Pietri va in crisi di disidratazione ed entra in confusione mentale. Raggiunge lo stadio, mancano solo 500 metri, ma Pietri va nella direzione opposta. I giudici si avvicinano e gli indicano la direzione corretta mentre i minuti passano e in avvicinamento allo stadio c’è l’americano Johnny Hayes.
Intanto Dorando, completamente stremato, lentamente si avvicina al traguardo, ma ai 200 metri cade, non si regge più in piedi. Continua a rialzarsi, spinto da quell’istinto sportivo che lo vuole portare alla gloria olimpica, e continua a cadere. Ci sono 75000 spettatori allo stadio e tutti sono per lui. Anche i giudici vorrebbero la vittoria di Pietri e lo aiutano ad alzarsi, anche perché, narra la storia, non vogliono che vinca un americano. Pochi giorni prima infatti il portabandiera Rose non ha abbassato la bandiera davanti al re Edoardo VII e gli inglesi non l’hanno presa bene: intrecci tra storia e sport.
Un minuto dopo Dorando arriva l’americano Hayes. E’ secondo, ma la nazionale presenta reclamo perché Pietri è stato aiutato dai giudici. Il reclamo viene accettato e Dorando Pietri viene squalificato.
Ci sono tanti premi di consolazione per Pietri, le belle parole della Regina, una coppa d’argento dorata, ma per lui c’è solo la delusione di uno sportivo che per poco ha mancato il grande sogno.
In tribuna c’è un tale Arthur Conan Doyle, colui che inventò Sherlock Holmes: è il corrispondente del Daily Mail. Conan Doyle si innamora del carpigiano e scrive parole bellissime verso Dorando:
“Nessun romano antico seppe cingere il lauro della vittoria alla sua fronte meglio di quanto non l’abbia fatto Dorando nell’Olimpiade del 1908. La grande impresa dell’italiano non potrà mai essere cancellata dagli archivi dello sport”
Artur Conan Doyle
E se c’è la sconfitta sportiva, in quei momenti inizia anche il mito di Dorando che da allora diventa leggenda dello sport. Sarà invitato a tanti eventi, diventerà una star, anche se manterrà sempre la sua semplicità emiliana.
Non sono molte le occasioni nello sport in cui non viene ricordato il vincitore, questa è una di quelle. Hayes nella storia dello sport non ha lasciato il segno, Dorando Pietri sì.
Quegli ultimi 500 metri rappresentano la rincorsa a un sogno, la voglia di raggiungere un obiettivo, la vittoria e la sconfitta, rappresentano la vera essenza dello sport. E’ il sogno di un maratoneta, ma forse il sogno di chiunque fa sport.