50 anni dopo Cortina, le Olimpiadi invernali tornano in Italia, a Torino, che per ospitare i giochi diventa più bella, anzi bellissima. Tra gli impianti costruiti per i Giochi svetta l’Oval Lingotto, un’opera architettonica di assoluta qualità e bellezza.
Ed è qui che l’Italia vive alcune tra le pagine più belle di quell’indimenticabile edizione olimpica. Pagine che hanno un protagonista assoluto, un vicentino di Roana, altopiano di Asiago: il suo nome è Enrico Fabris.
Enrico ha iniziato a pattinare a sei anni nel lago ghiacciato di Roana, portato dal padre, presidente della società di pattinaggio. Poi a 14 anni è iniziata la storia d’amore con la pista lunga, quella pista che lo avrebbe reso uno dei miti d’Olimpia. Una storia piena di sacrifici: tante ore di allenamento, 6-7 al giorno, e tanti trasferimenti per l’impianto di Baselga di Pinè. Sacrifici affrontati con un sogno dentro, un sogno chiamato Olimpiade
E Torino, l’Olimpiade Italiana, è il momento per Enrico di raccogliere la gloria eterna, scrivendo le pagine più belle del pattinaggio italiano.
Già il primo giorno di gare, 11 febbraio, Fabris sorprende tutti con un bellissimo bronzo nei 5000 metri. È il preludio a una settimana sensazionale.
Il 16 Febbraio è il giorno in cui l’Oval Lingotto si riempie di passione e di tricolori. È il giorno dell’inseguimento a squadre: Enrico Fabris, Matteo Anesi e Ippolito Sanfratello realizzano la prova perfetta. La finale con il Canada è un capolavoro nel delirio di un palazzo che ci fa capire quanto sia bello vincere l’Olimpiade e quanto sia ancora più bello vincerla nel proprio paese, di fronte a tifosi entusiasti. È una medaglia d’oro che emoziona Fabris e compagni; una medaglia che emoziona l’Italia intera.
Ma quei giochi magici continuano e il 21 Febbraio è il giorno della finale dei 1500 metri. Fabris non è il favorito, ma dentro di lui ci crede: crede che quella pista, quella città, quel pubblico possano dargli quella spinta in più che può portarlo alla gloria. La gara vede lo scontro tra Fabris e l’olandese Kuipers, che rimane davanti fino agli ultimi 400 metri. Poi inizia la progressione di Fabris: forte, elegante, potente. Fabris passa e chiude in testa. Shani Davis e Chad Hendrick, americani, chiudono al secondo e terzo posto; solo quarto l’olandese Kuipers.
Ma ciò che importa è che Enrico Fabris è ancora oro; Fabris ha scritto un altro capolavoro. La festa può aver inizio. Il Lingotto impazzisce. Franco Bragagna, il commentatore della televisione, usa parole che hanno fatto storia:
“Guardate che tecnica: straordinario! Guardate l’agilità: Enrico Fabris è un esteta della lama lunga, del pattinaggio velocità».
Franco Bragagna
C’è emozione all’inno di Mameli e c’è la consapevolezza che si è scritta la pagina più bella del pattinaggio velocità italiano.
Quando Enrico tornerà a Roana sarà accolto come un re dalla sua gente, sfilerà in mezzo a loro, come i grandi. E quella sera di festa, tra la sua gente, Fabris proverà una forte emoziona, perché lui è una persona semplice, tranquilla e non si aspettava quell’accoglienza da re.
E si sbagliava, perché in quell’Olimpiade di Torino 2006 Fabris ha fatto qualcosa di eccezionale, qualcosa di indimenticabile. Grazie per le emozioni regalate!
Foto di copertina: Reuters/Max Rossi/Files