“Se fare i salti mortali nelle competizioni è sbagliato, non voglio essere giusta”. Così si presenta Surya Bonaly sul suo account Twitter, facendo immediatamente intuire il suo carattere forte e deciso. Surya è nata nell’Isola di Riunione, nell’Oceano Indiano, ma all’età di un anno venne adottata da una coppia di Nizza. Fin qui non sembra proprio la biografia di una pattinatrice; la madre adottiva però era un’insegnante di pattinaggio artistico ed è quindi naturale che Surya si sia avvicinata al ghiaccio. Già vedere sui pattini una ragazza di colore, specie negli anni Ottanta e Novanta, non era un fatto usuale, ma ciò che gli appassionati ricordano di Bonaly sono le sue evoluzioni e soprattutto il suo marchio di fabbrica: il backflip.
Surya vide Norbert Schramm eseguire il salto mortale all’indietro e il suo allenatore, visto il passato da ginnasta, la invitò a provarci. “Mi parve una cosa logica. E lo feci subito, senza paura” dice Surya, raccontando del primo salto fatto durante un allenamento all’età di 12 anni. L’intento era di mostrare l’acrobazia al pubblico solo durante le esibizioni per dare spettacolo. Anche perché il regolamento del pattinaggio artistico, per tutelare gli atleti da infortuni gravi, prevede che l’atterraggio da qualsiasi salto debba essere fatto su un solo piede; e all’epoca pensare di atterrare da un backflip su una sola lama sembrava fantascienza, così come sembrava impossibile eseguire un quadruplo, oggi eseguito da tutti i migliori pattinatori. Forse è stata questa la più grande sfortuna di Bonaly: gareggiare in un’epoca del pattinaggio in cui la giuria premiava maggiormente la componente artistica rispetto alla potenza fisica, mentre oggi spesso viene premiato più facilmente un programma tecnicamente complesso piuttosto che la performance emozionante.
La pattinatrice francese pagò la sua atleticità a caro prezzo, in termini di medaglie, nonostante il palmares sia comunque ricco. Ne è una testimonianza il Mondiale di Chiba 1994, quando la medaglia d’oro l’avrebbe meritata lei, ma i giudici preferirono l’eleganza della giapponese Yuka Sato. Surya quel secondo posto non lo digerì affatto: si presentò alla premiazione con gli occhi lucidi e si rifiutò di salire sul podio; il cerimoniere le mise la medaglia al collo invitandola a salire sul secondo gradino, lei salì ma si sfilò subito la medaglia d’argento. Quel titolo, per quanto mostrato sul ghiaccio, l’avrebbe meritato lei.
Lei che ai Giochi di Albertville 1992 mostrò al mondo il suo backflip durante il riscaldamento e poi in gara tentò addirittura un quadruplo toeloop, non ben completato e non apprezzato dalla giuria, visto il punteggio. Il pubblico invece ha sempre sostenuto la pattinatrice francese, che sorprese tutti quando alle Olimpiadi di Nagano 1998 eseguì alla perfezione il suo fatidico salto mortale. Gli spettatori sbigottiti ed euforici si aspettavano un punteggio stellare, ma ancora una volta i giudici non gradirono quel salto così rischioso e la penalizzarono. La classifica recita decimo posto finale, ma il nome di Surya Bonely rimarrà per sempre scritto nel Pantheon di Olimpia: quel salto proibito è una nuova pagina di storia dello sport.