Si racconta che Mauro Numa, nato a Venezia nel 1961, fosse un ragazzino molto vivace e casinista e che furono i vicini di casa a consigliarlo ad iscriversi alla scherma. Nasce così la storia di uno dei più grandi schermidori della storia azzurra. Non è ancora maggiorenne quando vince il primo titolo italiano; ha solo 21 anni quando ai mondiali di Roma ottiene una splendida medaglia d’argento nel fioretto. L’allenatore è Livio Di Rosa, livornese che rese grande la scherma veneta.
La follia del mondo, con il boicottaggio degli USA e degli Stati ad essi collegati, non rese possibile la partecipazione di Numa alle Olimpiadi di Mosca del 1980 e così fu il 1984, a Los Angeles, la grande occasione olimpica per il campione veneziano.
Numa è tra i favoriti, ma la gara olimpica è sempre un momento in cui la tensione può giocare brutti scherzi, perché ci si gioca tutto, ci si giocano 4 anni di allenamenti e sacrifici.
È il 1° Agosto al Long Beach Convention Centre quando si disputa il fioretto maschile.
Nel primo girone Numa vince tutti i suoi 5 incontri (all’epoca il regolamento era molto diverso da quello odierno); nel secondo girone vince tre incontri su 4 e si qualifica alla fase successiva.
Nel girone di semifinale a sei, viene sconfitto dall’israeliano Hatuel e dal connazionale Cerioni, ma le rimanenti tre vittorie proiettano Numa alla Pool Finale, tra i migliori 16, dove inizia il vero spettacolo di questa finale olimpica.
Il primo incontro della pool finale è ancora con l’israeliano Hatuel, ma questa volta Numa vince 10-2 senza grossi problemi. Poi tocca al tedesco Gey cedere 10-6 allo scatenato azzurro che si qualifica così ai quarti di finale, dove incontra il francese Omnes, già sconfitto nei turni preliminari; finisce 10-8.
Il veneziano è in semifinale, dove lo attende il connazionale Stefano Cerioni (che sarà oro a Seul 1988). La battaglia si prospetta appassionante. Cerioni vola sul 6-1, poi sull’8-4; sembra avere la vittoria in mano, ma stoccata su stoccata Numa torna sotto e si porta sul 10-9, per chiudere poi 11-9 con una stoccata che suscita molte polemiche in pedana e fuori.
Rimane solo il tedesco Behr tra Numa e la gloria olimpica. Quel Behr drammatico protagonista ai mondiali di Roma di due anni prima, quando la sua lama aveva oltrepassato la maschera del russo Smirnov uccidendolo.
È una finale bellissima quella di Los Angeles, forse tra le più belle della storia della scherma. A un minuto dal termine il tedesco è avanti 7-4, ma Numa recupera fino al 7-7 a 24 secondi dalla fine. Il tedesco si riporta sul 8-7, ma a 11 secondi dalla fine Numa pareggia. È un’Italia-Germania che ricorda quella calcistica di Messico 1970.
A quattro secondi dalla fine Numa passa 9-8, sembra finita, ma non è così perché il tedesco Behr pareggia all’ultimo secondo. E si va ai supplementari. Un prolungamento della sfida che può segnare la storia di questi due campioni, perché l’oro olimpico è qualcosa che rimane per sempre. E la stoccata finale, quella che vale la gloria olimpica, è di Mauro Numa, che può lasciarsi andare alla gioia più bella, la gioia a cinque cerchi, la gioia che ogni bambino che si avvicina allo sport sogna un giorno di raggiungere.
Quel momento magico Mauro Numa lo ha raggiunto nel pomeriggio del 1° Agosto 1984: campione olimpico di fioretto individuale a Los Angeles. E lo ha bissato qualche giorno dopo, vincendo anche l’oro a squadre. Un bel successo per il ragazzino veneziano vivace e casinista.
Foto di copertina: https://www.abruzzo.coni.it/it/news/primo-piano/8487-fioretto-d-oro,-30-anni-fa-il-trionfo-di-numa-a-los-angeles.html