Atlanta 1996, i Giochi Olimpici aperti dalla mano tremante di Muhammad Ali nella città dove nacque Martin Luther King. Ed è un’edizione indimenticabile per il ciclismo su pista italiano.
L’Italia era tornata a vincere un’oro a Barcellona con Giovanni Lombardi nella corsa a punti 28 anni dopo Tokyo 1964: erano quelli gli anni d’oro di Giovanni Pettenella, Sergio Bianchetto e Sante Gaiardoni, gli anni in cui l’Italia dominava il medagliere olimpico della pista.
Ad Atlanta le attese erano molte per quella che, per usare il titolo di una canzone che andava forte in quegli anni, possiamo definire una generazione di fenomeni.
Il teatro di quelle giornate dorate è il velodromo di Stone Mountain, centro a una trentina di km dalla capitale della Georgia.
Una fantastica storia che inizia il 25 luglio con l’inseguimento individuale maschile: il protagonista è ravennate e si chiama Andrea Collinelli. Il campione azzurro fa capire le sue intenzioni già nel turno di qualificazione dove con 4’19”699 realizza il record mondiale. Ai quarti di finale è ancora uno show di Andrea contro l’ucraino Yatsenko che viene raggiunto e superato: ed è ancora record del mondo con 4’19”153. La semifinale è un altro capolavoro di Collinelli che parte controllato e poi accelera lasciando senza possibilità l’australiano Bradley McGee che chiude con oltre tre secondi di ritardo. Rimane un ultima sfida e l’avversario è il francese Philippe Ermenault. Ma anche in finale la superiorità del Ravennate è netta: 4’20”893 e francese staccato di quasi due secondi. È oro olimpico, il primo di una spedizione che si preannuncia eccezionale per il ciclismo azzurro.
Il 28 luglio è il giorno dell’inseguimento individuale femminile. La bolzanina Antonella Bellutti è già in testa dopo la qualificazione con il nuovo record olimpico con 3’34”130. Ai quarti l’australiana Watt viene doppiata. La semifinale contro la britannica Yvonne McGregor è una dimostrazione di manifesta superiorità: 3’34”404 e britannica staccata di oltre sei secondi.
Rimane un ultimo passo per la gloria olimpica contro la grande Marion Clignet: ma Stone Mountain è sempre più azzurra. La francese viene sconfitta con oltre 5 secondi di vantaggio. E la Bellutti può piangere di gioia sotto il cielo della Georgia.
Ed è sempre il 28 luglio quando nella corsa a punti scende in pista Silvio Martinello, padovano già campione del mondo della specialità. C’è un alto rischio pioggia ad Atlanta e così Martinello decide subito di partire forte. La finale della corsa a punti viene letteralmente dominata dall’atleta azzurro. L’avversario principale è lo svizzero Bruno Risi che però perde subito un giro. Martinello dopo sei sprint dal comando e ci rimane fino alla fine vincendo con 37 punti. Vince sette sprint dimostrando una superiorità assoluta. Al secondo posto chiude il canadese Walton con 29 punti, al terzo O’Grady con 25. E sotto la pioggia di Stone Mountain, con quella medaglia d’oro al collo, Silvio si emoziona. È gloria olimpica.
Atlanta 1996 per il ciclismo su pista è un’edizione trionfale: le nostre tre frecce tricolori volano nel velodromo di Stone Mountain e riportano l’Italia ai vertici di questo sport dall’infinita tradizione olimpica (presente già ad Atene 1896).
E sono tre campioni veri, figli di regioni italiane dove lo sport è cultura, tradizione e passione. Sono Andrea Collinelli da Ravenna, Antonella Bellutti da Bolzano e Silvio Martinello a Padova. Sono la generazione dei fenomeni della pista italiana. È festa olimpica ad Atlanta 1996