Bartali e Coppi. Due leggende del ciclismo. Due miti dello sport che lo scorrere dei decenni non ha scalfito. Due uomini diversi, per carattere e scelte di vita, diventati, al di là delle loro intenzioni, il simbolo di due mondi contrapposti: Bartali il cattolico devoto, Coppi il laico. Due miti che si incrociano e si sovrappongono, sino a diventare, per molti aspetti, un mito unico. Bartali e Coppi, appunto.
I libri su Bartali e Coppi sono centinaia, molti di cronaca, altri di fantasia, come è inevitabile che succeda con i miti. Da poco ne è uscito uno nuovo: «Coppi contro Bartali. Gli eroi di un ciclismo d’altri tempi» (Diarkos editore, pagine 560, € 19,00). Ne è autore Claudio Gregori, un giornalista che come inviato per «La Gazzetta dello Sport» vanta un palmares invidiabile: ventitré Giri d’Italia, tre Tour de France, dodici Olimpiadi, cinque Mondiali di calcio, dieci di nuoto, due di scherma e motomondiale. Come scrittore Claudio Gregori ha già pubblicato diverse opere, tra cui due di
argomento ciclistico, una su Luigi Ganna, il vincitore del primo Giro d’Italia, e una su Toni Bevilacqua. Ora affronta quello che, nel ciclismo, è il mito dei miti: Bartali e Coppi.
La narrazione di Gregori si sviluppa lungo un arco di tempo che coincide con la vita stessa dei due campioni, o, per meglio dire, con la loro vita agonistica. Gregori la ricostruisce con precisione certosina, in ordine cronologico, dall’innamoramento giovanile per la bicicletta sino all’abbandono dell’attività da parte di Gino Bartali e alla prematura morte di Fausto Coppi il 2 gennaio del 1960. E lo fa con il rigore del vero cronista, riportando non solo l’ordine d’arrivo, con i relativi distacchi, ma persino i passaggi intermedi della varie gare, per esempio sui passi dolomitici e nei momenti decisivi delle gare più importanti.
Ma, nonostante la grande presenza di cifre, non è un racconto arido, quello di Gregori. Tutt’altro. Egli lo arricchisce con riferimenti all’epoca storica e alla vita privata dei sue campioni, la guerra e la prigionia di Coppi in Africa, l’impegno di Bartali per salvare gli ebrei durante l’occupazione nazifascista, la tragica morte, per incidenti in corsa, dei due fratelli minori dei campioni, Giulio Bartali e Serse Coppi. Non manca ovviamente la storia dell’amore proibito (dalle leggi del tempo) tra Fausto Coppi e Giulia Occhini.
Ma soprattutto Claudio Gregori sostiene il suo racconto con una prosa agile, elegante, piacevole, nella quale inserisce, con valore estetico non meno che documentario, precise citazioni dei cronisti del tempo, spesso scrittori di valore: Dino Buzzati e Gianni Brera, Indro Montanelli e Mario Fossati, Gino Palumbo e Achille Campanile, Curzio Malaparte e Candido Cannavò, tanto per ricordarne qualcuno. Ma Claudio Gregori adorna anche il suo racconto di numerose citazioni di grandi poeti e scrittori, da Catullo a Virgilio, da Shakespeare a Whitman, da Petrarca a Leopardi, da Saba a Maupassant, da Baudelaire a Verlaine, da Goethe e Garcia Lorca, da Sartre ad Alda Merini per finire con Jorge Luis Borges. Sono citazioni brevi, sempre pertinenti, mai ostentate, e comunque frutto di ampia cultura.
Ma è tutta la prosa di Gregori che avvince e diventa puro lirismo nella descrizione delle Dolomiti: «Le hanno costruite i coralli. Sono eleganti e bellissime. Hanno la testa fra le nuvole. Si lasciano baciare dal sole. Il vento, vecchio playboy, le accarezza. La nebbia le orla di foulard leggeri». Una descrizione da innamorato.
Dicevamo prima che il libro ha una sequenza cronologica. Con una eccezione, che giustifica il titolo. I primi capitoli sono dedicati al Giro d’Italia del 1949, quello in cui Coppi va decisamente «contro» Bartali. Coppi aveva già vinto il Giro del 1940. Lo aveva fatto partendo come gregario di
Bartali. Non «contro», anzi con l’aiuto di Bartali che lo aveva aiutato quando, sul Pordoi, Coppi era entrato in crisi sino a pensare al ritiro. Ma nel 1949 la situazione è diversa. Bartali è pieno di gloria per il successo al Tour dell’anno precedente. Ma Coppi, se vuole essere il numero uno, lo deve
attaccare in tutti i modi. È l’allievo che vuole e deve superare il maestro. Da qui la loro rivalità. Che però, al di là delle strumentalizzazioni altrui, è solo sportiva, agonistica. Perché quando Bartali è all’ospedale in pessime condizioni dopo un incidente. Coppi lo va a trovare con sentimenti di
amicizia. E quando Coppi muore, Gino Bartali detta a Gianni Brera parole di grande umanità. Di più: di sincera amicizia.
Questo e molto, moltissimo altro, nel libro di Claudio Gregori. Un libro che merita davvero di essere letto. Anzi: gustato