14 Febbraio 1984, giorno di San Valentino, Sarajevo, Jugoslavia, Zetra Olympic Hall. Un giorno entrato per sempre nella storia dello sport. E’ il giorno della finale della danza su ghiaccio e si attendono due meravigliosi protagonisti: Jayne Torvill e Christopher Dean.
Jayne e Christopher, inglesi di Nottingham, già in giovanissima età dimostrano un talento unico. Ma il vero capolavoro è l’unione di questi due campioni, un’unione che diventerà una grande bellezza, leggiadra, creativa, unica, leggendaria. Ed è Janet Sawbridge, argento nella danza ai mondiali di Colorado Springs 1965, a convincerli a provare assieme, cambiando la storia di questo sport.
Jayne e Christopher nel ghiaccio trasmettono fantasia, passione, amore per uno sport che per loro è semplice naturalezza. I loro sorrisi nel ghiaccio fanno innamorare un popolo, quello britannico, che negli sport invernali non ha una grande tradizione.
A Lake Placid nel 1980 arrivano quinti, ma sarà l’inizio di un quadriennio magico che culminerà quel giorno di San Valentino di Sarajevo 1984. Dal 1981 al 1984 è un autentico dominio: Jayne e Christopher vincono europei e mondiali esaltando il pubblico che ammira estasiato la loro poesia sul ghiaccio. Nel frattempo, in patria, Torvill e Dean sono diventati icone dello sport ed anche la Regina li invita spesso a palazzo.
Rimane l’oro olimpico per la consacrazione definitiva, ed ecco Sarajevo 1984, quella splendida città che un decennio dopo sarà la vittima di una delle guerre più drammatiche degli ultimi 50 anni. Lì dove negli anni 90 si sparavano bombe e granate, a Febbraio 1984 si svolsero i Giochi Olimpici, la celebrazione più bella dello sport.
Dopo il programma corto gli inglesi sono già al comando davanti ai sovietici Bestemianova/Bukin. Ma è il programma libero quello destinato a riscrivere la storia. Sono in quasi 25 milioni davanti alla televisione per assistere all’esibizione della coppia inglese.
E alla Zetra Hall, Jayne Torvill e Christopher Dean con i loro completi viola, non deludono, anzi emozionano ancora, e questa volta ancora di più, il mondo intero. Entrano per mano, si inginocchiano uno di fronte all’altro, poi con le struggenti note del Bolero di Ravel, iniziano il loro romanzo sul ghiaccio. Sono quattro minuti di brividi: il rumore delle lamine nel ghiaccio scalda il cuore del pubblico, l’armonia del gesto è inarrivabile, la dolcezza dei loro sguardi indimenticabile. Sono quattro minuti senza errori, quattro minuti in cui il talento dei due campioni si fonde in un esercizio che forse è il più bello della storia della danza su ghiaccio. La grande bellezza diventa eterna. Il punteggio è stratosferico: il responso artistico è quello di nove 6.0, il massimo mai raggiunto in una finale olimpica. Sarajevo è ai piedi della coppia inglese. La gloria sportiva è tutta per loro, la consacrazione olimpica li porta nel firmamento dello sport
Vinceranno ancora, poi diventeranno professionisti e la loro fama crescerà a dismisura.
Ma rimane tempo per un’ultima danza, forse ancora più struggente perché in un momento storico particolare. E’ il 1994, Olimpiadi di Lillehammer: mentre in Norvegia c’è la festa dello sport, nella loro Sarajevo c’è la guerra e la sua follia: la Zetra Hall è uno dei tanti cimiteri di guerra. E come per incanto o forse perché semplicemente lo sport a volte è magia, Jayne Torvill e Christopher Dean tornano nel ghiaccio. E a distanza di dieci anni ottengono la medaglia di bronzo, una medaglia che forse in cuor loro dedicano a Sarajevo, città martoriata dalla guerra e dalla morte, ma città che quel 14 Febbraio 1984, con le note del Bolero di Ravel, aveva regalato l’eternità dello sport a Jayne Torvill, a Christopher Dean e alla loro leggendaria danza sul ghiaccio
Foto di copertina: Getty Images