La rabbia di Londra 2012 si era trasformata in voglia di rivincita, in voglia di andar a prendersi quell’oro olimpico. E a Rio de Janeiro, Elia Viviani regala all’Italia quell’oro che nel ciclismo su pista maschile manca da Atlanta 1996 quando Colinelli vinse l’inseguimento e Martinello vince la corsa a punti. Ed è proprio Silvio Martinello a raccontare in Rai lo splendido oro di Elia Viviani. Lo stesso Silvio dirà che quell’oro è stata una delle sue emozioni più belle da commentatore.
Londra era stata difficile da accettare: Viviani era primo dopo cinque delle sei prove dell’Omnium, ma nell’ultima prova, il Km da fermo, arriva solo nono e quel sogno olimpico si infrange.
Il quadriennio di avvicinamento a Rio per Elia è ricco di successi: su pista un argento e un bronzo mondiali e quattro ori europei, su strada prima con la Cannondale, poi con Team Sky tante vittorie tra cui una tappa del Giro.
Ed ecco Rio de Janeiro, i 5 cerchi olimpici e il nuovo grande sogno di Elia Viviani. La gara dell’Omnium è composta da sei specialità. Il 14 agosto è il primo giorno di gara, si inizia con lo stratch. Lo vince il campione olimpico in carica Lasse Hansen, uno dei grandi favoriti assieme a Mark Cavendish e Gaviria. Viviani è settimo. L’inseguimento individuale è ancora del danese, Viviani è terzo e si avvicina alla testa della classifica. L’ultima gara del giorno è la corsa a eliminazione: è il solito capolavoro di Elia che vince e si porta in secondo posizione. In questa prova crolla Hansen, primo eliminato mentre Cavendish viene squalificato per un’irregolarità e giunge settimo. In testa dopo la prima giornata c’è il francese Boudat.
La serenità di Viviani fa ben sperare: si dimostra tranquillo, confidente nella sua forza e soprattutto sembra stia vivendo la finale olimpica come una gara normale.
Il secondo giorno è quello della gloria. Viviani con il terzo posto nel chilometro passa al comando, quel chilometro che a Londra mise fuori Elia dalla lotta per le medaglie. Poi è secondo nel giro lanciato e affronta l’ultima prova in testa alla classifica.
Ed ecco la corsa a punti, lo spettacolo nello spettacolo dell’Omnium, dove tutto può succedere. Viviani è sempre in testa ma Cavendish prima, Gaviria e Hansen poi mettono a rischio quel primo posto. Arriva anche una caduta che può compromettere tutto, ma quel giorno nulla può fermare Elia Viviani. Alla volata numero 15 arrivano i punti che valgono il quasi oro. Cavendish e Hansen non hanno più la forza per guadagnare il giro e per il campione di Isola della Scala è oro e gloria olimpica.
Sono passati 20 anni da Atlanta 1996, da quell’edizione dei Giochi in cui Silvio Martinello, Andrea Colinelli e Antonella Bellutti ci regalarono splendidi ori. A Rio è il momento di Elia Viviani che corona il proprio sogno.
Un ragazzo semplice, che aveva iniziato giocando a calcio e a tennis e che a nove anni si innamora del ciclismo grazie a un amico e inizia a vincere, vincere e vincere, fino a Rio 2016. Un ragazzo determinato e deciso nel raggiungere quella medaglia.
E di quella giornata brasiliana ci rimangono gli ultimi tre fotogrammi: Elia in pista con la bandiera italiana tenuta con tanto orgoglio, lo splendido abbraccio con papà Renato e mamma Elena che sono in prima fila, commossi ed emozionati e infine le lacrime sul podio, le lacrime di un ragazzo che in quel momento ha raggiunto il sogno di una vita. Perché alla fine l’Olimpiade è sempre l’Olimpiade.
Elia Viviani a Rio 2016, come nelle favole!
Foto di copertina: Autore: ERIC FEFERBERG | Ringraziamenti: AFP/Getty Images