ARTICOLO DI MATTIA LASIO
“La battaglia! Dritto! Sparano! La battaglia!’’.
Italo Calvino
Così scrive il celebre narratore nostrano Italo Calvino in una delle sue opere principali intitolata “Il sentiero dei nidi di ragno”, risalente al lontano 1947 ma sempre di grande attualità. E nella battaglia, sportiva, andata in scena nella prestigiosa cornice del Meeting di Herculis in quel di Monaco il 14 agosto 2020, l’ugandese Joshua Cheptegei ha realizzato un galattico record del mondo sulla distanza dei 5000m, spodestando dal trono della distanza un certo Kenenisa Bekele – dopo ben tre lustri – non propriamente l’ultimo arrivato. Quella di Cheptegei è una battaglia contro l’avversario più complesso per chi pratica l’atletica leggera: il cronometro. Un cronometro che segna, alla fine dei dodici giri e mezzo di pista, 12:35:36 ovvero il nuovo primato mondiale su una delle gare più affascinanti del mezzofondo.
Le intenzioni sono chiare sin da subito e il passaggio ai primi 200m, sotto i 30 secondi, lo dimostra immediatamente. Cheptegei ha con sé tre ‘’lepri’’: Hoornweg che andrà a tirare il primo chilometro, Kissa che svolgerà egregiamente il suo ruolo sino ai 2000m ed, infine, Ramsden il quale scorterà l’ugandese per un ulteriore giro di pista sino ai 2400m. Da quel momento in poi si assiste ad un vero e proprio assolo dell’ugandese, già recordman dei 5000m su strada, a cui nessuno può resistere e mettere i bastoni tra le ruote. Per un breve tratto ci prova il bravo atleta keniano Kimeli, poi secondo al traguardo con l’ottimo tempo di 12:51:78, ma a nulla servirà il suo tentativo di reggere il ritmo forsennato di Joshua Cheptegei che ai 3400m si trova già in vantaggio con una manciata di secondi i quali aumenteranno notevolmente da quell’istante alla conclusione. Cheptegei ha una condizione fisica suprema, indubbiamente perfetta: la sua corsa è in spinta regolare e costante priva di tentennamenti, le gambe girano a meraviglia, le braccia tenute alte contribuiscono alla sua azione volta a superare la prestazione ottenuta dall’etiope Kenenisa Bekele sedici anni prima. Non vi è segno di stanchezza sul suo volto, non vi si trova alcuna smorfia sofferente che dimostra ulteriormente la sua piena maturità e consapevolezza, nonostante non abbia ancora compiuto ventisei anni. Prima dell’ultimo giro la sua espressione è rilassata, decisa, una espressione che non fa trasparire nulla: né ansia, né rabbia, né tantomeno preoccupazione per i secondi preziosi – in una occasione simile più che mai – che inesorabili scorrono. L’ugandese si mostra in perfetto controllo e, elemento ancora più importante, estremamente lucido: corre con una falcata ampia e redditizia, sicuro del suo motore e di quello che può garantirgli. I 400m conclusivi vengono corsi sotto il minuto, ritmo elevatissimo e testimone di una condizione sopraffina.
Il talentuoso mezzofondista svizzero Julien Wenders, classe 1996 detentore del record europeo sui 10km su strada, è uno degli illustri doppiati di Cheptegei che – quando mancano poco meno di 300m alla fine – va ad incitare con sincera passione dimostrando la bellezza, l’umiltà e la magia insite in uno sport unico quale l’atletica leggera è da sempre. Cheptegei conclude la sua fatica con un sorriso raggiante, stoppa il cronometro e capisce la portata del suo operato. La sua espressione è gioiosa, una gioia contagiosa che suggella un vero e proprio capolavoro. Un capolavoro che lo sport, ancora una volta, regala senza pretendere nulla in cambio se non solidarietà e unione. Un capolavoro prezioso e straordinario, grazie al quale è possibile tornare a sorridere spensierati dopo una pandemia di cui tutte le nazioni continuano a portare segni che non possono e non devono assolutamente essere ignorati.
L’atletica riparte con un grosso entusiasmo e un primato destinato a durare a lungo, il restante mondo dello sport non è da meno e prepara le armi per un 2021 eccezionalmente anno olimpico che sarà teatro di sfide agguerrite e speciali. Lo spettacolo è solamente rimandato, non resta che pazientemente aspettare prima dell’entrata in scena di guerrieri che hanno reso la loro passione una professione, capaci di oltrepassare il mero fattore agonistico grazie a prestazioni dietro a cui si cela sacrificio, umiltà e una dedizione di questi tempi sempre più rare.
Foto di copertina: Foto Getty / Matthias Hangst