Oggi si è corsa la prima tappa del Giro numero 103 e Ganna ha indossato la sua maglia Rosa. Ma oggi vogliamo fare un salto nel tempo, vogliamo tornare al 13 maggio 1909, la prima pagina di una fantastico libro che non è solo sport, ma è anche storia d’Italia.
E’ il 24 Agosto 1908 quando La Gazzetta Dello Sport dichiara che in Italia ci sarà il Giro: in quegli anni il ciclismo è seguitissimo e l’attesa cresce giorno dopo giorno per questo grande evento. Sono davvero gli albori di questo sport: Coppi e Bartali non sono ancora nati, l’Italia non ha ancora conosciuto la guerra. E non è facile l’organizzazione: mancano i soldi, mancano anche i corridori. Ma alla fine il Giro parte con sei squadre e con tanti ciclisti che corrono in solitaria, pagandosi gli alberghi tra una tappa e l’altra. Non esiste ancora la maglia rosa e non esiste la classifica a tempo, bensì a punti: un punto al primo, due al secondo e via così con la vittoria a fine Giro di colui che avrà meno punti.
Si parte da Milano, si parte di notte: partire di mattina sarebbe stato troppo caotico per la presenza di troppi tifosi. Ma si parte di notte anche perchè la tappa è lunghissima e il rischio è arrivare con il buio. La tappa arriverà a Bologna, dopo 397 km. Il momento storico è alle 2:53 della notte in rondò Loreto, l’attuale Piazzale Loreto. Con il pettorale 1 c’è Felice Poli di Sarezzo, il primo a iscriversi. Poi c’è il più anziano, Arnolfo Galoppini di 38 anni e poi c’è Henry Heller. Henry non si chiama così: il suo vero nome è Mario Pacchiarotti ma corre sotto falso nome perchè il padre lo vorrebbe a casa. Poi ci sono i favoriti come Lucien Petit-Breton che ha già vinto due Tour, come Romolo Buni e come Luigi Ganna. E ci sono anche Giovanni Cuniolo, detto “Manina” perchè ha le mani molto grandi e perché ogni tanto nelle volate con le sue mani spinge gli avversari e Giovanni Gerbi, non il massimo della sportività, che usa amici travestiti da carabinieri per indicare la strada sbagliata agli avversari. Tante storie, forse vere, forse no di un racconto da notte dei tempi.
Ma poi la prima tappa parte e nonostante le bici vecchie dal peso di 15 chili, i campioni ci sono. Da Rondò Loreto la carovana del Giro (non si chiamava ancora così) risale Viale Monza dove ci sono tante cadute per le strade non perfette: lo stesso Gerbi deve attendere qualche ora che qualcuno si svegli per riparare la bici. E’ una tappa tutta pianeggiante ma molto lunga. All’altezza di Peschiera cade il favorito Petit-Breton che riparte ma con una spalla lussata. Nel frattempo qualcuno prende un treno per recuperare posizioni, ma la giuria è attenta e squalifica i corridori. Intanto nelle prime posizione si trova Dario Bemi che corre in solitario: a Padova riceve due schiaffi al rifornimento della squadra Bianchi, poi verso Ferrara preso dalla sete scende dalla bici e beve l’acqua di un canale. Intanto la prima storica tappa del giro si avvicina a Bologna e si prepara alla volata con Cuniolo favorito. Invece vince Bemi dopo 14 ore e 6 minuti. Pesce è secondo, Galetti terzo e Ganna quarto.
Quel Luigi Ganna che il 30 Maggio a Milano chiude vincendo la prima storica edizione del Giro d’Italia con 25 punti, due in meno di Carlo Galetti. Quel 13 Maggio a Milano inizia una delle storie più belle per l’Italia: un’Italia che durante le settimane del Giro si mostra al mondo, fiera ed orgogliosa, con le sue bellezze artistiche e naturali. Un’Italia che sarà protagonista anche nelle prossime tre settimane con le grandi emozioni della corsa rosa. Quella corsa che iniziò in una notte milanese del 1909 con una tappa che è una indelebile pagina di sport: una pagina che porta il nome di Dario Bemi
Foto di copertina:
Il Giro d’Italia 1909: corridori fermi a un punto di controllo a Rimini
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