Greg Louganis, fenomeno dei tuffi, divo delle piscine. Un campione che ha scritto la storia del suo sport e non solo, un campione che a Seul fu protagonista di una delle storie piu belle e più drammatiche dello sport.
Louganis è il più forte. Dopo l’argento a Montreal nel 1976 (con oro di Klaus Dibiasi) ha vinto tutto: mondiali 1978, mondiali 1982, Olimpiadi 1984, mondiali 1986. Ma non è solo questo: Louganis è una storia di un neonato abbandonato dai genitori quindicenni, la storia di un bambino che vive con una famiglia che lo ha adottato, la storia di un adolescente che viene deriso dai compagni di classe per la sua dislessia e che vive male la sua giovane età.
Ma è anche la storia di un ragazzo che in piscina, tuffandosi, si scopre forte e pieno di talento: è Sammy Lee a credere in lui e a far nascere il mito di Greg Louganis. Greg si dimentica la depressione e diventa un Dio delle piscine, amato, osannato, invitato ovunque. Il suo stile è pura leggiadria, i suoi tuffi sono l’essenza di questo meraviglioso sport.
E’ il 1988, anno di Seul, anno di Olimpiadi. Greg nel frattempo si è scoperto omosessuale e decide di fare il test dell’HIV. L’HIV in quegli anni era il male, era paura, era tabù, era morte: Greg scopre di essere sieropositivo. Decide di fare silenzio e continuare il suo sport. Un silenzio accompagnato a tanti farmaci. Ed ecco Seul, i cinque cerchi, il sogno olimpico.
E’ il giorno delle qualificazioni alla finale del trampolino e al nono salto Louganis sbaglia: sbatte la testa e cade in acqua. Il pubblico trattiene il respiro ma Louganis esce dalla piscina e rassicura tutti. Louganis ha però un taglio alla testa e perde sangue, ha perso sangue anche in vasca, ma il mondo non sa che il divo americano è sieropositivo.
Il giorno dopo Louganis partecipa alla finale. E’ il più forte e lo conferma: la sua prestazione è semplicemente maestosa, il punteggio finale è 730,80. Forse la miglior prestazione della sua carriera. Il sorriso di Louganis è un sorriso triste: ha vinto l’oro ma dentro di lui c’è un segreto terribile che quella ferita e quel sangue hanno reso ancora più pesante.
Sei giorni dopo è il giorno della piattaforma. Greg in cuor suo sa che quella è la sua ultima gara. Il cinese Xiong Ni realizza una gara perfetta ed è in testa prima dell’ultimo tuffo. Anche l’ultimo tuffo del cinese è ottimo e solo la perfezione può regalare a Louganis l’ultimo oro della sua incredibile carriera. E per farcela Greg esibisce un triplo e mezzo rovesciato, il tuffo della morte. E non sbaglia: l’ultimo tuffo è pura perfezione, poesia, stile. Un tuffo che racchiude una carriera intera, una carriera d’oro: 86,70 per un totale di 638,81. Ancora oro, ancora Louganis.
Finisce così la carriera del tuffatore più grande di tutti i tempi. Qualche anno dopo dichiarerà la sua omosessualità ed anche la sua sieropositività. E anche grazie a lui, come grazie a Magic Johnson, l’HIV inizierà a fare meno paura. Greg Louganis oggi sta bene e racconta di esser stato il più grande tuffatore della storia. Semplicemente Greg Louganis