Tokyo, 22 ottobre 1964, per la ginnastica artistica è il giorno della finale del corpo libero. In gara c’è Franco Menichelli, romano che sta inseguendo quell’oro olimpico che in Italia manca dal 1932, dai tempi del grandissimo Romeo Neri (ma questa è un’altra storia).
Franco si è innamorato della ginnastica a 12 anni in una palestra sul lungo Tevere. Con la ginnastica inizia una nuova vita: la palestra diventa la sua nuova casa, i volteggi e i salti diventano parte delle sue giornate. E in questa grande storia entra anche il suo allenatore, quel Gian Luigi Ulisse che vede in Menichelli quel campione con cui cambiare la storia della ginnastica italiana, sia nei risultati, sia nel modo innovativo in cui affrontare allenamenti e gare: Menichelli lo segue allenandosi tutti i giorni fino a tarda sera.
E arrivano le prime vittorie nazionali e la convocazione a Roma 1960. Qui, nello scenario spettacolare delle Terme di Caracalla, Menichelli vince il bronzo nel concorso a squadre e il bronzo negli anelli: la ginnastica torna a vincere medaglie 28 anni dopo Los Angeles 1932.
E subito dopo Roma inizia il lungo viaggio verso Tokyo 1964. Menichelli ha un solo obiettivo: la medaglia d’oro in casa dei maestri giapponesi, all’epoca invincibili. Impresa forse impossibile, non per Franco. La preparazione è perfetta, il suo stile un po’ anticonformista piace, la sua tecnica migliora, le sue interpretazioni sono sempre e più spettacolari. E non solo, inizia a gareggiare con i pantaloncini corti, cambiando uno standard quasi sacro di quegli anni. Menichelli vince gli europei 1961 e 1963, un bronzo mondiale nel 1962 ed è pronto per Tokyo.
E con la storia torniamo a quel 22 ottobre e alla finale del corpo libero. L’italiano viene da un quinto posto nell’individuale e sa che in questa gara può riscrivere la storia. Dopo gli obbligatori Menichelli è secondo con 9,650, dietro al fenomeno giapponese Yukio Endo, uno dei più grandi della storia, che ha chiuso con 9,700. All’esercizio libero l’italiano sarà l’ultimo a scendere in gara. Il pubblico del Metropolitan Gymnasium è tutto per Endo. Quando tocca a Menichelli il russo Viktor Lisitsky e Yukio Endo sono in testa a pari merito con 19,350: Franco, se vuole quell’oro, deve fare 9,750. E l’esercizio è il capolavoro della sua carriera, le combinazioni multiple sono perfette nonostante le crescenti difficoltà, l’estetica impressiona il pubblico giapponese, l’esercizio è un’opera d’arte. E anche il Giappone applaude. Il punteggio è 9,80. Franco Menichelli è medaglia d’oro, la storia della ginnastica italiana viene riscritta.
Quel magico giorno non è finito, Menichelli vincerà anche l’argento negli anelli dietro al giapponese Takuji Hayata. Menichelli parteciperà anche a Città del Messico 1968, dove purtroppo durante il corpo libero si infortunò gravemente e a 27 anni dovette chiuder la carriera. Ma la vittoria di Tokyo, davanti al popolo giapponese, rimane una pagina infinita di sport italiano, perché quel giorno Franco Menichelli divenne uno splendido Imperatore del Giappone
Foto di copertina: www.coni.it