Domenica ci siamo svegliati con la notizia drammatica e inattesa del “Meraviglioso” Marvin Hagler, uno dei campioni più grandi della storia dello sport. Abbiamo contattato il giornalista di RaiSport Andrea Fusco, esperto e grande appassionato di pugilato
Andrea, quali le prime emozioni quando domenica mattina hai letto che Marvin Hagler era morto?
Immenso stupore, incredulità. Si pensa che i campioni siano immortali, e che lo siano ancor più se chiamati “Marvelous”, come lui stesso amava definirisi. Impossibile pensare che un fisico statuario come lui, impossibile pensare che un atleta con un’applicazione religiosa dell’allenamento come lui, possa morire a soli 66 anni. Pensi che un campione così possa arrivare a 100 anni, pensi che possa sopravvivere a sè stesso, invece è scomparso
Tu sei un appassionato di boxe: quando nasce questa passione?
Il pugilato una volta andava in prima serata sulla Rai e io, con mio padre, vedevo i match in bianco e nero di Burruni, Lopopolo, Del Papa, Zurlo e così mi sono appassionato. Ho anche raccontato in diretta il ritorno di Tyson contro Botha nel 2000. E’ uno sport che mi ha sempre affascinato
Chi è stato per te Marvin Hagler?
E’ stato uno dei più grandi interpreti del pugilato, un campione assoluto. Ha incarnato la massima espressione della tecnica pugilistica e della potenza al di là delle sigle e delle categorie di peso. Per me la categoria più bella è quella dei medi: potenza, velocità, tecnica. E’ stato protagonista di incontri che hanno segnato la storia del pugilato. Mi dispiace solo che nella sua carriera non abbia mai incontrato Carlos Monzon. Ricordiamoci anche Hagler ha avuto una chance mondiale dopo 50 incontri da professionista, molto diverso da oggi. In questi 50 incontri subì due sconfitte contro Bobby Watts e contro Willi Monroe, con entrambi ebbe la rivincita
Quali gli incontri che ricordi di più?
Ho un ricordo indelebile del 30 novembre 1979 contro Vito Antuofermo a Las Vegas, uno dei più cruenti della boxe. Io facevo l’Università. Antuofermo dopo il match ebbe bisogno di 70 punti di sutura. Incontro che fece storia anche perché Antuofermo sfidò Hagler a poche riprese dalle fine facendo con il guantone il segno di avanzare: in questo modo spavaldo stupì Hagler che consentì il recupero ad Antuofermo, ed il match fini in pareggio. Poi ci fu l’incontro con il britannico Alan Minter che, dopo aver strappato il titolo ad Antuofermo, invitò Hagler a Londra per sfidarlo: Hagler disintegrò in tre riprese il bianco inglese. Quel giorno al termine sul ring di Londra i tifosi lanciarono ogni cosa.
Con Hagler ci sono tante storie: come il suo incontro con Roberto “Mani di pietra” Duran che con la sua grande tecnica mise in difficoltà il “Meraviglioso” o come l’incontro con Juan Domingo Roldan, il primo che mandò al tappeto Hagler (che poi vinse l’incontro). Ma Hagler era cosi orgoglioso che disse che era scivolato.
E poi Thomas Hearns, nel 1985, e la prima ripresa piu bella della storia con una tecnica e una potenza devastante da parte di entrambi; l’incontro con Mugabi, altro incontro di una violenza inaudita che Hagler vinse all’undicesima ripresa. Quello con Mugabi fu un incontro in cui i due trascurarono ogni tipo di difesa, pensando solo ad attaccare: si menarono per 11 round.
E infine l’incontro con Ray Sugar Leonard nel 1987, e il tanto rammarico. Quel match, a detta di molti, avrebbe dovuto finire pari: Hagler non accettò mai quella sconfitta e nonostante le borse miliardarie decise di ritirarsi e non tornò più a combattere.
Uno dei più grandi pugili di tutti i tempi, parte della Hall of Fame del pugilato
Hai citato tanti incontri, se dovessi scegliere quello che ti ha emozionato di più?
Per il modo in cui si è trovato di fronte un avversario e per l’imprevedibilità del match, quello con Antuofermo. Per la violenza e la cruenza del match, quello con Minter.
Perché è stato chiamato “Meraviglioso”?
Per il fisico statuario, per la potenza e per la tecnica sopraffina. Perché era un grande incassatore alla mascella, punto debole di tanti campioni. Aveva il mix tipico del fuoriclasse e del campione. Ed era mancino, caratteristica che spesso porta ad imprevedibilità. Era tecnico, mobile, aggressivo al massimo, ma mai incauto. Solo lui , nella storia della boxe, poteva esser chiamato meraviglioso
Hagler era molto legato all’Italia
Sì, Hagler aveva molti legami con l’Italia. In Italia era amato e conosciuto. In Italia aveva reincontrato anche Vito Antuofermo tanti anni dopo l’incontro di Las Vegas. Era l’idolo di Fabrizio De Chiara, giovane pugile che morì in un match contro Imparato a fine anni 90: Hagler andò al funerale. E poi in Italia aveva trovato la moglie a Pioltello, vicino a Milano
Grazie Andrea per il tuo ricordo di Hagler e per il tuo ricordo di quel bellissimo pugilato che spesso ricordiamo con nostalgia, quel pugilato per cui il mondo, e anche l’Italia di fermava
Grazie a te