RECENSIONE DI A.C. giornalista, professore di Italiano e latino e appassionato di sport
Una storia a due facce: umana e sportiva. Un’unica protagonista: Elisa Di Francisca.
È stata la trionfatrice di Londra 2012, con due medaglie d’oro nel fioretto, individuale e di squadra. Un successo olimpico seguito, quattro anni dopo a Rio, dall’argento nell’individuale. E poi sette medaglie d’oro, cinque d’argento e tre di bronzo nei campionati mondiali; tredici ori, due argenti e tre bronzi a livello europeo, senza dimenticare le tante vittorie, e i due trofei, in coppa del mondo e la serie infinita di titoli nazionali, dalle giovanili sino a livello assoluto. Elisa Di Francisca è stata certamente una delle grandi atlete del fioretto. Con un palmares e una carriera da fare invidia a qualsiasi sportivo. Una carriera che la fiorettista jesina racconta ora in un volume scritto con la collaborazione della giornalista Gaia Piccardi: «Giù la maschera. Confessioni di una campionessa imperfetta» (Solferino editore, febbraio 2021). Un libro interessante per il contenuto e piacevole per la forma scorrevole.
In esso Elisa Di Francisca ripercorre tutte le tappe della sua attività sportiva, dalla scelta della scherma su sollecitazione del padre Giacomo, dopo aver abbandonato la danza classica cui l’aveva inviata la madre Ombretta, sino alla sua ultima esibizione prima del ritiro anticipato a causa dello slittamento di un anno delle Olimpiadi di Tokyo 2020. Ci parla del suo circolo schermistico, quello di Jesi, diretto dal maestro Enzo Triccoli, con Stefano Cerioni grande allenatore. Si trova bene in quel circolo Elisa Di Francisca, che è una ragazza un po’ ribelle, insofferente alle regole, poco diligente e poco presente a scuola, tanto che al quarto anno di Liceo viene respinta con sei in condotta. Ma nel circolo di Jesi «essere una ribelle è considerata una buona qualità di partenza in uno sport in bilico tra nervi e aggressività». Tutto bene, dunque. La ragazza fa progressi e tutti capiscono che sta per risplendere una nuova stella nel firmamento ricchissimo del circolo di Jesi. A dodici anni il maestro Triccoli vuole che Elisa Di Francisca si alleni con Valentina Vezzali, che ha otto anni più di lei: «personalità enorme – scrive Di Francisca – carattere… ehm… complesso, regina di tutto: la più forte del reame». Per anni il rapporto tra le due sembra buono, anche perché le gerarchie sono chiare: Vezzali è la stella, Di Francisca solo un’apprendista. Le due sono persino compagne di stanza durante le trasferte della nazionale. Arriva però il momento in cui l’allieva batte la maestra. E la convivenza diventa impossibile: «Non viaggiamo più insieme, non stiamo più in camera insieme, non facciamo più niente insieme fuori dal perimetro della pedana». Valentina Vezzali, per Elisa Di Francisca, diventa «la mia miglior nemica».
Non migliore il rapporto di Elisa Di Francisca con l’altro astro nascente del fioretto, la monzese Arianna Errigo. Le due sono compagne di stanza a Londra, e hanno stretto tra loro un patto segreto: eliminare la Vezzali. Ma quando Elisa batte Arianna 12-11 all’ultimo secondo, il rapporto si rompe per sempre. A noi che guardavamo da casa alla televisione, quel podio tutto italiano (Di Francisca, Errigo, Vezzali), con le tre azzurre abbracciate, sembrava la celebrazione di una forza collettiva. Ma non era così; sono tre che «si abbracciano in pubblico ma si detestano dietro le quinte» sintetizza la Di Francisca nel suo libro. Un mondo difficile, insomma, quello del fioretto, con alleanze e inimicizie, come è naturale che sia in uno sport essenzialmente individuale. Elisa Di Francisca questo mondo lo descrive senza giri di parole, senza sottintesi. Esprime nettamente le sue idee, anche i suoi rancori, e lo fa a viso aperto. Senza maschera, appunto.
Ma non c’è solo il fioretto nel libro di Elisa Di Francisca. C’è davvero molto altro. C’è la sua vita. Anche questa descritta senza giri di parole, a viso aperto, a voce alta e chiara. C’è il rapporto difficile con papà Giacomo, che si esalta per i successi della figlia, quasi fossero suoi, ma se la figlia perde o commette qualche errore, nello sport o nelle scelte private, diventa quasi invisibile per il padre, che talvolta la offende anche davanti agli estranei.
Ci sono i molti amori di Elisa. Spesso amori insoddisfacenti, temporanei, talvolta anche violenti. Anzi proprio con la fine di un amore violento inizia il libro, quando Piero colpisce Elisa al volto, le spacca il labbro e le vomita addosso i peggiori insulti possibili. Elisa si ribella. Per seguire questo amore pazzo, lei non ancora maggiorenne, aveva abbandonato persino la scherma, aveva abbandonato tutto: «affetti, amici, carattere». Aveva imboccato la via di una bad girl, tra notti brave e compagnie sbagliate. Ma la violenza di Piero le apre gli occhi: «Questo non è amore, è malattia. Rivoglio la mia vita, i miei amici, la mia famiglia, la mia scherma». Che Elisa Di Francisca abbia iniziato il libro con questo episodio, non può essere un caso. Sembra un messaggio prezioso per altre ragazze che si trovassero nella stessa situazione.
Di amori Elisa ne racconta tanti altri, sino all’ultimo, il più importante, quello con Ivan che ha sposato nel 2019 e dal quale ha avuto due figli: Ettore, nato nel 2017, e Brando la cui nascita è prevista per l’imminente mese di maggio. Ma oltre a Piero e Ivan ci sono nel libro altri amori, che Elisa indica per nome, anche per cognome se sono personaggi noti. Si può discutere se sia giusto o meno rendere pubblici gli aspetti più intimi della vita privata, soprattutto quando coinvolgono altre persone. Elisa Di Francisca ha deciso di farlo: con chiarezza, con coraggio, a viso scoperto, come sempre. La maschera che si è tolta non è tanto quella della scherma, ma quella della vita. La Elisa che il libro ci fa conoscere non è solo la campionessa, ma è anche, anzi soprattutto, la donna. Una donna che si è sempre presa la responsabilità delle sue scelte, anche di quelle che chi le stava vicino riteneva sbagliate. Il libro racconta il suo percorso di crescita, come donna oltre che come atleta. Oggi Elisa di Francisca può dire di essere «serena, appagata». Felice del suo amore e della sua famiglia. Anche il rapporto con papà Giacomo ha trovato una definizione felice: «Io ho accettato lui, lui ha accettato me».
Quanto alla scherma, mai dire mai. Ma non è un progetto a breve termine. Durante le Olimpiadi di Tokyo (se si faranno), seguirà le nostre fiorettiste da casa, cullando Brando, il suo ultimo nato. Davvero un bel cambiamento per l’adolescente scapestrata di tanti anni fa.