GIMBO TAMBERI: E’ IL SOGNO PIÙ’ BELLO! SEI ORO!!!
Tokyo, Olympic Stadium. E’ domenica sera a Tokyo, è domenica pomeriggio in Italia. E’ il giorno, ma ancora non lo sappiamo. In finale c’è Gianmarco “Gimbo” Tamberi. Essere in finale è qualcosa di bello perchè dietro c’è una storia di infortuni, sacrifici, fatica, lacrime e notti insonne.
E’ il 2016 e Gimbo sta volando verso Rio 2016: ha il record italiano e sogna l’Olimpiade brasiliana. Ma a Montecarlo il piede fa crac: finisce la rincorsa al sogno e Gimbo si ritrova in un letto d’ospedale. Gimbo piange, vuole mollare tutto, non dorme, vive un incubo. Ma c’è la famiglia, c’è Chiara e così in quel maledetto gesso che ha stroncato il sogno di Rio viene aggiunta una scritta semplice e sincera: Road to Tokyo 2020.
E la storia vola di 4 anni, anzi 5 perchè nel frattempo il mondo cambia. E la storia arriva a Tokyo, all’Olimpiade più difficile, all’Olimpiade che fino all’ultimo non sappiamo se ci sarà. E Gimbo c’è e non è solo: con lui c’è quel gesso di cinque anni fa con la scritta rimasta indelebile nel tempo.
E’ una finale splendida: in dieci arrivano a 2m30, in sette a 2m33, livelli altissimi. Ci sono strategie e tattiche diverse. Solo due degli atleti decidono di saltare tutte le misure: sono Mutaz Barshim e Gimbo Tamberi. E non sbagliano mai. Sono salti bellissimi: e i voli a 2m37 fanno capire che per questi due sarà medaglia.
Sono minuti intensi di passione, di sport, di vita: sono minuti in cui si intrecciano le storie del sudcoreano Woo che sta andando oltre i suoi limiti, dell’americano Harrison e dell’australiano Stark. Sono in cinque che cercano quei 2m39, ma solo Barshim e Tamberi hanno fatto 2m37, gli altri hanno errori e hanno saltato la quota.
E sbagliano tutti. E quando Barshim sbaglia il terzo tentativo a 2m39 Gimbo ha il salto per la medaglia d’oro. Anche lui fallisce ma dentro di lui probabilmente già sa cosa succederà.
Gimbo e Barshim sono entrambi primi, ma Gimbo e Barshim sono amici, amici veri che hanno vissuto il dramma di un grave infortunio. Si stimano, si apprezzano, vivono lo sport in modo bello e naturale. E devono decidere loro: devono decidere se vogliono lo spareggio o se vogliono vincere l’oro entrambi. E’ un momento iconico dello sport. I due si guardano, sorridono, si allontanano un attimo: il mondo dell’atletica sa già quale sarà la decisione.
Mutaz e Gimbo hanno deciso: si abbracciano, si stringono forte, un abbraccio tra amici, un abbraccio tra ori olimpici.
E Gimbo corre, si butta per terra, piange, non ci crede, urla al mondo la gioia più grande. Forse pensa a questi 5 anni, forse pensa a quell’infortunio, o forse pensa semplicemente che è l’uomo che salta più in alto al mondo.
E con lui c’è il gesso: sì, quel gesso che Gimbo aveva in ospedale quando pensava di aver perso tutto, quando pensava alla fine dei sogni ma anche quando ha deciso di ripartire per sognare ancora.
Guardate e riguardate quelle immagini: c’è tutto. C’è la magia dell’Olimpiade, c’è il riscatto, c’è la voglia di vincere, c’è l’amicizia. E c’è l’amore della famiglia: quella del padre allenatore che scoppia a piangere come un bambino, scoppia a piangere perchè il suo bambino è lì sul tetto del mondo, quella di mamma Sabrina e quella di Chiara.
E’ una storia magica di una domenica d’agosto: una storia da raccontare ai propri figli e ai propri nipoti. Una storia meravigliosa e una storia tutta italiana. Una storia che si intreccerà qualche minuto dopo con un’altra pazzesca storia, quella di Marcel Jacobs e quella di un abbraccio che entrerà per sempre negli annali dello sport italiano, quella di un abbraccio sotto il tricolore italiano. Abbiamo visto il tricolore nei balconi quando avevamo paura, abbiamo visto il tricolore a Wembley, oggi abbiamo visto il tricolore che copriva Gimbo Tamberi e Marcel Jacobs: mamma mia che storia.
Tokyo, Olympic Stadium, 1 agosto 2021. Sono le 14:43 e Gianmarco Tamberi è campione olimpico nel salto in alto. Una favola di sport, un sogno che diventa realtà, una realtà che diventa leggenda.
GRAZIE GIMBO, SEI NELL’OLIMPO DELLO SPORT