Una finale dalle mille emozioni, una specialità spettacolare, uno sport bello, affascinante con tanta tradizione italiana.
E’ il ciclismo su pista, è l’inseguimento a squadre, è lo splendido oro del quartetto azzurro ai giochi Olimpici di Tokyo 2020. Un oro voluto, cercato, sognato e alla fine raggiunto. Un oro che chiude un periodo di 53 anni senza medaglie olimpiche per questa specialità.
E’ stato un torneo perfetto quello degli azzurri all’Izu Velodrome, moderno velodromo fuori Tokyo, a Shizuoka, con possibile accesso anche per il pubblico. Il secondo tempo nel turno di qualificazione con 3’45”895 che aveva già dato segnali di grande speranza. Poi il turno di semifinale con la Nuova Zelanda che ci sta davanti per un pò, ma poi arriva Ganna e porta gli azzurri a chiudere con il tempo di 3’42”307, record del mondo, ma soprattutto finale olimpica.
E poi la finale con la Danimarca, la grande favorita nonostante le polemiche della semifinale che avevano visto l’incidente in pista tra danese e britannico, poi conclusosi con un nulla di fatto per gli scandinavi. Da una parte Consonni, Lanna, Lamon e Milan; dall’altra Hansen, Madsen, Larsen e Pedersen. Una finale bellissima.C’è un equilibrio iniziale che dura circa due chilometri, poi entrambe le squadre rimangono in tre: è questo di solito il momento decisivo. La Danimarca sembra prendere un vantaggio importante, che arriva a quasi otto decimi, ma l’ultimo chilometro c’è Filippo Ganna.
La rimonta del campione e del team azzurro è maestosa: il sorpasso è ai 500 dal traguardo poi finalmente il traguardo dopo quasi 4 minuti di apnea.
E’ oro Italia, bello, vero, meritato. E’ record del mondo con 3’42”032, tempo clamoroso che solo quattro fenomeni potevano raggiungere.
E’il trionfo di Simone Consonni: ha 26 anni e viene da Bergamo e forse più di altri ha sofferto la drammatica pandemia che ha colpito l’Italia e il mondo.
E’ il trionfo di Francesco Lamon, 27 anni veneziano, colui che si mette in testa all’inizio e cerca fin da subito di dare il timbro alla gare.
E’ il trionfo di Jonathan Milan, 20 anni, talento friulano, responsabile del ritmo di gara e anche ieri assoluto protagonista di una finale memorabile.
Ed è infine il successo di Filippo Ganna 25 anni, il fenomeno del ciclismo italiano, colui che sta cambiando la storia dei cronomen italiani.
Ma non va dimenticato il tecnico, quel Marco Villa, bronzo a Sydney 2000, che a fine giornata ha fatto vedere al mondo la sua immensa gioia. Suo il merito di aver costruito una squadra unita e fortissima.
L’Italia riscrive la storia vincendo una medaglia a 50 anni dall’ultima, ma soprattutto pone le basi per un futuro di successi. E in un’Italia senza grandi impianti per il ciclismo su pista questo successo vale ancora di più.
Tokyo, velodromo di Izu: è inseguimento a squadre maschile, è semplicemente Italia, è Simone Consonni, Francesco Lamon, Jonathan Milan e Filippo Ganna. Nella storia dello sport italiano