Una storia bella e drammatica allo stesso tempo, una di quelle storie che caratterizzano da sempre la magia dell’Olimpiade, una di quelle storie che renderebbero orgoglioso il barone De Coubertin della sua straordinaria creatura.
E’ l’eptathlon, la gara femminile più massacrante: 100 ostacoli, salto in alto, lancio del peso, 200m, salto in lungo, giavellotto e 800.
Dopo tre prove è in testa la belg Thiam: al quinto posto c’è la britannica Katarina Johnson-Thompson, campionessa del mondo di Doha e in corsa per una medaglia anche qui a Tokyo.
E’ tempo dei 200m, gara in la Johnson-Thompson è la favorita e può recuperare punti. La sua partenza è perfetta, la sua curva è ottima ed è in testa prima dell’uscita in rettilineo. Ma qui ecco il dolore improvviso, ecco lo strappo muscolare. Katarina si ferma e si butta a terra in preda al dolore.
In un attimo è finito il suo sogno olimpico e si lascia andare alla disperazione.
Si avvicinano i medici per soccorrerla e per fornirle la sedia e accompagnarla al traguardo: Katarina non ci sta, vuole finire con le sue gambe l’Olimpiade, la gara più importante della carriera di uno sportivo.
E nonostante il dolore Katarina si alza con lo sguardo dolorante e lentamente raggiunge il traguardo tra gli applausi dei pochi presenti allo stadio olimpico e tra gli abbracci sentiti delle compagne di gara. Perch’ nell’eptathlon il senso di amicizia tra le atleti è fortissimo.
E’ un gesto che ricorda quello di Derek Redmond, atleta statunitense che a Barcellona 92 in una semifinale dei 400m si infortunò e fu il padre a scender in pista e ad accompagnarlo all’arrivo: storie di sport.
Oggi è toccato a Katarina Johnson-Thompson regalare al mondo questa piccola lezione di spirito olimpico, quello ispirato al Barone De Coubertin, quello per cui devi fare il possibile per raggiungere il traguardo, anche se non sarai il vincitore. Che storie magiche regala l’Olimpiade.
Tokyo, Olympic Stadium, 4 agosto 2021: è l’eptathlon, è Katarina Johnson-Thompson, è lo spirito olimpico