RECENSIONE DI A.C., Professore di Letteratura Italiana e Latina e grande appassionato di Sport
Per quasi vent’anni è stata la regina del nuoto, raccogliendo a tutti i livelli record e medaglie: alle Olimpiadi un oro e un argento; ai Mondiali sei ori, quattro argenti e un bronzo in vasca da 50, più un oro, due argenti e cinque bronzi in vasca da 25; agli Europei sette ori, sei argenti e sette bronzi in vasca da 50, più sette ori, quattro argenti e sei bronzi in vasca da 25; due ori ai Giochi del Mediterraneo; due ori, un argento e un bronzo alle Universiadi; due argenti agli Europei Juniores; centotrenta titoli italiani. Vanta nove record mondiali in vasca da 50 metri e due in vasca corta. E non basta. È stata l’atleta italiana più giovane di ogni sport a salire sul podio olimpico in una gara individuale. Ed è l’unica nuotatrice al mondo che ha conquistato la finale olimpica in cinque edizioni consecutive nella stessa gara, i 200 sl, la sua gara.
Ma oltre alle vittorie e alle medaglie, resta nella mente di chi l’ha seguita il modo con cui le conquistava, con quelle rimonte incredibili nell’ultima vasca che sono state la sua caratteristica. Senza dimenticare lo stile e l’eleganza del suo nuoto, tanto che Alberto Castagnetti, dopo i Mondiali di Roma del 2009, disse di lei: «così si nuota solo in paradiso». E in un’altra occasione, lui appassionato di musica lirica, la definì: «la Maria Callas delle piscine». Un paragone che non ha bisogno di spiegazioni.
Che Federica Pellegrini sia stata la più popolare e le più vincente nuotatrice azzurra e che si sia conquistata un posto di assoluto prestigio nella storia dello sport mondiale, è fuor di dubbio.
Con le sue imprese sportive è entrata nelle case degli italiani, ma vi è entrata anche con le apparizioni televisive, con le polemiche e i gossip che l’hanno coinvolta, con le sue prese di posizione a favore dei diritti civili e in difesa delle donne. Un personaggio complesso, Federica Pellegrini. Un personaggio che merita di essere conosciuto e raccontato in tutte le sue sfaccettature, andando al di là del semplice palmares.
È quello che ha fatto Stefano Arcobelli, apprezzato giornalista della «Gazzetta dello Sport», che ha seguito da vicino la storia agonistica e umana della campionessa, con il suo bellissimo libro «Federica Pellegrini. Vincere, vivere, sorprendere: lo stile libero di una leggenda italiana», edito da Diarkos. La prefazione è dell’ottima giornalista della Rai Elisabetta Caporale, che della Pellegrini ha raccolto per prima momenti esaltanti e delusioni cocenti dalla zona mista a bordo piscina, ma con lei ha anche condiviso momenti privati lontano dalle gare.
Il libro di Arcobelli consta di quattro parti. La prima è, quasi in ordine cronologico, la storia sportiva e umana di Federica Pellegrini, dalle prime gare giovanili sino alle Olimpiadi di Tokyo e alla gara di Napoli del 27 settembre 2021, che sarebbe dovuta essere la conclusione della sua carriera, che invece si è protratta sino ai campionati italiani in vasca corta di fine novembre (quando il libro era già uscito), nei quali Fede, per non smentirsi, ha conquistato l’ennesimo titolo italiano, il numero 130 della sua impareggiabile carriera, costringendo poi ad un festoso tuffo in acqua anche Giovanni Malagò, presidente del CONI oltre che dell’Aniene, la società della Pellegrini.
Arcobelli racconta i successi della Pellegrini, le difficoltà che ha incontrato, la sua capacità di reagire sempre con forza nei momenti difficili, scegliendo anche di cambiare strada, ossia società, città e allenatore, quando si rendeva conto che un’esperienza era conclusa e aveva bisogno di altre persone di altri stimoli. Per esempio quando abbandonò la DDS di Milano per trasferirsi a Verona sotto la guida di Alberto Castagnetti, che ha fatto di lei, già vincitrice di un argento olimpico a 16 anni, la campionessa che tutti conosciamo.
Arcobelli non nasconde che alcune delle scelte della Pellegrini, per esempio il cambio continuo di allenatori dopo la prematura scomparsa di Castagnetti, sono state forse poco avvedute, quasi dei capricci da prima donna, o almeno così è sembrato a molti, ma riconosce che in ogni caso la campionessa si è sempre assunta ogni responsabilità, ha giocato a viso aperto, rischiando in prima persona, coerente con il suo carattere deciso e schietto anche nelle situazioni più complesse.
Si parla di rivalità sportive, ovviamente, nel libro, ma anche di rivalità amorose, come quella con la francese Laure Manaudou. E si parla, di conseguenza, delle storie d’amore di Federica Pellegrini: prima con Luca Marin, poi con Filippo Magnini, sino alla storia con Matteo Giunta, il suo ultimo allenatore, resa pubblica dopo le Olimpiadi di Tokyo e coronata da una promessa di matrimonio.
La seconda parte del libro di Arcobelli approfondisce argomenti e temi già toccati in precedenza: i rapporti con la famiglia, mamma Cinzia, papà Roberto e il fratello Alessandro, la presenza sui social, tra ammiratori e odiatori, le apparizioni televisive, sino al significato dei suoi molti tatuaggi. E si parla anche di quale potrebbe essere il futuro della Pellegrini: nello sport certamente, ma anche in tanti altri ambiti della società civile.
La terza parte del libro contiene i giudizi che altri sportivi hanno espresso sulla Pellegrini, da Novella Calligaris a Franziska Van Almsick, da Stefania Belmondo a Valentino Rossi, da Josefa Idem a Sara Simeoni, per citarne alcuni. E poi, a parti invertite, i giudizi della stessa Pellegrini su altri personaggi, non solo sportivi; c’è anche Papa Francesco.
Infine ciò che la Pellegrini ha detto di se stessa, con alcune frasi che ce la fanno conoscere e capire meglio. Ad esempio: «Il mio motto? Crederci sempre, fino alla fine». Oppure: «Il mio peggior difetto è la determinazione». E ancora: «Il mio pregio maggiore è che sono una combattente. Ogni mattina io riparto da zero, qualsiasi cosa accada il giorno prima: esco sfinita dall’acqua e alzo l’asticella». Frasi semplici, ma che ben fotografano Federica Pellegrini e che Stefano Arcobelli ha fatto bene ad inserire nel libro assieme a tante altre.
La quarta parte contiene «le cifre» della carriera di Federica Pellegrini, un’atleta che Arcobelli, pur con il rigore del cronista di razza, non nasconde di amare. La considera «l’atleta italiana più grande di sempre». Aggiunge che «Fede resta figura inimitabile e la sua epopea difficilmente ripetibile», però quello che lei ha fatto e per come lo ha fatto «servirà a chi vorrà prenderne nota, agli allenatori che si approcciano a potenziali campioni, o a campioni che non sanno come si fa a vincere, se non a diventare personaggio».
Federica Pellegrini, insomma, vuole dirci Arcobelli, non scompare con la fine della sua attività agonistica. Resta il personaggio. Restano i suoi insegnamenti, i suoi consigli. Restano le sue battaglie a favore dello sport, che potrà sviluppare anche nei nuovi incarichi che le sono stati assegnati: nel CIO, nel Coni e nella Fondazione Milano-Cortina per le Olimpiadi invernali del 2026.