1948, l’anno in cui lo sport riparte. E’ un Europa ancora scossa e ferita dalla guerra, ma un’Europa in cui si torna a parlare di vita e non di morte. E lo sport è uno dei protagonisti della rinascita: le Olimpiadi invernali a Saint Moritz in Svizzera, le Olimpiadi estive a Londra. Nuove emozioni olimpiche, nuove storie da raccontare.
Il 30 Gennaio viene acceso il fuoco olimpico, quel simbolo di pace che mai come in quel 1948 assume un valore enorme. Il 3 Febbraio è il giorno della finale dello skeleton, uno sport alla seconda partecipazione olimpica dopo quella del 1928, sempre a Saint Moritz. E la storia di questa edizione parlerà di skeleton, di Saint Moritz e di un atleta italiano che sarà il primo oro azzurro nella storia dei giochi invernali.
E’ una storia che unisce il destino di un fruttivendolo valtellinese ad alcuni inglesi ospiti a Saint Moritz nell’800 e alla storia olimpica azzurra: è la storia di Nino Bibbia, il primo oro italiano alle Olimpiadi Invernali. Siamo circa a metà dell’Ottocento quando alcuni turisti inglesi annoiati dalla monotonia di Saint Moritz decidono di costruire slitte e buttarsi tra le stradine dei Grigioni. Vista la follia di questi inglesi, a Saint Moritz decidono di costruire una pista che parte da una chiesa in rovina e scende per 1200 metri circa lungo il letto di un fiume. La pista viene chiamata Cresta Run. Ma c’è una cosa in più: agli inglesi piace gettarsi con la faccia in avanti, con un brivido maggiore. Nasce così lo Skeleton.
Sono invece gli anni 30 in Italia e un giovane valtellinese ogni giorno con il suo carretto aiuta il padre a vendere la frutta tra le case e i mercati: capita spesso che con il padre sale su un cavallo, attraversa il passo Bernina e scende a Saint Moritz dove le vendite e gli affari sono migliori. E il giovane a 15 anni si trasferisce con la famiglia in Svizzera. Il giovane si chiama Nino Bibbia. Il dopoguerra è un periodo duro e drammatico per l’Italia e il conte Bonacossa sta cercando di costruire una squadra competitiva per le Olimpiadi di Saint Moritz del 1948, il simbolo di uno sport che rinasce dopo la follia della guerra mondiale.
Il giovane Bibbia ha già effettuato sport invernali con discreti risultati e il conte si rivolge a lui per quello sport ai più sconosciuti in cui occorre buttarsi a testa in giù. C’è un racconto, tra il reale e il leggendario, dietro l’inizio di Bibbia in questo sport spericolato: ed è la storia di un cliente che durante il Natale del 1947 in cambio di alcune bottiglie di Chianti regala a Nino uno skeleton. E Nino inizia a buttarsi ed ad allenarsi, a testa in giù. Non sappiamo il confine tra storia e leggenda ma sappiamo che Nino Bibbia prende parte ai giochi del 1948, a Saint Moritz sia nel bob, sia nello skeleton.
Se nel bob chiude ottavo, i giorni 3 e 4 febbraio sono i giorni dello skeleton, gara divisa in sei discese. Le prime due partono dalla partenza più bassa e Nino chiude al secondo posto; le ultime quattro invece partono dalla partenza più alta, lì dove c’è la chiesa diroccata scelta dagli inglesi come inizio dei loro divertimenti a faccia in giù. Da lì Nino non è mai sceso. Ma il campione valtellinese in quei 1200 metri di pura follia si sente a suo agio, vince tutte le rimanenti discese e vince la medaglia d’oro davanti allo statunitense John Heaton, argento vent’anni prima, e all’inglese John Crammond. Medaglia d’oro nello skeleton, medaglia d’oro nella mitica Cresta Run. Non ci saranno più gare olimpiche di skeleton fino al 2002 rendendo ancora più epica e infinita l’impresa di Nino.
Nino Bibbia invece continuerà a fare skeleton a Saint Moritz, vincerà tre mondiali e quasi duecento competizioni nella Cresta Run gareggiando altri trent’anni; vince l’ultima Cresta Run nel 1972. C’è un’altra leggenda, che crediamo essere vera, attorno al mito di Nino Bibbia: ogni qualvolta uno batteva il suo record in quella pista magica, lui tornava ad allenarsi, si buttava a testa in giù come un pazzo e in breve tempo riconquistava il suo record, perché la Cresta Run era sua.
Nino continuerà a fare il fruttivendolo, ma sarà un fruttivendolo speciale, perché Nino Bibbia sarà per sempre la prima medaglia d’oro italiana ai giochi Olimpici Invernali. Morirà a Saint Moritz nel 2013, a 91 anni, ma il suo mito quello no, quello non morirà mai, Una pagina di sport che profuma di leggenda, una pagina che racconta un atleta dalle doti eccezionali che rimarrà per sempre nella storia sportiva Italiana. È Nino Bibbia, oro olimpico a Saint Moritz nel 1948