E’ il 1960, è l’anno di Roma Olimpica. I giochi invernali fanno tappa in California a Squaw Valley per una delle edizioni forse più discusse delle Olimpiadi della neve. Squaw Valley è un paesino della Sierra Nevada, a 1900m di altitudine in cui ci sono pochi alberghi, non c’è turismo e dove gli impianti scarseggiano. Nel 1955, quando Squaw Valley viene votata, non ci sono piste da sci e impianti di risalita. E’ un’organizzazione dei Giochi lontana anni luce da quelle attuali, ma anche lontana da quelle di cui tempi: Squaw Valley cade tra Cortina e Innsbruck, due Olimpiadi perfette per efficienza e capacità organizzative. Non mancano le polemiche e gli scandali: come quello del bob per il quale non si riesce a costruire la pista in tempo e il bob rimane fuori dai giochi.
Poi il 18 Febbraio i Giochi iniziano, i problemi passano in secondo piano e lo stesso Walt Disney firma la regia della cerimonia d’apertura: la palla passa agli atleti, alle emozioni olimpiche e alle tante storie.
La storia di oggi inizia l’8 marzo 1939 a Zlatoust, nei lontani Monti Urali, quella catena montuosa quasi mitologica che separa l’Europa dall’Asia: ed è la storia di una leggenda assoluta del pattinaggio di velocità. E’ la storia di Lidiya Skoblikova. Lidiya è figlia di operai e fin da giovane dimostra l’amore per il pattinaggio che pratica nelle strade ghiacciate degli Urali. A soli 18 anni realizza i record sovietici e a 19 anni vince le prime medaglie ai mondiali venendo così convocata per i giochi di Squaw Valley. C’è molta attenzione per le sue gare: la sua eleganza e la sua forza sui pattini hanno fatto il giro del mondo, ma nessuno può immaginare cosa farà la campionessa sovietica.
Il 21 Febbraio allo Squaw Valley Olympic Skating Rink è il giorno della finale dei 1500m. Partecipano 23 atlete da 10 nazioni a dimostrare l’internazionalità di questo sport, sempre presente ai giochi invernali. E’ una gara di altissimo livello che inizia con la sovietica Guseva che con 2’28”7 realizza il record olimpico. Ma c’è la fortissima polacca Seroczynska che abbatte quel record con 2’25”7. Nell’ultima batteria tocca a Lidya Skoblikova, la più giovane e la meno esperta, ma la più forte. Chiude con 2’25”2:è record del mondo, è medaglia d’oro.
Il giorno dopo è il giorno dei 1000 metri e Lidiya chiude quarta, delusa ed arrabbiata. Passano 24 ore ed è tempo dei 3000m. E non c’è storia: Lidiya è in testa dal primo all’ultimo metro e chiude con uno strepitoso record del mondo con 5’14”3 davanti alla compagna ed amica Valentina Stenina ed alla finlandese Eevi Huttunen. Con il secondo oro Lidiya diventa uno dei personaggi dei Giochi di Squaw Valley.
Ma la storia di Lidiya non finisce qui, anzi Squaw Valley 1960 è la prima tappa di una carriera non lunghissima, ma semplicemente strepitosa. Saranno anni di grandi rivalità con le compagne di squadra, anni di dominio sovietico. Poi arriverà Innsbruck dove Lidiya Skoblikova scriverà per sempre il suo nome nella grande storia Olimpica: nella pista olimpica austriaca Lidiya vincerà tutte e quattro le gare realizzando un record che non verrà mai battuto a livello femminile: Lidiya sarà oro nei 500m, nei 1000m, nei 1500m e nei 3000m trasformando la sua carriera in una storia leggendaria. Nel 1980 ci sarà poi Eric Heiden a vincere cinque ori a Lake Placid, ma questa è un’altra storia.
Lidiya si ritirerà nel 1969, ma continuerà a vivere di sport, allenando il Lokomotiv a Mosca, facendo il presidente della Federazione sovietica di pattinaggio ed entrando nella Hall of Fame nel 1996. Poi nel 2014 a Sochi, porterà la bandiera olimpica, come una delle più grandi atlete sovietiche della storia sportiva. Siamo a Squaw Valley, è il 1960, sono Olimpiadi discusse e mal organizzate, ma lì, in quella pista delle montagne californiane, nasce il mito di Lidiya Skoblikova, leggenda senza tempo del pattinaggio di velocità olimpico.
Foto di copertina: Picture by 1960 / Comité International Olympique (CIO) / United Archives