Dopo Innsbruck 1964, sono ancora le Alpi a ospitare i Giochi Invernali del 1968: è l’ora di Grenoble, in Francia, 44 anni dopo Chamonix. Non è città di montagna Grenoble, solo 200m sul livello del mare, e così tutte le gare vengono svolte nelle montagne alpine, con l’eccezione di hockey e pattinaggio. Siamo in Francia dove la grandezza è d’obbligo: ed è così che il 6 febbraio una spettacolare cerimonia d’apertura inaugura la decima edizione dei Giochi. Sarà il Generale De Gaulle a dichiarare i Giochi aperti, sarà il pattinatore Alain Calmat ad accendere il fuoco di Olimpia.
E’ una bellissima edizione dei giochi: per la prima volta i giochi vengono mostrati al mondo in TV a colori, per la prima volta viene introdotto l’antidoping e per la prima volta l’Italia fa valere il suo valore. E la storia di questi Giochi Olimpici è legata a un’autentica leggenda dello sport italiano, una storia da conoscere: quella degli ori del Rosso Volante, Eugenio Monti
Eugenio Monti aveva rincorso quel sogno olimpico per molti anni, vinceva tutto, era il più forte, ma quel maledetto oro non voleva arrivare…fino a Grenoble 1968. È la storia di sport e di vita di Eugenio Monti, il Rosso Volante come lo chiamò Giovanni Brera, uno dei personaggi più amati della grande storia sportiva italiana. Eugenio Monti aveva iniziato la sua carriera nello sci alpino con ottimi risultati: poi l’infortunio, il legamento che si spezza, il sogno di Oslo 1952 che si spegne e una carriera sportiva che sembra finire. Ed è qui che Eugenio Monti si appassiona di bob, di quello che diventerà l’amore della sua vita. E inizia a vincere, a vincere, a vincere.
Le Olimpiadi italiane di Cortina del 1956 devono essere la sua consacrazione, a casa sua, nella sua pista: arriva secondo nel Bob a 2 e secondo nel bob a 4. Inizia qui la sua rincorsa al sogno a cinque cerchi: nel frattempo vince nove medaglie d’oro ai mondiali diventando una leggenda di questo sport meraviglioso. E l’Olimpiade? Nel 1960 si va negli USA a Squaw Valley e il bob, per motivi economici e per le carenze organizzative dell’Olimpiade statunitense, non fa parte del programma olimpico. C’è poi Innsbruck, e quell’episodio che rese ancora più grande la carriera del Rosso Volante. Eugenio ha 36 anni, forse ha la sua ultima grande occasione: i rivali principali sono gli inglesi Nash e Dixon. E quando gli inglesi rompono un bullone per l’Italia l’oro sembra certo. Ed ecco che l’amore per questo sport porta il Rosso Volante a prestare un bullone agli inglesi. Che ringraziano e vincono l’oro per una maledizione olimpica che continua. Ma Monti non molla, quell’oro lo vuole più di ogni altra cosa e continua, direzione Grenoble.
Ed ecco Grenoble 1968: Eugenio Monti ha 40 anni, è la sua ultima occasione. La pista di bob si trova all’Alpe d’Huez, una montagna già dominata da un tale Fausto Coppi. L’8 febbraio è il primo giorno del bob a due. Con Eugenio Monti c’è Luciano De Paolis. Dopo due manche l’Italia è in testa avviata verso l’oro. Ma come nelle storie leggendarie, arriva la pioggia e il rischio di annullare la gara. Eugenio non vuole vincere così, vuole vincere con una gara completa. L’11 febbraio si decide di completare la gara e gli italiani alla curva 11 sbagliano perdendo tutto il vantaggio: la maledizione olimpica sembra tornare. Prima dell’ultima manche la Germania Ovest ha dieci centesimi di vantaggio, ma quel giorno nulla può rovinare la leggenda che il Rosso Volante vuole e deve scrivere. E così l’ultima discesa è perfetta, record della pista e svantaggio recuperato. I tedeschi arrivano con dieci centesimi di ritardo. Il totale delle manche dice che il tempo è lo stesso. E vince chi ha effettuato la manche più veloce, vince l’Italia. Finalmente Eugenio Monti, il Rosso Volante, è oro olimpico, per la storia, per la leggenda del bob.
Il 16 febbraio tocca al bob a 4: con Eugenio Monti ci sono Luciano De Paolis, Roberto Zandonella e Mario Armano. Gli azzurri dominano la prima manche, controllano nella seconda. Ed è ancora oro. La maledizione olimpica è sfatata per sempre. È la storia della determinazione di un uomo, ma anche della passione per uno sport che era diventato amore. Un amore che superava anche quelle delusioni olimpiche che avevano costellato la carriera del più grande campione della storia del bob.
Una vita che continuò oltre Grenoble con tante storie drammatiche che lo perseguitarono: il divorzio dalla moglie, la morte di un figlio, la malattia. Fantasmi che nel 2003 lo portarono nel garage della sua casa di Cortina con una pistola in mano per dire basta a quella vita. Quella di Eugenio Monti è la storia di un campionissimo dello sport, della determinazione di un’atleta, della resilienza di un fuoriclasse, del rispetto per gli avversari e dell’immensa gratitudine per i compagni di squadra, che ringraziava sempre dopo ogni gara. È la storia di una leggenda, la leggenda del Rosso Volante, indimenticabile protagonista dell’edizione dei Giochi Olimpici di Grenoble 1968
Foto di copertina: olympics (Picture by IOC)