Dopo Sapporo si torna in Europa e si torna dove l’Olimpiade era stata solo 12 anni prima. L’Olimpiade Invernale del1976 è assegnata a Denver, ma in Colorado scoppia la protesta degli ecologisti e il CIO nel 1973 decide di spostare l’evento in Tirolo reduce dal successo di 12 anni prima. E c’è una curiosità in questa storia: il sindaco, Alois Lunger, è lo stesso del 1964 e diventa così l’unico primo cittadino della storia a ricevere due volte la bandiera a cinque cerchi.
I Giochi di Innsbruck 1976 furono Giochi semplici, senza eccessi e senza grandiosità, ma furono belli e appassionanti per i paesaggi splendidi delle Alpi e per la passione infinita degli austriaci per gli sport sulla neve: il 4 Febbraio il pattinatore Josef Feistmantl e la sciatrice Christl Haas accendono il fuoco di Olimpia. Non fu una grande Olimpiade per i colori azzurri, ma la storia di questi Giochi racconta una grande giornata italiana.
È 14 Febbraio 1976 e nel villaggio di Axamer Lizum si disputa la finale olimpica dello Slalom Speciale maschile. È l’ultima occasione per l’Italia di vincere l’oro in un’edizione olimpica che, nello sci alpino, ha deluso. Sono gli anni d’oro della valanga azzurra che due anni prima nello slalom di Berchtesgaden ha ottenuto i primi 5 posti della classifica con Gros, Thoeni, Strickler, Schmalz e Pietrogiovanna. Ma il gigante ha deluso con Gustav Thoeni, primo dopo la prima manche, e Piero Gros fuori dal podio. Dopo il gigante gli italiani tornano ad allenarsi in Italia, a Brunico, anche per sfuggire alle polemiche che stanno colpendo Mario Cotelli e gli atleti. La tensione pre-gara è altissima: Gros fatica a dormire e passa le serate con i giornalisti per non rimanere da solo. Sa che deve vincere, sa che vuole vincere. Anche Thoeni, sempre di poche parole, trasmette la preoccupazione del team azzurro. Non è un momento facile: l’Olimpiade è il momento più importante del quadriennio nella carriera dei due campioni.
Il giorno della finale dello slalom il tempo è pessimo, la visibilità è scarsa e la gara si preannuncia molto complicata. La nebbia è così forte che Piero Gros e Franco Bieler non vengono neppure riconosciuti dalla sicurezza: storie di un tempo passato ma che rendono quei ricordi ancora più magici. La prima manche viene chiusa in testa da Willie Frommelt, atleta del Lichtenstein, davanti a Gustav Thoeni e Wolfgang Junginger. Piero Gros, parte con il numero 11 ed è quinto a 1”25, ritardo pesante; è addirittura nono Ingemar Stenmark, colui che dominerà negli anni successivi. Non c’è ancora l’inversione dei 15 in quei giochi olimpici, per cui nella seconda manche Piero Gros parte tra i primi.
E vola nello slalom olimpico: al traguardo il suo vantaggio su Ochoa, lo spagnolo campione olimpico di Sapporo, è di 5 secondi. Gros capisce che ha fatto una grande gara ed aspetta gli altri, appoggiato alla zona d’arrivo. Thoeni finisce secondo a 44 centesimi. Frommelt sbaglia tutto nel curvone finale e riesce solo a giungere terzo. Infine c’è Stenmark che ha un ritardo pesante rispetto a Gros ma nella prima parte scende come un fulmine e recupera più di mezzo secondo. Ingo rischia tutto, e finisce fuori. Cotelli esulta, l’oro si avvicina, ma non è finita. Ci sono Bieler e Junginger, ma nessuno dei due avvicina gli italiani. Ora è davvero fatta, Innsbruck si colora di azzurro.
La tensione negli occhi di Gros si trasforma in gioia e felicità: “Dire cosa provo è impossibile, sono felice da morire”. Per Piero Gros è oro olimpico, per Gustav Thoeni è argento olimpico. Per Mario Cotelli è una fantastica doppietta anche contro quelle critiche che aveva subito durante la prima parte dei Giochi. Gros aveva solo 21 anni e forse sognava un futuro pieno di vittorie. Invece fu la sua ultima vittoria in carriera, forse per qualche suo errore, forse perché un tale Ingemar Stenmark iniziò a dominare.
Ma quel giorno di San Valentino del 1976, l’emoziona fu tutta per questi due nostri campioni dello sci che fecero gioire l’Italia intera. Piero Gros e Gustav Thoeni, amici, rivali, campioni e quel giorno oro e argento olimpico a Innsbruck 1976.