48 anni dopo i Giochi del 1932, l’Olimpiade torna a Lake Placid, nel cuore della catena degli Adirondacks. Dopo Sapporo e Innsbruck, l’Olimpiade torna in un paese piccolo, con impianti lontani gli uni dagli altri con problemi logistici e meteorologici. E’ un edizione dei giochi con 37 nazioni partecipanti e oltre 1000 atleti. Per l’Italia è un’edizione difficile, influenzata dal dramma del discesista Leonardo David che nella preolimpica dell’anno precedente entra in coma in seguito a una caduta (morirà qualche anno dopo). Sono inoltre Giochi che vivono la tensione politica della guerra fredda, quella che porterà qualche mese dopo al boicottaggio degli americani ai Giochi di Mosca.
Ma quando il 13 Febbraio Eric Heiden legge il giuramento olimpico e Charles Morgan Kerr accende la fiaccola, la favola dei Giochi inizia, come ogni 4 anni, emozionando il mondo intero. Sono Olimpiadi con tante storie, come quella di Eric Heiden che vince 5 ori nel pattinaggio velocità o quella del fenomeno Ingemar Stenmark che vince il doppio oro in slalom e in gigante o come quella del pattinaggio artistico a coppie in cui si giocano le medaglie e gli amori, ma la storia che abbiamo scelto per questa edizione dei Giochi non può non essere quella del “Miracle On Ice”, storia di sport, ma forse molto di più.
È questo il racconto di una di quelle partite che trascendono lo sport, che segnano un’epoca e che scrivono un pezzo di storia ricordata come Lake Placid 1980. Nel girone finale del torneo olimpico di hockey si scontrano USA e URSS. Gli USA sono una selezione di studenti e dilettanti, allenati da un gran leader carismatico, Herb Brooks; gli URSS sono una squadra di fenomeni quali Boris Mikhailov e Vladislav Tretiak. Nei gironi eliminatori gli Stati Uniti, inizialmente settimi nel ranking, si sono qualificati come secondi mentre l’Unione Sovietica ha stravinto il girone segnando la bellezza di 51 reti.
Il girone finale vede quindi USA, URSS, Svezia e Finlandia: l’URSS è nettamente favorita. Ma non c’è solo questo, c’è la storia del mondo che si intreccia con questo evento: l’URSS ha invaso l’Afghanistan, siamo in piena guerra fredda, il presidente Carter sta valutando di boicottare i giochi estivi di Mosca e la tensione tra le due super potenze è altissima.
Ecco perché il 22 febbraio non è una semplice partita di hockey. Il pubblico che riempie l’Olympic Fieldhouse è calorosissimo, le bandiere stelle e strisce sono ovunque e i canti patriottici vengono intonati per tutto il match. L’URSS va subito in vantaggio ma gli USA combattono e il primo tempo si chiude sul 2-2. Nel secondo periodo Malcev porta avanti i sovietici e la partita sembra indirizzata verso Mosca.Ma gli dei dello sport per quel giorno hanno pensato a qualcosa di incredibile e cosi mentre il portiere Jim Craig realizza la miglior partita della sua vita, parando ben 36 conclusioni su 39, Mark Johnson realizza la rete del 3-3.
Ma non è finita: a dieci minuti dal termine Mark Pavelich serve Mike Eruzione che supera Myshkin e fa 4-3. Il pubblico impazzisce e inizia il conto alla rovescia mentre l’Unione Sovietica attacca alla disperata ricerca del pareggio. Gli ultimi secondi sono raccontati in modo indimenticabile da Al Michaels: “Restano undici secondi, ora dieci, il conto alla rovescia è partito! Morrow passa a Silk, mancano 5 secondi di gioco! Credete nei miracoli? Sì!” Gli USA hanno vinto, il miracolo è avvenuto. Gli USA poi sconfiggeranno la Finlandia e pareggeranno con la Svezia vincendo l’oro olimpico. Nel 2004 questa partita diventerà un film perché questa partita è stata storia. Mike Eruzione, di chiare origini italiane, non diventerà mai professionista nell’NHL, ma rimarrà per sempre l’uomo del miracolo.
È il 22 Febbraio 1980, é la notte di Schneider, Johnson, Eruzione e Brooks, è la notte di Lake Placid 1980, è la notte di USA-URSS 4-3, la notte del “Miracle on Ice”DO YOU BELIEVE IN MIRACLES? YES
Foto: Heinz Kluetmeier/Sports Illustrated via Getty Images